- Rivolto a
- Cittadini
- Enti pubblici
- Imprese e liberi professionisti
- Terzo settore
La pertosse è un'infezione delle vie respiratorie causata dal batterio Bordetella pertussis. La trasmissione avviene solo ed esclusivamente da uomo a uomo attraverso le secrezioni respiratorie, le goccioline di saliva emesse con tosse, starnuti o semplicemente parlando. È una malattia molto contagiosa: un bambino con pertosse può contagiare fino al 90% dei bambini non vaccinati con cui viene a contatto.
In Italia la pertosse deve essere obbligatoriamente notificata alle autorità sanitarie.
La pertosse è una malattia diffusa in tutto il mondo. Sebbene casi di pertosse si verifichino tutto l’anno, l’incidenza sembra aumentare durante l’estate e autunno. È una malattia infettiva endemo - epidemica, con picchi epidemici ogni 3-5 anni e una stagionalità estivo - autunnale.
La pertosse colpisce individui di tutte le età ma prevalentemente i bambini: i lattanti con meno di 6 mesi sono più a rischio di contrarre una forma grave della malattia, che può anche condurre a morte.
Una volta entrati in contatto con il batterio, inizia il periodo di incubazione: i sintomi possono infatti insorgere anche a distanza di 2-3 settimane dall’infezione, ma solitamente si manifestano dopo una decina di giorni.
Il periodo di incubazione medio è di 7-10 giorni, con un intervallo fra 6 e 20 giorni.
La diagnosi di sospetto della pertosse è clinica, la conferma laboratoristica si fa con una PCR su aspirato rinofaringeo ed esame colturale per Bordetella e/o mediante test sierologici.
- Le fasi della malattia
-
La malattia si articola in tre fasi:
- fase catarrale
può durare da una a due settimane circa, durante le quali possono comparire sintomi molto simili a quelli di una classica infezione virale delle vie aeree superiori, come malessere, raffreddore, una lieve tosse secca e solo in alcuni casi febbre. Man mano che passano i giorni, la tosse diventa sempre più insistente - fase parossistica o convulsiva
la tosse diventa intensa e incontrollabile (parossistica) e si associa a difficoltà a respirare. Elemento distintivo di questa patologia è il cosiddetto “urlo inspiratorio”, ovvero il suono emesso per riprendere faticosamente fiato dopo questi violenti colpi di tosse, che possono causare anche vomito e cianosi. In assenza di trattamento, questa fase può durare da alcune settimane, fino a oltre due mesi. Gli accessi di tosse sono più fastidiosi di notte; il vomito post-accesso di tosse è più comune nei bambini di età inferiore ai 12 mesi rispetto ai bambini più grandi. Gli attacchi di tosse aumentano di frequenza durante le prime due settimane e diminuiscono gradualmente in seguito - fase di convalescenza
di solito ha inizio entro 4 settimane e dura un paio di settimane; gli attacchi di tosse tendono ad attenuarsi, diventando meno intensi e meno frequenti, e le condizioni del paziente migliorano gradualmente. La tosse può ripresentarsi o peggiorare durante la convalescenza se insorgono infezioni del tratto respiratorio superiore.
- fase catarrale
- La terapia
-
Generalmente la pertosse guarisce senza conseguenze. È possibile però che si complichi con otiti, laringiti, polmoniti, bronchiti, convulsioni e danno cerebrale. La malattia può essere particolarmente grave nel 1° anno di vita: nel neonato e nel lattante spesso si manifesta con vere e proprie crisi di apnea (soffocamento), che costringono al ricovero in ospedale. A questa età sono inoltre più frequenti i disturbi cerebrali, che possono causare danni permanenti e, nei casi più gravi, anche la morte.
La terapia si basa sull'utilizzo di antibiotici. La cura antibiotica iniziata prima della fase in cui la tosse diventa intensa e incontrollabile abbrevia il tempo di contagio e la durata della malattia, ma i disturbi non sempre vengono ridotti. Nelle persone curate con antibiotici, il periodo di infettività termina circa 5 giorni dopo l’inizio della terapia, mentre nelle persone non curate la possibilità di contagiare gli altri dura fino a 3 settimane. Per alleviare i disturbi possono essere prescritti anche farmaci antitosse e sedativi.
Il modo migliore per prevenire la pertosse è la vaccinazione.
Le caratteristiche della vaccinazione
Attualmente è usato il vaccino cosiddetto "acellulare" costituito solo da alcune piccole "parti" del batterio, altamente purificate: questa caratteristica lo rende molto meno reattogeno rispetto al vecchio vaccino. Al momento non è disponibile un vaccino antipertosse singolo, per cui viene somministrato insieme ad altri vaccini in varie combinazioni.
La vaccinazione antipertosse è fortemente raccomandata a partire dal compimento dei 2 mesi di età, in modo da assicurare la protezione del bambino nel periodo in cui la malattia può essere più pericolosa; rimangono comunque a rischio i primi mesi di vita (finché il bambino non ha eseguito almeno le prime due dosi), per questo è importante assicurare l’immunità di gregge mediante coperture vaccinali elevate in tutte le fasce d'età. Per proteggere i bambini più piccoli non ancora vaccinati o in corso di vaccinazione, inoltre, si raccomanda di vaccinare le donne in gravidanza; il periodo ideale è tra la 27a e la 32a settimana di gestazione, al fine di assicurare il massimo trasferimento di anticorpi materni attraverso la placenta: le difese trasmesse dalla mamma, vaccinata da bambina o che ha avuto in passato la pertosse, non sono infatti sufficienti per proteggere il neonato.
A differenza delle altre malattie infantili, l’immunità conferita da una prima infezione non è definitiva, ma declina col tempo, così come l’efficacia protettiva della vaccinazione, che proprio per questo motivo ha necessità di “richiami”.
Dopo le 3 dosi previste nei primi 12 mesi di vita, sono raccomandati attualmente richiami vaccinali a 5-6 anni e a 12-18 anni, con l’intento di limitare al massimo la circolazione del microbo della pertosse nell’ambiente e proteggere i neonati. Successivamente i richiami vanno eseguiti ogni 10 anni con il vaccino trivalente (difterite, tetano, pertosse).
Nel punto in cui viene somministrato il vaccino è possibile che compaiano, entro 24/48 ore, dolore, rossore e gonfiore. Si tratta in genere di reazioni lievi e di breve durata. Le reazioni locali aumentano con il numero di dosi eseguite. Circa il 40% dei bambini ha gonfiore o indolenzimento al braccio con la quarta dose di trivalente somministrata a 5-6 anni. Nei primi 2 giorni, a seguito del vaccino, è possibile che compaiano febbre, irritabilità oppure sonnolenza. Rarissimamente possono verificarsi reazioni più allarmanti come episodi simili al collasso, pianto inconsolabile di più di 3 ore e febbre molto alta, che comunque non portano complicanze.
Questa vaccinazione è fortemente raccomandata per tutti e obbligatoria fino ai 16 anni di età ai sensi della Legge 119 del 31 luglio 2017