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Inquinamento da PFAS nel polo chimico di Spinetta Marengo

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Le caratteristiche del sito

Le indagini periodiche svolte da ARPA Piemonte a livello ambientale evidenziano la presenza di queste sostanze in acquiferi sotterranei e corsi d’acqua presenti su tutto il territorio del Piemonte.
Sul Geoportale di Arpa Piemonte è possibile visualizzare una mappa interattiva che descrive le rilevazioni effettuate per la ricerca di “PFAS nelle acque superficiali e sotterranee: punti di indagine PFAS nelle acque superficiali e sotterranee

Particolare attenzione è stata posta ai controlli presso l'area industriale di Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, dove da alcuni decenni queste sostanze vengono prodotte.

Nell’area dell'attuale polo chimico nel corso dell'ultimo secolo si sono succedute varie proprietà e attività produttive: per effetto di questa stratificazione, le materie prime utilizzate e i rifiuti prodotti hanno subito notevoli variazioni nel tempo:

  • cromati e bicromati
  • acido solforico
  • acido fluoridrico
  • pigmenti inorganici (ad es. di piombo e cadmio)
  • biossidi di titanio
  • DDT
  • solfato di rame
  • arseniati di piombo
  • fluorosilicati di zinco

Attualmente la produzione attive nel polo chimico sono quasi integralmente legate alla chimica dei prodotti fluorurati.

Studio epidemiologico di morbosità eseguito da ARPA - Piemonte

La stratificazione di produzioni, basate su sostanze potenzialmente o dimostratamente pericolose per la salute umana, ha portato il comune di Alessandria a commissionare ad ARPA nel 2019 uno "Studio epidemiologico di morbosità su una coorte di residenti nella frazione di Spinetta Marengo a ridosso del polo chimico” per verificare se la sensazione di una maggiore frequenza di patologie nella popolazione residente nell’area del polo fosse fondata.  

Le fasi dello studio 
  1. Fase descrittiva
    analisi e comparazione dei dati relativi alle patologie, per le quali sono stati registrati dei ricoveri,  della popolazione di Alessandria rispetto a due aree di riferimento (resto della provincia e tutta la Regione). Da questa prima analisi, avendo come riferimento l’intera Regione, sono emersi alcuni incrementi nei ricoveri per particolari patologie tumorali (tumori del polmone, della pleura e tumori emolinfopoietici). Tra le patologie non tumorali risultano incrementi di ricoveri per patologie a carico di diversi apparati tra cui l’apparato cardiocircolatorio, respiratorio e apparato genitourinario, oltre che ricoveri per traumatismi e cause mal definite
     
  2. Fase analitica, studio di “coorte storica”
    In questa fase è stato seguito nel tempo un gruppo di persone residente nell’area contigua al polo chimico di Spinetta Marengo (entro i 3 km), mettendo a confronto i dati di ricovero con la popolazione del restante territorio della città di Alessandria. Lo scopo di tale studio era evidenziare eventuali incrementi di rischio nel numero di ricoveri potenzialmente collegabili agli effetti dovuti a determinanti di tipo ambientale anche in relazione alla durata della residenza nell’area.
    I dati hanno evidenziato alcuni incrementi di rischio per i ricoveri nei residenti in quest’area.

Tra le patologie tumorali è risultato un incremento di ricoveri per mesoteliomi pleurici, tumori epatici e delle vie biliari e, in minor misura, per tumori del rene. Inoltre, si evidenzia un maggiore rischio in relazione alla durata di residenza negli anni antecedenti il 2010, mentre si osserva un decremento del rischio per il periodo più recente (2010-2017).

Patologie non tumorali - diversa incidenza sui sessi

Lo studio afferma che

tra le patologie non tumorali si registrano incrementi di rischio soprattutto a carico di due apparati, apparato cardiocircolatorio, in cui i ricoveri per malattie cardiache, ipertensione e infarto registrano incrementi di rischio soprattutto a carico del sesso maschile, mentre i ricoveri per le malattie dell’apparato genitourinario sono aumentati in entrambi i sessi

E anche che

Le malattie della pelle e del sottocutaneo risultano aumentate solo tra gli uomini

Carenza di informazioni di carattere individuale

Gli autori, specificando che le analisi si sono avvalse dei dati disponibili dai flussi informativi (informazioni anagrafiche, dati sanitari dei ricoveri, archivi INAIL per le esposizioni lavorativi) sostengono che

per quanto le ricostruzioni e i modelli analitici statistici applicati siano molto sofisticati, sicuramente esiste un limite rispetto al livello delle informazioni che non sono di tipo individuale, cosa che sarebbe possibile reperire solo mediante una raccolta personale tramite intervista e somministrazione di questionario. Solo con questa modalità è possibile acquisire tutte le informazioni necessarie per identificare i fattori di rischio individuali relativi alle specifiche patologie e riferibili a comportamenti individuali, es. abitudine al fumo o esposizione al fumo passivo, dieta, assunzione di alcol e farmaci, esposizione di tipo lavorativo e in relazione a occupazioni di tipo extra lavorativo – hobbistico e abitativo...

