ll 19 agosto 1982 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, sconvolta dal grande numero di bambini palestinesi e libanesi innocenti vittime degli atti di violenza, decise di commemorare il 4 giugno di ogni anno come la Giornata internazionale dei bambini innocenti vittime di aggressioni.
L’obiettivo di questa Giornata è riconoscere le sofferenze indotte ai bambini di tutto il mondo, vittime di violenze fisiche, psicologiche ed emozionali. Il 4 giugno è anche un momento di riflessione per ricordarsi che dobbiamo difendere i diritti dei bambini.
Intervista alla dott.ssa Peruzzi, direttore della S.C. Neuropsichiatria Infantile dell’ASL NO
È purtroppo estremamente attuale in questi giorni il discorso sulla prevenzione del maltrattamento dei bambini. L'abuso all'infanzia è un problema di tutti, prevenirlo vuol dire permettere al bambino di sviluppare le sue potenzialità innate di crescita e di diventare un adulto "completo".
Per abuso all'infanzia si intende ogni forma di violenza fisica o psicologica, ripetuta nei confronti dei bambini. Comprende il maltrattamento fisico, le cure inadeguate, il maltrattamento psicologico e l'abuso sessuale.
È necessario essere consapevoli che qualsiasi situazione di abbandono e pregiudizio di un bambino debba essere segnalata all'autorità giudiziaria da parte di ogni incaricato di pubblico servizio che ne venga a conoscenza senza ritardo e per iscritto ma anche da parte del semplice cittadino. Si deve denunciare il sospetto, non cercare la "certezza" che spetta alla magistratura.
Per segnalare, ricevere informazioni, confrontarsi ci sono i Servizi Sociali del Comune di residenza e gli organi di Polizia o i comandi dei Carabinieri.
Che cosa si fa a questo proposito nell’ASL NO?
Attualmente esiste l’Equipe Tutela Infanzia (E.T.I.), formata da operatori appartenenti a diversi Servizi – Neuropsichiatria Infantile, Psicologia Clinica, Medicina Legale, Pediatria, Servizi Sociali, con funzione di consulenza, informazione, aggiornamento e raccolta dati al fine di costruire un linguaggio e una metodologia comune.
La Regione Piemonte (DGR 10-8475 del 1.3.2019), ha indicato nuove linee guida per la segnalazione e la presa in carico da parte dei servizi socio-assistenziali e sanitari di casi di abuso o maltrattamento ai danni di minori; una sezione è dedicata anche alla gestione nelle strutture di Pronto Soccorso Pediatrico.
All'ASL Novara sono stati assegnati fondi regionali per la prevenzione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo come capofila, in partnership con l’Azienda Ospedaliero Universitaria Maggiore della Carità di Novara.
In che direzione bisogna muoversi garantire una maggiore efficacia della protezione dei bambini?
Per un intervento su minori vittime di aggressione appare estremamente importante un lavoro di rete tra i diversi operatori che si occupano di attività territoriali (pediatra, ostetrica, infermiere pediatrico, psicologo e servizio sociale), figure che dovrebbero garantire una stabilità perché possono essere un buon punto di riferimento per le famiglie.
Quando ci si trova di fronte a situazioni che suscitano allarme, pregiudizievoli per il minore o per qualche familiare, rivestono un ruolo primario la condivisione ed il supporto del gruppo di lavoro con un approccio multidisciplinare insieme agli educatori degli Asili Nido, ai Servizi Sociali e a settori competenti della Questura.
In alcuni casi è necessario un intervento e un monitoraggio a domicilio; gli operatori sanitari dovrebbero possedere una formazione specifica rispetto alla psicopatologia del trauma.
E’ possibile mettere in atto azioni a tutela del minore in caso di cure inadeguate?
Nell'ambito della prevenzione, soprattutto rispetto al problema delle cure inadeguate, un discorso a parte merita il Programma di Intervento Per la Prevenzione dell'Istituzionalizzazione nelle famiglie negligenti - P.I.P.P.I.I. - la cui sperimentazione è iniziata a Novara nel 2017.
Sono stati formati operatori del Servizio sociale, della Neuropsichiatria Infantile, di alcune Scuole e tutti gli educatori professionali che intervengono direttamente al domicilio dei bambini.
Ad oggi, sono state coinvolte nel progetto una ventina di famiglie.
Il programma nasce a fine 2010 da una collaborazione tra Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Laboratorio di Ricerca e Intervento in Educazione Familiare dell'Università di Padova, le 10 città italiane (e al loro interno i servizi sociali, le Asl, le Scuole, le Cooperative di privato sociale) che hanno aderito alla prima implementazione.
L'obiettivo primario è quello di aumentare la sicurezza dei bambini e migliorare la qualità del loro sviluppo per evitare il collocamento esterno alla famiglia e fare in modo che i loro genitori apprendano a dare loro maggiori cure sia fisiche che psicologiche che educative.