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Scheda informativa

Screening del tumore del colon - retto

Rivolto a
Cittadini

Dati di incidenza, fattori di rischio, modalità di accesso al programma e test previsti

Il programma si rivolge a tutte le persone, residenti o domiciliate in Piemonte, di età compresa tra i 50 e i 69 anni iscritte al Servizio Sanitario Nazionale. La popolazione selezionata riceve un invito a eseguire il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci (FIT) con cadenza biennale.

Dati sull'incidenza

Il colon-retto è l’ultima parte dell’apparato digerente: inizia con l’intestino cieco e termina con il retto e l’ano.

Considerando entrambi i sessi, in Italia1 il tumore del colon-retto rappresenta la patologia oncologica più frequente su tutti i tumori diagnosticati (14% del totale). Tra i maschi si trova al terzo posto, preceduto da prostata e polmone (14% di tutti i nuovi tumori), nelle femmine al secondo posto, preceduto dalla mammella, con 14%.

Rappresenta la seconda causa di morte oncologica sia per gli uomini che per le donne, rispettivamente con il 10% nei maschi, 12% nelle femmine. La mortalità per questa patologia è comunque in moderato calo sia per i maschi (–0,6%/anno), che per le femmine (–1,0%).

Il carcinoma del colon-retto presenta una prognosi sostanzialmente favorevole e progressivamente in aumento: dal 50% a 5 anni dei primi anni ’90 al 64% del 2005-2007 nei maschi a rispettivamente 51% e 63% nelle femmine. In Piemonte2 le stime attuali indicano che il numero medio annuo di nuovi tumori è di 2.167 negli uomini e 1.857 nelle donne, mentre il numero medio di decessi all’anno è di 888 negli uomini e 772 nelle donne. Negli anni si è osservato un moderato aumento dell’incidenza ed una moderata diminuzione della mortalità: ciò pare ragionevolmente attribuibile ai miglioramenti dei risultati terapeutici resi possibili anche dalla diagnosi precoce.

Questa patologia si sviluppa, nella grande maggioranza dei casi, a partire da alcune lesioni benigne, che prendono il nome di adenomi. Gli adenomi possono comparire ovunque nel colon-retto, in seguito ad una serie di mutazioni delle cellule. La forma più frequente che assumono gli adenomi è quella polipoide, per questo vengono abitualmente chiamati ‘polipi’. Quando un adenoma cresce in dimensioni può diventare maligno. Inizialmente il tumore maligno non dà sintomi e, prima che questi si manifestino, può diffondersi in altre parti del corpo attraverso le metastasi. Si stima che per diventare un tumore maligno un adenoma impieghi circa 10 anni. Questa finestra temporale offre un’ottima opportunità per la diagnosi precoce.

1 I numeri del cancro in Italia 2013 – Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) e Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM)

2Stime d’incidenza, prevalenza e mortalità in Piemonte nel 2012. Registro Tumori Piemonte – www.cpo.it

Fattori di rischio

Il fattore di rischio è una condizione o un comportamento che favorisce la comparsa di una malattia. La sua assenza non esclude la possibilità di ammalarsi, ma la sua presenza ne aumenta il rischio. Per il tumore del colon-retto i fattori di rischio riconosciuti sono i seguenti.

Fattori nutrizionali
Molti studi dimostrano che una dieta ricca di carni rosse e carni conservate (salumi e insaccati, wurstel...), un elevato consumo di alcol e l’obesità rappresentano fattori di rischio importanti per questo tumore. Invece i cibi ricchi in fibra che comprendono in generale tutti gli alimenti di origine vegetale (verdura, frutta ma anche legumi e cereali, soprattutto integrali), insieme con latte e aglio, hanno un ruolo protettivo.

Fattori non ereditari

  • età: la malattia, abbastanza rara prima dei 40 anni, è sempre più frequente a partire dai 60 anni, raggiunge il picco massimo verso gli 80 anni e colpisce in egual misura uomini e donne.
  • malattie infiammatorie croniche intestinali (ad esempio il morbo di Chron o la retto colite ulcerosa) e il diabete.
  • l’aver avuto polipi del colon o un tumore del colon-retto.
Fattori genetici
È possibile ereditare il rischio di ammalarsi di tumore del colon-retto se nella propria famiglia si sono manifestate alcune malattie che predispongono alla formazione di tumori intestinali. Sono tra queste la poliposi adenomatosa familiare o il cancro colorettale ereditario non poliposico. Si tratta di malattie trasmesse da genitori portatori di specifiche alterazioni genetiche. La probabilità di trasmettere alla prole il gene alterato è del 50%.
 
