Tipologia di contenuto
Scheda informativa

Compatibilità ecologica e problematiche connesse all’attività di eliski

Rivolto a
Cittadini
Enti pubblici
Imprese e liberi professionisti
Terzo settore

La pratica dell’eliski prevede il trasporto tramite elicottero di gruppi di persone, generalmente 4 più una guida alpina, sulle cime montuose in corrispondenza delle quali vengono individuate delle piazzole di atterraggio; da queste gli sciatori, secondo le traiettorie di discesa consentite dal tracciato, scendono o a valle o verso altre piazzole di recupero per essere trasportati o alla piazzola di partenza o a nuova piazzola di atterraggio. L’attività viene svolta nel periodo invernale generalmente da dicembre fino ad aprile nelle località ed alle quote che lo consentano.

La natura dell’attività richiede pertanto fasce altitudinali comprese all’interno degli orizzonti montani e alpini.

Tali zone, data la conformazione regionale, risultano ampiamente rappresentate sul territorio piemontese; inoltre, vista la particolarità di habitat e la presenza di specie tutelate ai sensi delle Direttive comunitarie 92/43/CEE “Habitat” e 147/2009/CE “Uccelli”, la zona alpina viene ad essere per buona parte ricompresa all’interno di Parchi Naturali, Aree protette o all’interno dei Siti della rete Natura 2000. In particolare, i suddetti siti (SIC/ZSC e ZPS), si pongono l’obiettivo di conservare le specie di uccelli selvatici e i loro habitat naturali oltrechè numerose specie d’interesse comunitario caratteristiche degli ambienti di alta montagna.

La natura stessa dell’attività di eliski prevede che essa sia composta da diverse fasi ognuna delle quali con un impatto di portata differente sulle componenti ambientali interessate che devono essere analizzate sia singolarmente che nel loro insieme.

Il periodo di attività

Condizione necessaria affinché possa essere svolta l’attività di eliski è ovviamente la presenza del manto nevoso. L’eliski è pertanto un’attività prettamente invernale-primaverile e la definizione precisa del periodo di svolgimento della pratica di eliski dipende dall’andamento del clima e dal perdurare delle condizioni favorevoli alla presenza del manto nevoso. Generalmente il periodo di attività può estendersi dal mese di dicembre fino ad aprile inoltrato e, nelle località ed alle quote che lo consentano, anche fino ai primi di maggio. Pertanto la durata dell’attività, in casi favorevoli, potrebbe durare continuativamente anche 5/6 mesi.

La durata complessiva del periodo di attività deve poi essere correlata con gli elementi di disturbo arrecato dall’attività stessa che consiste nella frequenza giornaliera, settimanale e mensile, con la quale si intende volare. Il sorvolo, l’atterraggio e la discesa se avvengono in aree particolarmente vocate per le specie di fauna alpina presenti interferiscono infatti con la biologia delle specie e, soprattutto in periodi sfavorevoli, possono aumentare il dispendio energetico degli animali in fuga dal rumore provocato dagli elicotteri o la distruzione dei rifugi scavati nella neve.

In generale per quanto attiene all’Incidenza le maggiori criticità vengono rilevate soprattutto nelle ZPS (Zone di Protezione Speciale) o comunque dove siano presenti uccelli tipici della fauna alpina come galliformi alpini, rapaci diurni e notturni e uccelli coloniali (gracchio corallino).

Deve infatti essere considerata l’incidenza negativa che deriva dal disturbo delle specie durante il periodo invernale, che può diventare particolarmente significativo in quanto non solo interferisce con le aree di caccia delle specie ma può indurre l’abbandono dei siti di svernamento comportando conseguentemente un dispendio energetico eccessivo. Tale considerazione vale per tutte le specie di avifauna e mammiferi ed in particolare per i tetraonidi (Pernice, Bianca, Coturnice, Fagiano di monte) e i rapaci stanziali.

La scelta delle piazzole: definizione di aree omogenee di attività e corridoi

La pratica dell’eliski, regolarmente autorizzata in Regione Piemonte, viene praticata dal 2013 in 4 aree nelle province di Vercelli, Verbano-Cusio-Ossola e Torino. L’analisi progressiva dei progetti presentati relativi all’attività ha mostrato l’utilità di adottare un approccio comune nella regolamentazione dell’attività stessa definendo, dove possibile, aree omogenee di attività e corridoi in relazione alla dislocazione delle piazzole di atterraggio e recupero e delle traiettorie di discesa.

La scelta delle piazzole di atterraggio e recupero risulta fondamentale per un’attività il più possibile sostenibile all’interno e nei pressi dei siti rete Natura 2000. Infatti, volendo mitigare al massimo i possibili effetti di disturbo sull’area, si rende necessaria una limitazione a specifici settori del disturbo giornaliero arrecato dall’attività di eliski. L’individuazione di aree omogenee in cui svolgere in maniera selettiva i voli nell’arco della giornata, della settimana e del mese può essere una strategia utile per bilanciare le esigenze di organizzazione dei voli con quelle di tutela ambientale. Anche i corridoi i connessione, individuati tra un’area omogenea e l’altra, possono essere utili ai fini di monitorare l’eventuale disturbo e dirottare l’attività su altre aree omogenee meno sensibili in un dato momento.

