Progetto Identità oltre confine - il 10 febbraio la giornata del ricordo

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Nell'ambito del progetto “Identità oltre confine (IOC)”, realizzato dall’Assessorato all’Emigrazione della Regione Piemonte con la Fondazione Circolo dei Lettori, il 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo, istituito con legge regionale per riportare alla luce del riconoscimento ufficiale le sofferenze patite dagli Italiani del Confine Orientale al termine della Seconda Guerra Mondiale.

Con il progetto IOC, che ha avuto inizio nel novembre 2021 e proseguirà anche nell'anno 2022 con un ciclo di lezioni, dialoghi, proiezioni e concerti, la Regione Piemonte intende salvaguardare, insieme al Circolo dei lettori, il patrimonio di esperienze individuali e comunitarie maturate dagli esuli istriani, giuliani e dalmati. Da quelle traumatiche della fuga precipitosa, dell’abbandono delle proprie case e terre, dei magazzini stipati dai pochi beni familiari salvati, della promiscua precarietà dei campi profughi fino alle storie di accoglienza e integrazione nei nuovi borghi di case popolari nelle città piemontesi. Dal dolore per le terre d’origine e gli affetti perduti al retaggio identitario delle radici culturali e linguistiche tramandate a figli e nipoti. 

"Quasi vent’anni sono trascorsi dall’approvazione della legge - ha dichiarato l'Assessore regionale all'Emigrazione Maurizio Marrone - e da allora si sono moltiplicate le commemorazioni istituzionali, le inaugurazioni di monumenti, le intitolazioni toponomastiche di vie e giardini, le esposizioni artistiche e le iniziative editoriali dedicate alla tragedia delle foibe e dell’esilio giuliano dalmata, ma resta ancora tanto da fare per trasmettere alle nuove generazioni piena consapevolezza di così dolorose pagine di Storia nazionale. A dispetto di qualsiasi tesi giustificazionista, si trattò di un genocidio vero e proprio quello condotto dalle milizie titine contro gli Italiani d’Istria e di Dalmazia, mirato ad eliminare con freddezza e metodo prima i riferimenti della comunità (forze dell’ordine, parroci, impiegati pubblici), poi le loro famiglie, infine la massa indistinta degli italofoni. Il panico scatenato dall’eccidio completò il disegno di pulizia etnica con l’esodo di massa di intere comunità costrette a cercare rifugio e ospitalità nelle altre regioni italiane, già molto provate dagli stenti del conflitto mondiale".

 

Gli eventi già svolti:

Fertilia Istriana

Il documentario sulla nascita della piccola Istria di Sardegna

introduzione di Sergio Toffetti e delle sceneggiatrici Francesca Angeleri e Daniela Piu

video saluti della regista Cristina Mantis

Mercoledì 24 novembre 2021 | Cinema Massimo, sala 3

Alle soglie del 2021, Fertilia è ancora una piccola Istria. Vi troneggiano edifici di stampo fascista costruiti dal regime nel 1936 per accogliere la popolazione in eccesso del ferrarese, destinata poi dal 1947 ai profughi giuliano dalmati. Qui la storia dell’esodo fu, in contro tendenza, storia d’accoglienza. Il palpito degli esuli che giunti a Fertilia in quegli anni ancora la abitano, viene raccolto dalla giornalista Francesca Angeleri, nipote di esuli, che si perde nelle vie intitolate alle città istriane, ritrovando un pezzo della sua stessa storia. Il documentario si addentra nelle vicende che dalla sua nascita l’hanno portata a oggi, anche attraverso il fil rouge del cibo. Come in Magna Istria, la preparazione di ricette istriane qui riviste spesso dalla tradizione sarda, rendono possibile l’esercizio della memoria del doloroso esodo e la non meno faticosa integrazione dei profughi che vi trovarono rifugio, fino a ad arrivare a sentirsi a casa. Perché, a differenza di quello che successe in altri luoghi, in questa parte di mondo germogliò l’albero dell’accoglienza, che favorì l’integrazione e la rinascita, facendo di Fertilia esempio vincente d’incontro di culture che qui si tesero e si tendono la mano: la sarda e la giuliano-dalmata, l’algherese e la ferrarese. Il racconto a Fertilia riannoda fili emotivi a partire dagli oggetti più semplici e cari appartenuti a quei profughi, come quelli trovati in un annuncio che muovono la protagonista verso l’isola o quelli custoditi in un Museo della Memoria dell’esodo, assolutamente vibrante di quel tempo doloroso.

L’impresa di Fiume e il confine orientale

Lezione di Giordano Bruno Guerri. Dalla “vittoria mutilata” all’impresa di Fiume, 5000 giorni di rivoluzione dannunziana e le vicende del confine orientale fino ai nostri giorni. Con proiezione del documentario Il poeta che volle farsi re

Lunedì 29 novembre 2021 | Circolo dei lettori

Il documentario, girato anche a Fiume, offre una ricostruzione storica dell’avventura dannunziana, e allo stesso tempo una dissacrante esplorazione politica della fascinazione per la figura del dittatore-vate. Pubblicata mediante lettura da Gabriele d’Annunzio la sera del 30 agosto 1920 dal palco del Teatro della Fenice la Carta mette in scena la Reggenza italiana del Carnaro. Il gonfalone rosso della piccola repubblica è attraversato da uno dei suoi motti preferiti: “Quis contra nos?”. In effetti, lui, il comandante, grande protagonista, contro di sé ha davvero tanti, una variegata moltitudine, se non proprio quasi tutti.

Il martirio di Norma

Cantata per Norma Cossetto, studentessa istriana caduta per la Libertà

musica di Luigi Donorà su testo di Luca Dorizzi

Cantata da Camera per Soprano, Baritono, Voce Recitante, Quartetto d’Archi e Pianoforte.

Mercoledì 15 dicembre 2021 | Circolo dei lettori

La Cantata è stata scritta in onore e memoria di Norma Cossetto, studentessa istriana caduta per la Libertà. L’assassinio di Norma si consumò nella notte tra il 4 e il 5 novembre 1943 assieme a quello di altre venticinque persone. Il suo cadavere venne estratto dalla foiba di Villa Surani il 10 dicembre dello stesso anno. Secondo la ricostruzione di autorevoli storici la ragazza fu ripetutamente violentata e brutalizzata. Su denuncia di Licia Cossetto, sorella di Norma, i soldati tedeschi catturarono sedici partigiani che avevano partecipato alle sevizie e li costrinsero a vegliare tutta una notte la salma di Norma, per poi fucilarli all’alba del giorno successivo: di questi, tre partigiani impazzirono nel corso della notte. La vita e soprattutto la morte di Norma – o meglio le ragioni delle violenze subite e della sua uccisione – continuano tuttavia a essere oggetto di interpretazione politica, in particolare il suo presunto legame diretto con il fascismo. Ricerche d’archivio avvalorano di contro la tesi che Norma ha sempre dimostrato un totale disinteresse per la politica e la non militanza fascista. Norma, come molte altre centinaia di donne e uomini infoibati, è stata uccisa perché colpevole di abitare un’area geografica oggi divisa tra Italia, Slovenia e Croazia. Non da ultimo, la drammatica vicenda di Norma Cossetto è riconducibile all’altrettanto drammatico fenomeno che oggi conosciamo con il nome di femminicidio.

 

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