Riferimenti bibliografici
  1. Chan AT, Giovannucci EL. Primary prevention of colorectal cancer. Gastroenterology 2010; 138: 2029-43.
  2. Marshall JR. Prevention of colorectal cancer: diet, chemoprevention and lifestyle. Gastroenterol Clin North Am 2008; 37:73-82.
  3. Freeman HJ. Colorectal cancer risk in Crohn disease. World J Gastroenterol 2008; 14:1810-11.
  4. Mellemkjaer L, Olsen JH, Frisch M,. et al. Cancer in ulcerative colitis. Int J Cancer 1995; 60: 330-33.
  5. Czene K, Lichtenstein P, Hemminski K. Environmental and heritable causes of cancer among 9.6 million individuals in the Swedish Family-Cancer Database. int J Cancer 2002; 99: 260-66.
  6. Ponz De Leonm, Benatti P, Rossi G et al. Epidemiology of tumors of the colon and rectum. Ed. Ufficio attività Grafiche, Modena 2006.
  7. Jasperson KW, Tuohy TM, Neklason DW, et al.Hereditary and familial colon cancer. Gastroenterology 2010; 138: 2044-58.
  8. World Cancer Research Fund/American Institute for Cancer Research. Food, Nutrition, Physical Activity and Prevention of Cancer: a global perspective. Washington DC: AICR, 200
Accesso al programma
Il programma si rivolge a tutte le persone, residenti o domiciliate in Piemonte, di età compresa tra i 50 e i 69 anni iscritte al Servizio Sanitario Nazionale. La popolazione selezionata riceve un invito a eseguire il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci (FIT) con cadenza biennale.

La Regione Piemonte ha recentemente modificato il protocollo di screening colorettale ampliando la fascia d’età di invito introducendo l’offerta del test per la ricerca del sangue occulto fecale come test primario di screening, invece della sigmoidoscopia.

L’ampliamento delle fasce di età sarà programmata in modo graduale, nell’arco di 5 anni, con una iniziale estensione degli inviti alle persone tra 50 e 58 anni e il successivo coinvolgimento delle persone di età compresa tra 70 e 74 anni.

Queste modifiche del protocollo di screening hanno l’obiettivo di aumentare la quota di popolazione che può beneficiare dello screening e di incrementare il numero di persone che vi partecipano.

Il test per la ricerca del sangue occulto è raccomandato dalle linee guida italiane ed europee: è un esame non invasivo e per questo l’adesione all’invito è generalmente alta. La ripetizione del test a intervalli biennali è una strategia efficace per la prevenzione dei tumori colorettali. È quindi fondamentale aderire regolarmente agli inviti per ottenere l’effetto protettivo del programma.

Anche la sigmoidoscopia è uno dei test raccomandati nelle linee guida, ma la rispondenza all’invito per questo esame era relativamente bassa. Il suo effetto protettivo si mantiene per oltre 15 anni e per questo le persone che l’hanno eseguita in passato non vengono richiamate per successivi controlli.

Il test dello screening

Il test di screening utilizzato per la prevenzione e diagnosi precoce del tumore del colon-retto è il test immunochimico per la ricerca del sangue occulto nelle feci (Faecal Immunochemical Test – FIT). Il FIT serve a identificare le persone che potrebbero avere tumori o lesioni pre-tumorali chiamate “adenomi”, o più comunemente “polipi”.

Gli adenomi e i tumori, anche in fase precoce, tendono a sanguinare. Con il FIT è possibile rilevare questi sanguinamenti non visibili a occhio nudo. In questo modo è possibile individuare precocemente tumori in una fase in cui possono essere curabili, o adenomi che possono essere asportati, interrompendo una loro eventuale evoluzione verso il cancro invasivo.
 

L’esecuzione del test è semplice: si ritira il kit in farmacia, vi si introduce un piccolo campione di feci, seguendo le istruzioni consegnate insieme alla provetta, e poi si riconsegna la provetta con il campione di feci in farmacia.

Esiti del test di screening

Se non vengono individuati sanguinamenti significativi il test risulta negativo e l’esito è comunicato tramite lettera.

Nel caso di un esito positivo, invece, il programma invita l’utente a eseguire una colonscopia di approfondimento.

Esami di approfondimento

Nel caso di test positivo si esegue una colonscopia, un esame che permette di esplorare il colon per ricercare le lesioni. Si effettua inserendo per via rettale l’endoscopio, uno strumento ottico flessibile attraverso cui il medico può osservare l’interno dell’intestino ed eventualmente rimuovere adenomi di dimensioni contenute. Prima dell’esame è necessario effettuare una preparazione per la pulizia dell’intestino. Inoltre, subito prima di inserire l’endoscopio, viene insufflata dell’aria.

Il ricorso alla colonscopia permette di inviare in chirurgia solo i casi di lesioni più estese.

Limiti dello screening colorettale

I sanguinamenti non sono continui, quindi può accadere che il test risulti negativo anche in presenza di lesioni. Questo è il limite dello screening con FIT, che può essere contenuto ripetendo il test agli intervalli raccomandati. Inoltre è importante recarsi dal proprio medico o contattare il centro di screening qualora si presentino sintomi quali, ad esempio, presenza di sangue nelle feci e/o alternanza persistente di diarrea/stitichezza, anche se l’esame era risultato negativo.

La colonscopia può provocare dolore, generalmente dovuto all’insufflazione di aria, che si risolve in breve tempo con l’espulsione della stessa.

Il rischio di complicanze gravi (perforazione o sanguinamento importante) per la colonscopia totale è pari a circa 3 casi per 1000 esami.