Tipologia di contenuto
Scheda informativa

Attività di ricerca, sperimentazione e dimostrazione agricola

Rivolto a
Enti pubblici
Imprese e liberi professionisti
Terzo settore

I progetti finanziati e gli aiuti di Stato concessi ai sensi del Reg. UE 2472/2022

La Regione Piemonte sostiene la ricerca agricola sulla base della legge regionale n. 63 del 12 ottobre 1978 e della deliberazione della Giunta regionale che approva le disposizioni applicative del Programma regionale di ricerca, sperimentazione e dimostrazione agricola.

Attualmente, la Direzione regionale Agricoltura opera sulla base delle linee di indirizzo approvate  con DGR n. 27-9074 del 1 luglio 2008 e più recentemente modificate con DGR n. 32-3607 del 23 luglio 2021. Si riporta l’allegato consolidato con gli strumenti e le linee di indirizzo del programma di ricerca.

Le più recenti DGR regionali con le quali annualmente sono stati individuati gli stanziamenti e le disposizioni per il programma di ricerca sono le seguenti:

L’aiuto regionale viene erogato ai sensi del Regolamento (UE) n. 2472 della Commissione del 14 dicembre 2022 (artt. 21 e 38) che dichiara compatibili con il mercato interno, in applicazione degli articoli 107 e 108 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, alcune categorie di aiuti nei settori agricolo e forestale e nelle zone rurali.

Il progetti ammessi sono prioritariamente finalizzati a:

  • migliorare la qualità e la competitività delle produzioni agricole piemontesi;
  • migliorare la gestione economica e sostenibile dei processi produttivi agricoli;

con particolare riferimento all’ambito zootecnico e di difesa delle colture agrarie e alla conservazione e valorizzazione della biodiversità agraria vegetale, al miglioramento della gestione delle risorse idriche e all'aumento dell'efficienza nell'uso dell'acqua nell'agricoltura.

 

Progetti 2019

Ricerca, sperimentazione e dimostrazione in cori-viticoltura

Il progetto, in accordo con le linee di indirizzo della programmazione regionale, ha come obiettivo generale il miglioramento della gestione economica e della sostenibilità  dei processi produttivi agricoli e lo declina, in particolare, in due settori chiave per l’agricoltura piemontese: il settore viticolo e quello corilicolo.

Attraverso i risultati del presente progetto la Regione Piemonte intende valorizzare queste produzioni sotto l’aspetto della qualità, della tutela della salute degli operatori e delle risorse ambientali.

Per il settore corilicolo il progetto ha 2 obiettivi principali:

  • verificare la validità di nuove tecniche agronomiche per fronteggiare l’Halyomorpha halys e  promuovere strategie di difesa con un ridotto impiego di prodotti fitosanitari;
  • valutare nuove varietà e cultivar in campo che consentano una gestione facilitata e a minore impatto ambientale delle operazioni colturali (utilizzo di portainnesti non polloniferi) o che garantiscano caratteristiche quali-quantitative migliori dell’attuale tonda Gentile coltivata in Piemonte.

Per il settore viticolo i principali obiettivi sono:

  • osservazione e valutazione del comportamento all’interno di campi prova delle varietà resistenti a oidio e peronospora;
  • verificare in pieno campo il possibile effetto dell’impiego di elicitori biologici, funghi micorrizici e batteri promotori della crescita, sulla resistenza delle barbatelle alla flavescenza dorata.

Attualmente la Regione con la DD n.1176 del 18/12/2019 ha individuato le risorse finanziarie da destinare alla ricerca ma il progetto non è ancora esecutivo.

La data approssimativa di pubblicazione dei risultati sarà giugno 2021.

I risultati previsti del progetto sovvenzionato saranno pubblicati sul presente sito Internet della Regione Piemonte e saranno disponibili gratuitamente per tutte le imprese attive nello specifico  comparto agricolo; tali risultati resteranno a disposizione su Internet per un periodo di almeno cinque anni dalla data di pubblicazione dei risultati definitivi del progetto sovvenzionato.