Risulta fondamentale pertanto produrre una corretta cartografia in scala 1:2000 a colori, riportante la descrizione dell’attività di eliski con punto di imbarco, rotte dell’elicottero, piazzole di atterraggio, piazzole di recupero, traiettorie di discesa degli sciatori (ancorchè coincidenti con quelle classiche di scialpinismo), confini dei SIC/ZSC/ZPS interessati e aree omogenee di attività.

La traiettoria dell’elicottero e l’avvicinamento alle pareti rocciose di nidificazione

Importante nel definire il numero dei voli e la loro frequenza è la definizione di “volo”, ovvero se si intende il tragitto effettuato per raggiungere le piazzole (e quindi il numero massimo di voli equivale al numero massimo di piazzole utilizzate) oppure se ad ogni volo corrisponde uno spostamento dell’elicottero, indipendentemente che questo sia finalizzato al raggiungimento delle piazzole, dei punti di raccolta o del punto di partenza. Gli aspetti da considerare, oltre al disturbo provocato dal rumore, sono da riferirsi anche ai possibili impatti in volo ed al disturbo durante l’atterraggio per lo sbarco dei passeggeri.

Nelle traiettorie di spostamento tra piazzole il sorvolo non deve mai avvenire a quote inferiori ai 500 metri dal suolo e l’avvicinamento alle pareti rocciose su cui nidificano specie di uccelli coloniali, rapaci diurni o notturni è vietato dalle Misure di Conservazione generali e sito-specifiche dal 1 dicembre al 31 luglio. L’attività pertanto risulta incompatibile, per tutta la sua durata, nelle aree in cui siano stati individuati siti di nidificazione.

La traiettoria di discesa degli sciatori: la dispersione sui versanti

Altro elemento fondamentale per la valutazione dell’Incidenza dell’attività di eliski è la dispersione sui versanti degli sciatori durante la discesa. Questo elemento, oltre ad essere di fondamentale importanza per la sicurezza degli sciatori a causa del possibile distacco di valanghe, in generale provoca un disturbo delle specie durante il periodo invernale, inducendo all’abbandono dei siti di svernamento, comportando conseguentemente un dispendio energetico eccessivo e mettendo quindi a rischio la sopravvivenza dell’animale in un periodo già di per se stesso critico, stante la mancanza di risorse alimentari. Tale considerazione vale per tutte le specie di avifauna e mammiferi ed in particolare per i tetraonidi (Pernice, Bianca, Coturnice, Fagiano di monte).

La sovrapposizione degli itinerari scialpinistici con quelli dell’eliski

La pratica dell’eliski oltre ad incrementare la frequentazione della montagna nelle zone già abitualmente utilizzate dal turismo scialpinistico classico, grazie all’impiego dell’elicottero permette lo sbarco e la discesa anche in zone precedentemente non utilizzate perché di difficile accesso con i mezzi abituali. Si viene quindi a creare una duplice criticità: da una parte un aumento della frequentazione delle mete classiche con conseguente amplificazione del carico antropico, dall’altra, proprio perchè l’eliski consente di raggiungere ulteriori mete oltre a quelle solite, viene a crearsi una pressione diffusa anche in aree precedentemente non interessate da disturbo antropico.

Monitoraggi

La Valutazione d’Incidenza consente l’analisi dei possibili impatti ambientali derivanti da un piano, un progetto o un’attività e costituisce lo strumento per garantire il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l’uso sostenibile del territorio. Essa rappresenta quindi uno strumento di prevenzione che analizza gli effetti di interventi o attività che, seppur localizzati, vengono collocati in un contesto ecologico dinamico.

L’attività di eliski, sebbene venga espletata in maniera puntuale e secondo aree omogenee predefinite, potrebbe arrecare impatti sostanziali alla distribuzione e allo status di molte specie tutelate dai siti rete Natura 2000 (SIC/ZSC e ZPS). Infatti gli areali di presenza delle specie di fauna presenti in un dato momento potrebbero variare nel tempo, a seconda delle condizioni climatiche o in seguito a fattori imprevedibili.

Pertanto essendo il contesto ecologico in continuo divenire e poichè l’eliski è un’attività invernale/primaverile che si svolge in un periodo in cui è presente il manto nevoso, le maggiori criticità vengono rilevate soprattutto nelle ZPS o comunque dove siano presenti uccelli tipici della fauna alpina come galliformi alpini, rapaci diurni e notturni e uccelli coloniali.

Al fine di monitorare lo stato di conservazione delle specie faunistiche succitate e scongiurare impatti su di esse è quindi essenziale, per tutti i progetti inerenti l’attività di eliski, elaborare un Piano di monitoraggio avifaunistico a lungo termine, che comprenda sia rilievi invernali che primaverili-estivi, finalizzato ad escludere il verificarsi di un’incidenza significativa (in termini di abbandono dei nidi, di contrazione degli areali di presenza e di decremento delle popolazioni locali) derivante dallo svolgimento dell’attività di eliski in un arco temporale pluriennale. Tale Piano dovrebbe essere redatto da un professionista con un’adeguata competenza ornitologica.

I protocolli di monitoraggio devono essere differenziati per la varie specie oggetto di indagine e idonei al contesto ambientale in cui si svolgono. Inoltre devono essere finalizzati ad analizzare eventuali fenomeni di impatto cumulativo tra la pratica dell’eliski e altre attività antropiche (es: sci alpinismo, ciaspole...).

Allegati

Tabella impatti
File pdf - 15.53 KB
Linee guida incidenza eliski e monitoraggio galliformi
File pdf - 195.57 KB