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Malattie prevenibili da vaccinazione - Rosolia

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La rosolia è una malattia infettiva esantematica causata dal virus Rubivirus, che si trasmette da individuo infetto a persona sana suscettibile attraverso le goccioline emesse con tosse, starnuti o semplicemente parlando.

Generalmente è una malattia lieve ma diventa pericolosa se contratta durante la gravidanza. Il virus infatti è in grado di passare attraverso la placenta, pertanto una donna suscettibile che contrae la rosolia durante la gravidanza può trasmettere l’infezione al figlio. Se la rosolia viene contratta in gravidanza, in particolare nelle prime settimane, può provocare aborto spontaneo, morte intra-uterina o gravi malformazioni fetali, che si manifestano nel neonato con difetti della vista, sordità, malformazioni cardiache e ritardo mentale.

Tutte le donne in età fertile dovrebbero essere a conoscenza del proprio stato immunitario verso la rosolia. È possibile verificare la propria immunità alla rosolia dosando le IgG specifiche (rubeotest); questo test in Italia è gratuito per le donne, sia come esame preconcezionale sia durante la gravidanza.

Non esiste una terapia farmacologica specifica per la rosolia, a parte l’uso di sintomatici per la febbre o i dolori articolari o antibiotici in caso di sovrapposizioni batteriche.

Come avviene la trasmissione

Si trasmette da individuo infetto a persona sana suscettibile attraverso le goccioline emesse con tosse, starnuti o semplicemente parlando.

Le persone infette sono generalmente contagiose da 7 giorni prima a 7 giorni dopo la comparsa dell’esantema, ma il virus può essere presente nelle secrezioni del nasofaringe fino a 14 giorni dopo l’inizio dell’esantema. La massima contagiosità è da 1 a 5 giorni dopo l’esordio dell’esantema. Da ricordare tuttavia che dal 20% al 50% dei casi non sviluppa alcun sintomo per cui è possibile essere esposti all’infezione senza saperlo. Altra possibilità di trasmissione è quella verticale, se la donna contrae l’infezione durante la gravidanza o poco prima del concepimento e infetta la placenta. I neonati con la sindrome della rosolia congenita possono trasmettere l’infezione per diversi mesi, fino a un anno dopo la nascita.

Quali sono i sintomi

Si manifesta con un’eruzione cutanea simile a quelle del morbillo o della scarlattina, malattie da cui può essere clinicamente indistinguibile.

Quanto dura l'incubazione

Il periodo di incubazione della rosolia dura da 12 a 23 giorni, in media 18 giorni. I sintomi più comuni della rosolia sono febbre lieve (<39.0ºC), malessere, lieve congiuntivite (più comune negli adulti), esantema maculopapulare, ingrossamento dei linfonodi.

L’ingrossamento dei linfonodi tipicamente precede l’inizio dell’esantema di 5-10 giorni. L’esantema di solito parte dal viso e nell’arco di 24 ore si diffonde al resto del corpo, perdurando per circa 1-3 giorni.

Come si effettua la diagnosi

Per confermare la diagnosi di rosolia è necessario il ricorso a esami di laboratorio. Generalmente si basa sugli esami sierologici (presenza di anticorpi IgM rosolia-specifici, comparsa ex novo o aumento significativo degli IgG specifici) o sull’identificazione virale in un campione clinico (urine).

In Italia la rosolia è una malattia a notifica obbligatoria. Il medico che sospetta un caso di rosolia deve notificare il sospetto alla ASL di riferimento; inoltre in Italia è attivo un sistema nazionale di sorveglianza della rosolia congenita e delle infezioni rubeoliche in gravidanza.

 

Le caratteristiche della vaccinazione

La rosolia è prevenibile attraverso la vaccinazione con il vaccino. Il vaccino esiste sotto forma di un vaccino combinato trivalente MPR contro morbillo-parotite-rosolia o tetravalente MPRV, contro morbillo-parotite-rosolia-varicella.

La vaccinazione MPR o MPRV è raccomandata a tutti i bambini tra i 12 e 15 mesi di età; la seconda dose è somministrata a 5-6 anni. Il vaccino antirosolia è altamente efficace, già dopo la prima dose sono protetti il 95-100% dei vaccinati.

Il vaccino tri-tetravalente è vantaggioso per i bambini che con una sola iniezione ottengono contemporaneamente la protezione da 3/4 malattie; inoltre è vantaggioso per la collettività perché riduce la circolazione di tutti i virus in esso contenuti, proteggendo da queste malattie anche le persone non vaccinate (immunità di gregge).

La vaccinazione può essere comunque effettuata a qualunque età (2 dosi distanziate di almeno 28 giorni) ed è raccomandata e offerta gratuitamente anche ad adolescenti e adulti non vaccinati in precedenza, nonché alle donne in età fertile. Chi ha già avuto una o più delle malattie verso cui protegge il vaccino tri-tetra- valente può vaccinarsi ugualmente senza rischi.

è opportuno rinviare questa vaccinazione in caso di:

  • malattia acuta con febbre
  • recente somministrazione di immunoglobuline, sangue o plasma, prodotti che possono ostacolare una buona risposta immunitaria al vaccino
  • recente somministrazione di un altro vaccino a base di virus vivi

Come per tutti i vaccini vivi attenuati, la vaccinazione non viene effettuata negli individui con deficit immunitario o sotto terapia immunosoppressiva (corticoidi, antineoplastici, antirigetto) ed è controindicata in gravidanza. Dopo la vaccinazione è necessario attendere un mese prima di una eventuale gravidanza.

Questa vaccinazione è fortemente raccomandata per tutti e obbligatoria fino ai 16 anni di età ai sensi della Legge 119 del 31 luglio 2017.

Sicurezza del vaccino

Gli effetti collaterali si presentano di solito tra il 5° e il 12° giorno dalla vaccinazione e i più frequenti sono rossore e gonfiore nella sede di somministrazione, che comunque scompaiono rapidamente. A distanza di 5-14 giorni dalla vaccinazione possono comparire febbre o altri sintomi leggeri legati alle malattie come esantema e gonfiore alle parotidi. Molto raramente possono manifestarsi convulsioni collegate alla febbre, in caso di malattia le convulsioni sono molto più frequenti.

Ancor più raro è un calo transitorio delle piastrine (trombocitopenia) nei 2 mesi successivi alla vaccinazione, complicanza dieci volte più frequente dopo malattia naturale.

Era stata fatta l'ipotesi che i vaccini contenenti la componente morbillo potessero causare autismo. Le ricerche scientifiche eseguite per valutare questa ipotesi hanno, invece, dimostrato che lo sviluppo dell'autismo non è assolutamente correlato all'uso del vaccino MPR o di qualsiasi altro vaccino.

Il bambino dopo la vaccinazione NON è contagioso.