Per informazioni:

  • Direzione Agricoltura – Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici
    • Federico Spanna (Referente scientifico del progetto): federico.spanna@regione.piemonte.it | tel: 011.432477
  • Direzione Agricoltura – Settore Servizi e Controlli per l’agricoltura
    • Paolo Aceto: paolo.aceto@regione.piemonte.it | tel.011.4322509
      • Stefano Dolzan: stefano.dolzan@regione.piemonte.it | tel.011.4323872

 

Progetti 2018

FOSFADOP - Studio sull’attività della fosfatasi alcalina nei formaggi DOP piemontesi a latte crudo

Partecipanti al progetto

  • Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta – Torino
  • Assopiemonte DOP e IGP

Obiettivi
Il progetto, svolto negli anni 2018-2019, è nato con l’obiettivo di contribuire, in accordo con i Consorzi di Tutela, alla valorizzazione dei formaggi tipici piemontesi prodotti a partire da latte crudo. In generale i formaggi a latte crudo godono di una buona popolarità, per l’idea di genuino che trasmettono al consumatore e per le spiccate caratteristiche organolettiche, tuttavia, poiché il consumatore è ben consapevole che possono verificarsi frodi commerciali nel settore alimentare, quando acquista un formaggio a latte crudo desidera garanzie che il prodotto risponda a quanto dichiarato in etichetta.

Il progetto si pone l’obiettivo di usare l’analisi chimica sul contenuto di fosfatasi alcalina (ALP) per garantire l’utilizzo di latte crudo. Infatti la ALP è un enzima normalmente presente nel latte crudo, che viene inattivato qualora il latte subisca un trattamento termico. Sfruttando questa caratteristica, si è lavorato per ottenere degli intervalli di valori caratteristici di ALP residua per i seguenti formaggi DOP a latte crudo piemontesi: il Castelmagno, il Raschera, il Bra, la Toma piemontese, il Murazzano e la Robiola di Roccaverano.

In quest’ottica quindi, il parametro ALP può rispondere alle esigenze di riscontro normativo in materia di igiene alimentare da parte dell’Autorità Competente e può essere la risposta alla richiesta pressante di Associazioni di Consumatori e di Consorzi di tutela di prodotti a marchio circa il rispetto dei disciplinari di produzione.

Risultati ottenuti

Sono state eseguite 644 analisi della ALP su campioni provenienti dai formaggi oggetto di indagine. I campioni sono stati analizzati presso il Centro Latte dell’IZSPLV mediante metodo fluorimetrico secondo quanto riportato dalla norma internazionale (ISO 11816-2:2016). I dati analitici sono stati elaborati sulla base delle singole variabili monitorate che, anche in base ai dati bibliografici, sembravano poter avere una influenza sul livello di ALP: tipologia di formaggio-temperatura di cottura della cagliata, punto di prelievo all’interno della forma, caseificio di produzione e stagionatura.

I principali risultati sono riassunti nel documento allegato. Tra l’altro, è stato possibile stabilire tre range di valori di ALP corrispondenti a tre diverse tipologie di pasta del formaggio. I range trovati sono i seguenti: tra 2.361 e 28.548.125 per i formaggi freschi a pasta molle (Murazzano e Roccaverano); tra 498.375 e 15.916.500 per i formaggi a pasta semidura (Raschera DOP e Toma DOP) ed infine tra 1.223.875 e 12.753.625 per i formaggi a pasta dura (Castelmagno DOP e Bra Duro DOP). I dati di ALP sono espressi in  milliunità dell’attività dell’enzima per litro e gli intervalli hanno un livello di confidenza del 95%.

I risultati ottenuti possono essere quindi utilizzati per la costruzione di piani di controllo ufficiale, per il contrasto alle frodi e al mascheramento di condizioni igieniche di lavorazione non ottimali.