Inoltre aggiungono che

molti degli incrementi identificati sono a carico soprattutto del sesso maschile e questo a maggior ragione richiede la valutazione più approfondita su eventuali fattori di rischio individuali e non collegati a esposizioni di tipo ambientale

Anche per quanto riguarda i ricoveri per le patologie a carico dell’apparato cardiocircolatorio, lo studio rappresenta che

andrebbero anch’essi esplorati con una valutazione individuale dei singoli fattori di rischio, in particolare l’ipertensione andrebbe meglio indagata se derivante da sofferenza renale o di altra natura

Scarsa numerosità della casistica in età infantile

Lo studio segnala che a causa della scarsa numerosità della casistica

le valutazioni effettuate sul sottogruppo dei bambini hanno messo in evidenza un aumento di ricoveri per patologie neurologiche che andrebbe ulteriormente investigato

Patologie e stili di vita

Secondo gli autori

alcuni degli incrementi individuati per specifiche patologie, ad esempio quelle a carico delle malattie dell’esofago, potrebbero essere spiegate da abitudini personali in relazione all’assunzione di alcol

anche i ricoveri per tumori epatici andrebbero approfonditi rispetto ai singoli fattori di rischio, primo fra tutti le infezioni da virus dell’epatite, oltre che da degenerazioni in cancro da cirrosi

 

Secondo gli autori

alcuni degli incrementi individuati per specifiche patologie, ad esempio quelle a carico delle malattie dell’esofago, potrebbero essere spiegate da abitudini personali in relazione all’assunzione di alcol

anche i ricoveri per tumori epatici andrebbero approfonditi rispetto ai singoli fattori di rischio, primo fra tutti le infezioni da virus dell’epatite, oltre che da degenerazioni in cancro da cirrosi

Patologie ed esposizione professionale

Lo studio precisa anche che

l’incremento di rischio che si è evidenziato per i mesoteliomi è da valutare in primo luogo rispetto a possibili esposizioni occupazionali da amianto, magari avvenute anche a molta distanza nel tempo

poiché relativamente agli archivi INAIL non è stato possibile effettuare una valutazione sulla completezza e qualità del dato

Le conclusioni

Gli autori concludono evidenziando che

l’approccio utilizzato per lo studio è corretto, ma la comunità scientifica internazionale è ormai concorde sul fatto che indagini di questo tipo vanno accompagnate e corredate da monitoraggi ulteriori che consentano valutazioni individuali di esposizione di tipo certo, anche con stime rispetto alla dose, ma anche con monitoraggio e rilievo di parametri che indichino la presenza di effetto, tramite incremento di valori individuali biologici, che definiscano indicatori di effetti biologici precoci a livello di alterazioni o di danno

I dati emersi pertanto mettono in luce alcuni incrementi di ricoveri che corroborano l’ipotesi iniziale rispetto ad una possibile correlazione tra gli stessi ed i rischi ambientali nell’area in esame, che andrebbero approfonditi mediante metodologie più complesse che comprendano il rilievo di parametri individuali sia per la valutazione dell’esposizione che per la misura di effetti


La risposta delle istituzioni piemontesi

Sulla base di tali considerazioni, la Regione ha istituito un gruppo di lavoro di esperti, con la presenza di ARPA Piemonte.
Su proposta dell’ASL AL è stato approvato un protocollo di interventi finanziato con 340 mila euro con l’obiettivo - come auspicato dagli autori dello studio epidemiologico - di effettuare

monitoraggi ulteriori che consentano valutazioni individuali di esposizione di tipo certo, anche con stime rispetto alla dose, ma anche con monitoraggio e rilievo di parametri che indichino la presenza di effetto, tramite incremento di valori individuali biologici, che definiscano indicatori di effetti biologici precoci a livello di alterazioni o di danno