Il settore agricolo e rurale piemontese

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L’agricoltura piemontese sta affrontando un profondo rinnovamento. Gli effetti del riscaldamento globale e la crisi economica stanno accelerando con forza le trasformazioni che il mondo agricolo aveva intrapreso alla fine del secolo scorso: in molti settori produttivi si osservano cambiamenti nei processi e negli orientamenti produttivi.
 
Sul piano del mercato si assiste a una sempre maggiore segmentazione e qualificazione dell’offerta al fine di valorizzare le produzioni e di sottrarsi alle crisi delle “commodity”. Sul piano territoriale si è notevolmente allargata l’influenza della cosiddetta “economia del gusto” che ha contribuito al rilancio di alcune aree rurali della regione.
 
Infine, è da rimarcare l’importanza delle politiche pubbliche rivolte al settore e in particolare della PAC (Politica Agricola Comune), che ne condiziona fortemente lo sviluppo e gli orientamenti produttivi.
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Dal punto di vista strutturale, il 36% del territorio della regione è destinato alla produzione agricola, pari a 913.292 ettari di SAU (Superficie Agricola Utilizzata), in leggero calo rispetto agli anni precedenti, estoricamente frammentata sia dal punto di vista aziendale (una media di 17,5 ha/azienda) sia dal punto di vista settoriale.

l numero delle aziende agricole è fisiologicamente in calo da alcuni decenni. Negli ultimi 5 anni si è passati da 55.428 a 52.189 aziende, con un calo medio annuo dell’1,5%.

Il numero di addetti nelle ultime annate è, invece, rimasto stabilmente poco sopra le 70.000 unità. Le aziende, quindi, aumentano di dimensione e necessitano di maggiore manodopera, seppur in molti casi in forme stagionali o precarie. Un dato positivo riguarda la presenza di titolari con meno di 40 anni, in crescita grazie alle politiche del PSR a partire dal 2016 e che hanno raggiunto il 13,4% nel 2018, per un totale di 6.656 aziende.

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L’industria alimentare si è consolidata dopo un forte ridimensionamento causato dalla crisi economica, stabilizzandosi su una consistenza di circa 4.200 aziende (nel 2007 erano poco più di 7.000).

Il settore agricolo, silvicolturale e della pesca piemontese ammonta a circa 1,94 miliardi di €, cifra che, se si somma anche la parte relativa all’industria alimentare, sale a 5,33 miliardi pari al 4,53% del valore aggiunto regionale. L’intero settore agroalimentare piemontese, nel 2018, ha esportato beni per 5,96 miliardi di €.

Il Piemonte da sempre risulta importatore netto di prodotti agricoli (2,27 mld di € contro 0,51 mld di export) ed esportatore di prodotti trasformati (import 1,94 mld di € ed export 5,45 mld). Il settore primario destina la gran parte dei propri prodotti al mercato interno: tra le poche produzioni primarie esportate va citata la frutta fresca (soprattutto mele e kiwi) mentre per i prodotti trasformati, sono numerose le produzioni destinate all’export come vino, caffè e prodotti dell’industria dolciaria.

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Il principale elemento fondante del successo delle produzioni agroalimentari piemontesi è rappresentato dai prodotti di qualità certificata DOP e IGP, ovvero legati al territorio di origine: in Piemonte sono 23 le denominazioni nel settore alimentare e 59 nel settore del vino. La ricchezza del territorio piemontese è anche riconosciuta in 332 produzioni tipiche regolamentate sotto la dicitura PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale).

Il biologico è in crescita da alcuni anni, con 2.256 le aziende piemontesi che aderiscono a questo regime di produzione, con un superficie coltivata di poco inferiore ai 65.000 ha, pari al 7,1% della superficie agricola regionale (media nazionale 15,1%). La distribuzione tra le diverse colture è molto frammentata con prevalenza di cereali, foraggere, vite e frutta a guscio.

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Allargando lo sguardo alla componente terziaria della filiera agroalimentare, spicca la notevole crescita delle aziende dei settori “alloggi e ristorazione” che passano nell’ultimo decennio da circa 19.000 a 26.000 (+32,5%).

Il turismo rurale evidenzia sia l’aumento costante dei flussi turistici che l’evoluzione dell’offerta ricettiva, grazie a 1305 aziende agricole che praticano agriturismo, che permette un’alta valorizzazione della produzione aziendale in connessione con l’offerta di servizi turistici e la valorizzazione di paesaggio e aspetti culturali.

Tra le altre forme di diversificazione più diffuse vi sono le fattorie didattiche e l’agricoltura sociale mentre cresce il ruolo delle aziende agricole nell’offerta di servizi legati sia alla sfera ricreativa che a quella dei bisogni sociali e assistenziali, in particolare nelle aree urbane e periurbane.

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Riguardo alle politiche pubbliche, il primo pilastro della Politica Agricola Comune prevede che ogni azienda agricola abbia diritto a percepire un pagamento, a patto di rispettare alcuni impegni di base di natura ambientale, il cui volume totale annuo per il Piemonte è di circa 340 milioni di €.

Il secondo pilastro della PAC è il Programma di sviluppo rurale (PSR) 2014-2020, strumento attivato dal Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale (FEASR) e attraverso il quale la Direzione Agricoltura, in collaborazione col partenariato economico e sociale regionale, ha individuato le strategie e gli interventi per la sua innovazione, competitività e sostenibilità ambientale e territoriale. Il programma ha una dotazione di 1,078 mld di € di finanziamento pubblico e trova attuazione in 15 specifiche misure di intervento.

 

Dati forniti da IRES Piemonte - aggiornamento luglio 2019