Articolo divulgativo di fine progetto

Per informazioni
Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta

Coordinatrice del progetto: Lucia Decastelli lucia.decastelli@izsto.it

Direzione Agricoltura – Settore Servizi e Controlli per l’agricoltura.
Funzionari istruttori: Paolo Aceto paolo.aceto@regione.piemonte.it tel.0114322509

Stefano Dolzan stefano.dolzan@regione.piemonte.it tel.0114323872

Applicazione di strumenti di supporto alle decisioni per la protezione del riso dal brusone (pyricularia oryzae) in piemonte: il progetto bruma

Obiettivi
Il monitoraggio aereomicologico di parassiti fungini fitopatogeni caratterizzati da una modalità di infezione primaria per via aerea, e la conoscenza dei meccanismi che regolano il loro ciclo biologico, può costituire un utile strumento di supporto delle decisioni finalizzate alla protezione di specifici sistemi agricoli. Nell’ambito dei suddetti parassiti, l’Ascomicete Pyricularia oryzae (Cooke) Sacc., agente causale di varie forme sintomatologiche note come “brusone” del riso, merita particolare attenzione poiché continua a rappresentare uno dei principali pericoli per questa coltura.
Il progetto ha come obiettivo principale quello di fornire all’utenza agricola un sistema  integrato di supporto alle decisioni per l’ottimizzazione della gestione fitosanitaria del riso nei riguardi del brusone.
Il progetto permetterà la divulgazione in tempo reale di informazioni relative al potenziale rischio di infezione specifico per le aree risicole di sorveglianza, ottenute mediante la costituzione di un’opportuna rete di monitoraggio aeromicologico in loco. Le informazioni rilevate in campo come i conteggi giornalieri di inoculo infettivo e i dati meteorologici giornalieri dovranno essere correlati tra loro e con le caratteristiche del ciclo biologico del patogeno mediante l’impiego di un modello eco-fisiologico previsionale opportunamente costruito per la simulazione dell’interazione Pyricularia oryzae – Oryza sativa.
Da ciò derivano conoscenze traducibili  in servizio informativo e previsionale regionale e provinciale con la predisposizione di supporti di diverso tipo (bollettino, grafici, tabelle) da diffondere attraverso mezzi multimediali (come sms, piattaforme e siti web ecc) agli utenti agricoli. L’acquisizione senza soluzione di continuità di dati e serie storiche agro-ambientali consentirà inoltre la valutazione della bontà del modello matematico  e suggerirà eventuali necessità di calibrazione per le diverse zone risicole.

Risultati attesi
Il progetto mira alla divulgazione, agli operatori del settore, dei dati di monitoraggio di campo e delle informazioni derivanti dal modello; in particolare si otterranno le seguenti conoscenze e si attueranno le seguenti azioni:

  • Costante conoscenza dell’aerodispersione quantitativa delle spore infettive del  patogeno nel territorio risicolo sede di monitoraggio aeromicologico;
  • Valutazione dell’incidenza della malattia in campo in relazione alle caratteristiche meteorologiche e di aerodispersione delle differenti località afferenti alla rete di monitoraggio;
  • Ottimizzazione delle strategie di contenimento del brusone, con particolare riguardo ai due momenti di maggior pericolo per la coltura (infezione fogliare e mal del collo);
  • Divulgazione mediante siti web (portale Settore Fitosanitario Regionale ), SMS, mail ecc del bollettino, delle informazioni epidemiologiche e l’aggiornamento dei lavori in corso,
  • Sensibilizzazione pubblica e approfondimento per gli operatori del settore relativamente alla problematica brusone.

Per informazioni
Direzione Agricoltura – Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici
nome del funzionario istruttore: Federico Spanna, tel: 011.432477

Controllo biologico di popillia japonica a mezzo di agenti microbici e chimici a basso impatto ambientale (CoBiPo 3)

