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Cenni storici sugli usi civici

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Per comprendere il concetto di usi civici partendo dalla nostra storia

Cenni storici sugli usi civici

Per comprendere il concetto di Uso Civico, dovremmo ripercorrere la storia partendo almeno dall'età feudale. In linea generale, i cosiddetti usi civici, trovano, a partire dal Medio Evo, la loro origine.

La concessione di un feudo, da parte del Sovrano, consentiva al feudatario, la gestione politica del feudo ed il solo godimento dei beni concessigli (pari all'odierno "usufrutto"), non comprendendo però la disponibilità di tali beni. Infatti, l'eventuale costituzione sugli stessi di oneri reali (quali per esempio l'uso del territorio), la vendita o l'eventuale aggregazione di più feudi, era e rimaneva di sola competenza del Sovrano.

Per conoscere, quindi, quali beni furono oggetto di civico utilizzo, è necessario uno studio, più approfondito e mirato, circa le consuetudini e gli usi esercitati dalle popolazioni sui terreni appartenenti alle varie collettività locali, in quanto proprio detti usi, consentiti, hanno impresso sui beni in questione un vincolo imprescrittibile nel tempo, oltre ad averli resi inusucapibili ed inalienabili.

Gli usi, fondamentalmente, si suddividevano in essenziali ed utili.

Usi essenziali: diritto di pascolare ed abbeverare il proprio bestiame, raccogliere legna per uso domestico o di personale lavoro, seminare mediante corrisposta al proprietario. Caratteristica degli usi compresi in questa classificazione è quella di assicurare, nelle situazioni di estrema necessità, quanto necessario alle famiglie per vivere (o, meglio, sopravvivere).

Usi utili: diritto di raccogliere o trarre dal fondo, oltre a quanto necessario per i propri bisogni familiari, altri prodotti da commercializzare in modo da ricavarne vantaggi economici.

Questa classificazione è, quindi, caratterizzata dall'utilizzazione del bene per un prevalente fine economico.

Il decadimento del sistema feudale e la conseguente trasformazione delle condizioni locali ed economiche fece sorgere relazioni nuove in rapporto alle terre, nuove concessioni e convenzioni per farle valere e rendere produttive, segnando la nascita dell'enfiteusi e di altri contratti censuari.

A partire dalla seconda metà del 18° secolo, sotto l'influenza di nuove correnti ideologiche, la legislazione si orienta verso l'abolizione degli usi civici, ma le popolazioni sostennero lotte tenaci per il mantenimento dei propri diritti.

Oggi, seppure sia difficile che le popolazioni traggano il proprio sostentamento esclusivamente dall'esercizio del diritto collettivo di legnare e di pascolare il bestiame, le destinazioni d'uso, secondo la vocazione, pascoliva, boschiva od agraria sono rimaste quelle previste dalla Legge 16 giugno 1927, n. 1766.

In Piemonte almeno il 70% dei Comuni ha sul proprio territorio beni destinati ad usi civici.

Tale ampia diffusione degli usi civici sul territorio della nostra Regione rende particolarmente importante la conoscenza delle norme che ne regolano la gestione, anche per superare le situazioni critiche che, non solo in Piemonte, sono venute a crearsi a causa della mancanza di informazione e, talvolta, della trascuratezza nei riguardi dell'istituto: adozione da parte dei Comuni di provvedimenti invalidi per carenza della prescritta "autorizzazione sovrana", situazioni di illegittimità dei possessi da parte di privati e mutamenti di destinazione d'uso di terreni vincolati non conformi alla normativa vigente.

In effetti, dopo la legge di riordinamento del 1927, che ha dato il via ad un imponente processo di accertamento demaniale dei beni vincolati, peraltro non ancora concluso, tutto è rimasto nel limbo per parecchi anni, all'incirca dal dopoguerra fino agli anni '80, quando, con la L. 431/1985, gli usi civici sono stati inseriti nell'elenco dei beni sottoposti a tutela ambientale.

Da quel momento la Regione Piemonte, per il proprio territorio, ha adottato provvedimenti, volti ad attuare e chiarificare la disciplina della materia, ma ha anche attuato una serie di iniziative di informazione e formazione, con lo scopo di favorire, attraverso una migliore conoscenza della normativa e dei vincoli presenti sul territorio regionale, la risoluzione delle situazioni di criticità venutesi a creare nei Comuni piemontesi, ponendo nel frattempo le basi perché, in futuro, non abbiano a ripetersi.

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