PFAS, le acque del Piemonte sono sicure

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Già oggi rispettati i limiti previsti dalla normativa che sarà in vigore nel 2026
In Regione il punto sui dati con esperti di ARPA, ASL e Università con cui è costante la collaborazione e il coordinamento

Si è riunito al Grattacielo Piemonte il tavolo regionale “Ambiente, clima e salute” di cui fanno parte, oltre ai tecnici regionali, anche ARPA, esperti dell’Università di Torino e del Piemonte Orientale e i referenti delle ASL, per approfondire i contenuti del dossier realizzato da Greenpeace sulla presenza di PFAS in alcune reti idriche di comuni piemontesi e diffuso nei giorni scorsi a mezzo stampa.

Durante il tavolo sono stati esaminati i dati del report e tutti risultano conformi non solo agli attuali parametri di legge, ma sono anche al di sotto dei futuri parametri per la potabilità previsti dalla normativa europea che sarà in vigore dal 2026. Non sono quindi ipotizzabili rischi per la salute pubblica.

Dopo le notizie circolate a mezzo stampa è stato infatti convocato il tavolo con i soggetti coinvolti dalle verifiche di potabilità delle acque piemontesi ed è risultato che, allo stato attuale, sono già oggi rispettati i limiti che saranno in vigore tra due anni.

Già dal 2009, ovvero dieci anni prima dell’entrata in vigore delle attuali soglie, la Regione effettua controlli sulla presenza di Pfas nelle acque superficiali e sotterranee. Al momento, in ragione dell’evoluzione del contesto ambientale, l’Agenzia ha esteso la ricerca e quantificazione di Pfas ad ulteriori 13 molecole per un numero complessivo di 19 sostanze.

Complessivamente nell’arco di un anno si monitorano 652 punti distribuiti sul territorio regionale: 528 punti per le acque sotterranee e 124 punti per quelle superficiali, cioè fiumi e laghi. Nell’ultimo triennio sono stati prelevati e analizzati più di 3300 campioni.

La Regione Piemonte è la prima, e al momento l’unica Regione in Italia, ad aver affrontato la tematica della contaminazione da PFAS attraverso gli scarichi idrici in acque superficiali, formulando limiti specifici da applicare alle principali molecole PFAS oggi note e inserendo limiti cumulativi per molecole di nuova generazione.

In questo contesto vengono fatti circa 100 campionamenti all’anno sulle acque di scarico e anche tali campagne di controllo non hanno rilevato, ad oggi, superamenti dei limiti di legge.