Popillia japonica (Coleoptera: Rutelidae) è un piccolo scarabeo di origine asiatica che si nutre a discapito di una grande varietà di specie vegetali erbacee, arbustive o arboree.
Il ritrovamento di questo organismo nocivo nell’area del Parco del Ticino (provincia di Novara), nel luglio 2014, comporta un rischio fitosanitario molto elevato (Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 214 e s.m.i. “Misure di protezione contro l’introduzione e la diffusione nella Comunità di organismi nocivi”); Decreto Ministeriale del 22 gennaio 2018 “Misure d’emergenza per impedire la diffusione di Popillia japonica Newman nel territorio della Repubblica italiana”.
L’insetto è estremamente polifago, negli Stati Uniti è infatti segnalato su circa 300 specie vegetali ed è considerato dannoso su oltre 100 piante tra cui alberi da frutto, vite, nocciolo, piccoli frutti, essenze forestali (tiglio, noce nero, acero, faggio, betulla, ontano), colture di pieno campo (mais, soia, erba medica), ortive (es. pomodoro, fagiolo, asparago, zucchino) e ornamentali (es. rosa, dalia).
Negli ultimi quattro anni le azioni di contenimento attuate dal Settore Fitosanitario hanno portato all’abbattimento delle popolazioni larvali presenti nei terreni e alla cattura di alcune decine di milioni di individui adulti. Nonostante tali attività, che sicuramente hanno un effetto notevole nel contrastare l’espansione dell’insetto, è verosimile ritenere che nei prossimi anni Popillia japonica colonizzerà nuove aree.
Al fine di contenere quanto più possibile le popolazioni e la loro diffusione diventa pertanto indispensabile provare nuove strategie di controllo.
Con questo progetto verranno quindi sperimentante tecniche di lotta biologica e microbiologica che contemplano sia l’uso di trappole per l’autodisseminazione in grado di diffondere agenti di controllo quali funghi entomopatogeni del genere Metarhizium, sia l’utilizzo di trappole attrattive con rete insetticida, dette Attract & Kill, a basso impatto ambientale e capaci di attrarre l’insetto e di ucciderlo (vengono considerate a basso impatto ambientale in quanto il contenuto di principio attivo abbattente è contenuto in quantità modeste).
Il progetto ha dunque la finalità di elaborare strategie sostenibili per il controllo delle popolazioni di Popillia japonica nelle aree infestate, con lo scopo di ridurre i danni dovuti all’attività trofica di larve e adulti.

Gli obiettivi possono essere riassunti con i seguenti punti:
1) verifica della persistenza degli agenti microbiologici di controllo (ovvero i funghi entomopatogeni) nell’ambiente in cui questi vengono diffusi;
2)  verifica dell’eventuale abbassamento della popolazione in seguito allo sviluppo di epizoozie  dovute all’attività entomopatogena del fungo;
3)  verifica della possibilità di diffusione delle infezione da Metarhizium nei siti di ovideposizione attraverso femmine infette;
4) valutazione dell’effetto abbattente delle trappole Attract & Kill;
5) validazione dei risultati delle indagini biomolecolari filogeografiche ottenuti nel 2017.
Le attività inerenti tutte le fasi del progetto verranno effettuate nel periodo estivo e a inizio autunno.

I risultati saranno pubblicati sul sito della Regione Piemonte, dove saranno disponibili gratuitamente per tutte le imprese attive del comparto agricolo. Tali risultati resteranno a disposizione su Internet per un periodo di almeno cinque anni dalla data di conclusione del progetto.

Per informazioni
Direzione Agricoltura – Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici
Giovanni Bosio, telefono 011.4323721

 

Progetti 2017

Prove di contenimento nei confronti della cimice asiatica Halyomorpha halys in Piemonte mediante l’impiego di parassitoidi oofagi indigeni e approfondimento delle conoscenze sui fattori di regolazione delle popolazioni di questo pentatomide (BIOHALY)

Obiettivi

  • rilevazione del tasso di parassitizzazione a carico delle uova di H. halys sul territorio piemontese;
  • accertamento dell’impatto di possibili iperparassitoidi indigeni;
  • identificazione dei parassitoidi oofagi (gen. Trissolcus e Telenomus) mediante caratteri morfologici e analisi molecolare;
  • indagini sulle interazioni fra diversi fattori di regolazione in condizioni controllate in vista di un loro impiego in strategie di difesa integrata;
  • valutazione dell’efficacia di contenimento dei fattori di regolazione in condizioni di semicampo e di campo;
  • verifica della capacità degli imenotteri ooparassitoidi (gen. Ooencyrtus) di individuare e parassitizzare le uova di H. halys in ambienti agrari, quali frutteti e corileti a conduzione biologica e/o integrata;
  • verifica della capacità dei parassitoidi introdotti di attaccare e svilupparsi nelle uova di H. halys in condizioni controllate e di pieno campo, nonché l’efficienza di parassitizzazione in funzione della distanza dal punto di rilascio;
  • messa a punto di una metodologia per il rilascio in campo degli ooparassitoidi (gen. Ooencyrtus) e lo sviluppo delle strategie di controllo ecosostenibili ed ecocompatibili per la salvaguardia della produzione agricola piemontese.

Risultati attesi

  • Individuare e/o introdurre parassitoidi oofagi in grado di adattarsi con successo alla cimice asiatica, e accertarne la presenza, l’insediamento e la diffusione sul territorio piemontese.
  • implementare le conoscenze su questi parassitoidi oofagi, con particolare riguardo agli ospiti primari e alle condizioni climatico-ambientali favorevoli, nell’ottica di una loro salvaguardia e valorizzazione come agenti di controllo biologico di H. halys;
  • controllo sostenibile delle popolazioni di H. halys e di altri cimici dannose per i frutteti e corileti piemontese;
  • riduzione dei danni dovuti all’attività trofica di adulti e ninfe;
  • fornire le indicazioni utili e necessarie per un corretto impiego dei fattori di regolazione individuati nel contesto agricolo regionale;
  • ricerca di nuove strategie di controllo biologico al fine di ridurre l’utilizzo di prodotti insetticidi di sintesi.

Per informazioni

Direzione Agricoltura – Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici

Emanuela Giacometto tel: 011.4323715 mail: emanuela.giacometto@regione.piemonte.it

Drosophila suzukii – Monitoraggio delle popolazioni e azioni di difesa nelle colture piccoli frutti (DROSUZ)

Drosophila suzukii (Diptera: Drosophilidae) è un insetto originario del sud-est asiatico estremamente polifago (colpisce ciliegio, piccoli frutti, fragola, uva, albicocco e specie spontanee) segnalato in Piemonte nel 2010. Il suo ciclo vitale è estremamente rapido e influenzato dalle condizioni ambientali. Alla temperatura ottimale di 20°C è in grado di svolgere l’intero ciclo in 1-2 settimane, mentre è sfavorito da temperature superiori a 30°C. Si alimenta anche su specie spontanee o ornamentali come sambuco, caprifoglio, rovo selvatico, che ne consentono sopravvivenza e sviluppo anche in assenza delle specie coltivate. Il danno è causato dalle larve che si nutrono delle parti carnose del frutto, provocando depressioni superficiali e rammollimenti. I danni più consistenti in Piemonte sono stati registrati su piccoli frutti e ciliegio. Le specie più colpite sono nell’ordine: rovo, mirtillo, lampone e fragola, specie diventate negli ultimi decenni coltura di riferimento per il territorio pedemontano. L’infestazione di D. suzukii, che nel 2014 ha interessato oltre il 50% dei frutti rendendo non raccoglibili intere produzioni delle varietà medio-tardive di mirtillo e di lampone rifiorente, costituisce una emergenza fitosanitaria, che mette a rischio una delle filiere con le più interessanti prospettive di mercato.

Obiettivi
L’obiettivo delle attività che si intendono avviare nell’ambito della presente ricerca sono indirizzate a monitorare, con l’ausilio di trappole alimentari, la presenza, la diffusione e l’evoluzione delle popolazioni del fitofago nei comprensori di coltivazione dei piccoli frutti. Questo permette sia di creare delle curve di presenza nel corso degli anni sia di diramare bollettini di allerta da divulgare ai produttori tramite l’assistenza tecnica.
Contestualmente proseguiranno le prove di difesa passiva con l’intento di contrastarne lo sviluppo incontrollato e contenere i danni alle produzioni. Verrà valutata l’efficacia delle reti antinsetto nel contenimento degli ingressi all’interno dei siti di coltivazione e la loro influenza sul microclima all’interno dei tunnel. Se, sulla base di recenti acquisizioni, saranno disponibili nuove tecniche di difesa verranno avviate prove di valutazione nei nostri areali. L’attività di coordinamento dei tecnici di base e la programmazione di visite alle prove ha come obiettivo quello di assicurare l’immediato trasferimento delle informazioni alla base produttiva accelerando i processi di applicazione dei risultati scaturiti dalla sperimentazione.

Risultati attesi
Il monitoraggio ininterrotto delle popolazioni permetterà di allertare, tramite note tecniche, i produttori riguardo ai potenziali rischi di danni da ovodeposizione e consigliare l’attivazione delle misure di contenimento. Dalle prove di difesa che verranno avviate ci si attende, invece, la conferma dell’efficacia delle reti antinsetto nel contenere gli ingressi all’interno degli appezzamenti. L’inserimento di altre tipologie di chiusura consentirà di ampliare le conoscenze
tecnico/applicative sull’uso delle barriere fisiche e fornire strumenti per consigliare ai produttori, in funzione delle caratteristiche ambientali, il miglior metodo da utilizzare.

Per informazioni
Direzione Agricoltura – Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici
Davide Venanzio

Gestione del suolo in frutticoltura sostenibile - soluzioni innovatie per la riduzione/azzeramento del diserbo chimico e incremento della fertilità organica del suolo (FLORINFRU)

Obiettivi
Il progetto è proposto con l’intenzione di individuare strategie ecocompatibili che consentano la
valorizzazione delle produzioni frutticole regionali sotto l’aspetto della qualità, della sicurezza alimentare, della tutela della salute degli operatori e delle risorse ambientali.
Il progetto affronta due problematiche di estrema attualità, quali il contenimento delle erbe infestanti nel sottofila del frutteto e il mantenimento della fertilità del suolo nei casi di rinnovo della coltura sullo stesso appezzamento in omo-successione.
Nell’ambito della gestione delle malerbe si valuterà l’efficacia del diserbo meccanico, da solo o abbinatoal diserbo chimico del terreno, nel contenimento delle infestanti e si analizzeranno le conseguenze a livello ambientale dell’adozione delle suddette pratiche colturali. Con le medesime finalità saranno valutate: la pratica dello sfalcio delle malerbe spontanee e la capacità che possiedono alcune specie erbacee selezionate di contenere l’insediamento delle malerbe, diminuendo così il numero di interventi di sfalcio necessari. Per valutare la convenienza delle diverse pratiche sarà effettuata una valutazioneeconomica.

Risultati attesi

Nel complesso il Progetto mira a contribuire all’innovazione ed alla diffusione di tecniche di difesa integrata e quando possibile biologica. Più in particolare s’intendono sviluppare strategie che consentano di raggiungere i seguenti risultati:

  • Verificare la sostenibilità economica di una gestione meccanizzata delle infestanti del frutteto;
  • Verificare gli effetti positivi sulla fertilità del suolo di pratiche agronomiche sostitutive degli interventi chimici di diserbo e disinfezione del terreno;
  • Aumentare la sicurezza per gli operatori agricoli e per il consumatore finale;
  • Rendere più rapida l’acquisizione e l’applicazione a livello operativo delle moderne tecnologie;
  • Ridurre o azzerare l’impiego di prodotti chimici in frutticoltura.

Per informazioni
Direzione Agricoltura - Settore Fitosanitario e Servizi tecnico-scientifici
Viola Massobrio
011.4325217

Elicitori di resistenza a supporto della difesa dalla Flavescenza dorata della vite

Obiettivi

  • Quantificare l’efficacia di trattamenti a base di tre elicitori biotici e uno abiotico nella riduzione del numero di barbatelle di vite infette dopo esposizione per un anno all’infezione da FD mediante il vettore naturalmente presente in vigneto.
  • 2.Verificare se l’età della vite al momento dell’applicazione del trattamento a base di benzotiadiazolo influenzi l’effetto protettivo dell’elicitore nei confronti della FD in campo.
  • 3.Verificare se la genetica della vite influenzi l’effetto protettivo dell’elicitore a base di benzotiadiazolo nei confronti delle FD, mediante applicazione dell’elicitore a viti appartenenti a sei  cv, tre a bacca bianca e tre a bacca rossa.

Risultati attesi
Identificare uno o più elicitori biotici o abiotici capaci di ridurre l’impatto della Flavescenza dorata in vigneto. Uno o più prodotti di questo genere sono indispensabili per il contenimento integrato di questa patologia in associazione con i trattamenti insetticidi contro l’insetto vettore e la rimozione della vegetazione infetta, per ridurre l’impatto economico e l’incidenza sulle produzioni della malattia, ormai endemica in Piemonte, come descritto nella figura sottostante.

Per informazioni
Direzione Agricoltura – Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici
Paola Gotta tel:011.4323716

La moria del kiwi – Un approccio sperimentale per chiarirne l’eziologia e mettere a punto gli strumenti di prevenzione e difesa

Obiettivi
Mettere a punto nuove pratiche agronomiche da impiegare al momento dell’impianto per prevenire la moria delle piante di kiwi
Verificare nel tempo dell’efficacia del sistema ideato

Risultati attesi
Il progetto mira a risolvere una problematica in rapida diffusione sul territorio piemontese consentendo la prosecuzione della coltivazione del kiwi attualmente pesantemente minacciata.

Per informazioni
Direzione Agricoltura – Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici
Chiara Morone tel:011.4323726

Nematode galligeno del riso: strategie di eradicazione/contenimento e monitoraggio (MELGRI)

Considerata l’importanza del parassita, che, nei paesi asiatici da cui proviene, è in grado di causare ingenti danni alla coltivazione del riso, si reputa necessario valutarne la diffusione sul territorio al fine di delimitare l’area focolaio. Ciò permetterebbe di studiare delle strategie di gestione territoriale in grado di limitare la sua diffusione e consentirebbe di agire in modo uniforme nell’area risicola infestata con lo scopo di eradicare il parassita.

Obiettivi
Gli obiettivi del progetto consistono nel

  • valutare la diffusione del nematode galligeno sul territorio risicolo piemontese;
  • individuare delle strategie di controllo e di lotta efficaci per la sua eradicazione/contenimento che siano allo stesso tempo economiche ed operativamente applicabili nel contesto aziendale.

Il monitoraggio territoriale delle risaie, che partirà dalle zone in cui è già stato rilevato il parassita, è un importante strumento per conoscere l’effettiva presenza del nematode sul territorio risicolo. Il monitoraggio sarà effettuato tramite l’osservazione della tipica sintomatologia presentata dalle piante colpite dal nematode, e sarà realizzato soprattutto nei primi mesi dopo la semina, in particolare tra le fasi fenologiche di 3° foglia e metà accestimento (BBCH 13 –25), quando i sintomi in campo sono più evidenti.
In caso di sintomi sospetti, verrà effettuata l’osservazione dell’apparato radicale e l’analisi di laboratorio delle radici che manifestano galle tipiche di piante parassitate. Durante tutto il corso della stagione colturale saranno comunque raccolti campioni di terreno, da analizzare per valutare la presenza di larve del nematode nel suolo.
La seconda parte del progetto prevede una sperimentazione per individuare metodi di lotta efficaci nell’eradicazione/contenimento del parassita. Saranno, infatti, confrontate diverse strategie di gestione agronomica della risaia. Nello specifico la sperimentazione si dividerà nelle seguenti prove:

  • Valutazione dell’effetto della sommersione prolungata in assenza della coltivazione:
     M. graminicola è ben adattato alle condizioni di sommersione tipiche della risaia, è infatti in grado di sopravvivere per parecchi mesi in suoli sommersi e le uova possono conservarsi nel suolo sia in presenza sia in assenza di acqua.
    I risultati ottenuti dalle prove effettuate nel 2017 hanno mostrato, tuttavia, che periodi prolungati di sommersione sono in grado di ridurre drasticamente la presenza del nematode nel suolo.
    Sarà perciò proseguita la valutazione di tale strategia, adottando la sommersione continua in assenza di coltivazione negli appezzamenti in cui è già stata accertata la presenza di M. graminicola. Dal secondo anno di prove si intende valutare in maniera più approfondita l’effetto della sommersione.
  • Prove per la valutazione di prodotti chimici e biologici ad azione nematocida:
    In ambiente controllato verranno effettuate differenti sperimentazioni che prevedono la coltivazione di piante di riso in vaso. Lo scopo sarà quello di testare prodotti chimici e biologici, anche non registrati per la coltivazione del riso, in grado di ridurre o eliminare la presenza di M. graminicola dal suolo. La valutazione del prodotto prenderà in considerazione anche gli effetti sulla pianta, evidenziando la loro efficacia nel ridurre i danni causati dal parassita.

Risultati attesi
I risultati attesi dal progetto comprendono la creazione di una mappa di diffusione del nematode galligeno nel territorio risicolo piemontese, che definirà le aree e gli appezzamenti in cui il parassita è stato rilevato.
Dalla sperimentazione in campo, invece, ci si attendono risultati circa l’efficacia delle varie tecniche agronomiche di contenimento/eradicazione. Nello specifico, si otterrà un’indicazione più precisa e approfondita riguardo alla efficacia della sommersione in assenza di coltura, nell’ eradicare/contenere l’infestazione di nematodi nel suolo. I risultati delle prove condotte con nematocidi permetteranno inoltre di valutare la strategia di difesa migliore.
Alla conclusione del lavoro verranno redatte linee guida, che rispondano alle richieste aziendali, per l’eradicazione/contenimento dell’infestazione di nematodi galligeni nel suolo delle risaie. Tali indicazioni verranno successivamente divulgate non solo ai risicoltori interessati dal problema, ma a tutti i componenti della filiera.

Per informazioni
Direzione Agricoltura – Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici
Loredana Carisio tel:011.432.2394 loredana.carisio@regione.piemonte.it

Monitoraggio della qualità del latte bovino prodotto nel territorio regionale – BOVILAT 2.0

Obiettivo principale del progetto è promuovere il miglioramento della qualità del latte piemontese, tramite l’analisi di parametri classici di qualità, oltre a quella di nuovi parametri.
In particolare questi ultimi sono rappresentati dalla:

  • Resa casearia: si intende individuare un metodo di analisi veloce e affidabile al fine di determinare la resa casearia sui singoli latti di massa. Già il precedente progetto Migliorlatte aveva visto l’esecuzione di caseificazioni sperimentali per 3 tipologie di formaggio. Con questo progetto Bovilat si intende proseguire nella sperimentazione precedente, allargando il campo di indagine ad altre due tipologia di formaggio DOP (Toma piemontese e Bra).
  • Stafilococco aureo: l’obiettivo di indagine è lo studio della prevalenza negli allevamenti piemontesi, del genotipo B di stafilococco e dei ceppi tossinogenici.
  • Screening multiresiduo verso 4 classi di antibiotici, per mettere a punto una metodologia di analisi rapida ed efficace, con una maggiore sensibilità e spettro analitico più ampio di quello consentito dal metodo microbiologico attualmente in uso (D.M. 26.03.1992).

I risultati di questo progetto potranno trovare utile impiego nella filiera lattiero-casearia, per promuovere scelte aziendali che migliorino e valorizzino le caratteristiche merceologiche e sanitarie del latte utilizzato.

Il programma di indagine ha una durata di 12 mesi, dal 1 ottobre 2017 al 30 settembre 2018.

 

Contatti

Riferimento
Paolo Aceto - SERVIZI DI SVILUPPO E CONTROLLI PER L'AGRICOLTURA
Indirizzo
C.so Stati Uniti, 21 - 10128 Torino
Telefono
011.4322509
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PEC
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stefano.dolzan@regione.piemonte.it