L’abuso di alcol è un fenomeno dalle molte sfaccettature e da tenere sotto controllo dai settori delle dipendenze e prevenzione
Nell’ambito della promozione di stili di vita sani, il consumo di alcol ha assunto un’importanza sempre maggiore, perché è associato a numerose malattie: cirrosi del fegato, malattie cardiovascolari e tumori, malattie neuropsichiatriche, problemi di salute materno-infantile... Inoltre provoca, come effetto immediato, alterazioni psicomotorie che espongono a un aumentato rischio di incidenti stradali, comportamenti sessuali a rischio, infortuni sul lavoro, episodi di violenza, dipendenza.
Impatto sociale ed economico
Il danno causato dall'alcol, oltre che alla persona che beve, può estendersi quindi alle famiglie e alla collettività, gravando sull'intera società. Anche l’impatto economico è notevole: si stima che i costi indotti dal consumo di alcol, nei Paesi ad alto e medio reddito, ammontino a più dell’1% del PIL.
I rischi di danni alcol-correlati (immediati e cronici) e di dipendenza alcolica variano in funzione di diversi fattori: la quantità complessiva di alcol bevuta abitualmente, la quantità di alcol assunta in una singola occasione; le modalità ed il contesto di assunzione dell’alcol. Non è possibile stabilire limiti sotto ai quali i rischi si annullano. Per definire il consumo moderato, le istituzioni sanitarie internazionali e nazionali hanno individuato livelli e caratteristiche di consumo che comportano rischi per la salute modesti, tali da poter essere considerati accettabili. Il consumo di alcol è definito a maggior rischio se sono superati tali limiti.
- Gli indicatori Passi
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Passi misura il consumo di alcol in unità alcoliche standardizzate (UA). L’UA corrisponde a 12 grammi di alcol puro (etanolo), quantità approssimativamente contenuta in una lattina di birra (330 ml), un bicchiere di vino (125 ml) o un bicchierino di liquore (40 ml), alle gradazioni tipiche di queste bevande.
Passi monitora diversi aspetti del consumo a maggior rischio mediante indicatori specifici: 1) consumo abituale elevato: per gli uomini, più di 2 UA medie giornaliere, corrispondenti a più di 60 unità alcoliche negli ultimi 30 giorni, e per le donne, più di 1 unità alcolica media giornaliera, corrispondente a più di 30 unità alcoliche negli ultimi 30 giorni; 2) consumo binge: consumo, almeno una volta negli ultimi 30 giorni, di 5 o più (per gli uomini) o 4 o più (per le donne) unità alcoliche in una singola occasione; 3) consumo esclusivamente o prevalentemente fuori pasto.
Nell’ASL To5 il 56,3% della popolazione dichiara di avere assunto almeno un’unità di bevanda alcolica nell’ultimo mese. Questo dato è del tutto simile a quello nazionale. Nel 90% dei casi questo avviene ai pasti; a livello nazionale questo dato è leggermente superiore. Il consumo a maggior rischio riguarda il 18,9% di quanti fanno uso di alcolici. Anche se non statisticamente significativa, l’informazione si pone al di sopra del valore nazionale, mentre a livello nazionale è evidente una divisione in “fasce” del Paese abbastanza netta.
- Quali sono le caratteristiche delle persone con consumo a maggior rischio?
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Il problema riguarda soprattutto la popolazione più giovane, è la differenza è statisticamente significativa fra chi ha più o meno di 35 anni. Altrettanto significativa è la disparità che permane fra uomini e donne, mentre non ci sono differenze fra persone italiane e straniere. Il livello d’istruzione, pur mostrando un andamento diseguale a svantaggio delle categorie più colte, non raggiunge la significatività statistica. Ambiguo è l’utilizzo di alcol letto in funzione delle difficoltà economiche.
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- Quali sono le caratteristiche delle persone con consumo binge?
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Per quanto riguarda il consumo episodico, l’assunzione eccessiva di alcol in una singola occasione (binge drinking), comporta un sostanziale incremento di rischio di lesioni traumatiche e di altri effetti nocivi.
Sono generalmente fissati livelli soglia differenti nei due sessi, e precisamente:
- per gli uomini 5 o più unità alcoliche in una sola occasione
- per le donne 4 o più unità alcoliche in una sola occasione.
Livelli di consumo sopra queste soglie sono classificati come “consumo binge”.
Nella nostra azienda questo comportamento riguarda l’8,6% (IC 95% 6,7-11) di quanti dichiarano di assumere bevande alcoliche, dato analogo a quanto si registra in Piemonte e in Italia.Poiché quest’abitudine riguarda una minoranza dei residenti, il campione aziendale non garantisce una corretta inferenza: le differenze fra categorie di persone non sono mai significative da un punto di vista statistico.
Nel confronto con le altre Regioni, il Piemonte è in linea con il valore medio nazionale. E’ tuttavia un fenomeno in crescita e al quale va posta una particolare attenzione. Per questo la sanità sta monitorando costantemente il fenomeno.
- Qual è l’attenzione degli operatori sanitari al consumo di alcol?
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I medici di medicina generale e gli altri operatori sanitari dovrebbero cercare sistematicamente di individuare, tra i loro assistiti, coloro per cui il bere alcol è diventato o sta diventando un problema e un rischio. Dalla voce degli assistiti Passi rileva se il medico si è informato sull’abitudine a bere alcol e se ha fornito consigli al riguardo.
I soggetti che affermano di bere e che hanno avuto, nell’ultimo anno, almeno un contatto con il proprio medico di famiglia sono un sottogruppo di dimensioni piuttosto modeste e a volte poco informativo al livello locale. Nell’ASL To5 solo 1-2% dei soggetti a rischio dichiarano di aver ricevuto qualche consiglio da un operatore sanitario riguardo al loro uso di bevande alcoliche, ma la numerosità campionaria è troppo limitata. A livello nazionale e regionale ci si attesta intorno al 7%.
- Conclusioni
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Nell’ASL To5 si stima che quasi un bevitore su cinque abbia abitudini di consumo considerate a maggior rischio per quantità o modalità di assunzione e che i giovani sotto i 35 anni abbiano un’esposizione maggiore a questa cattiva abitudine. A differenza di molti altri fattori di rischio comportamentali, il consumo di alcol è maggiore fra le persone con un livello culturale elevato.
In base alle indicazioni del programma Guadagnare Salute, è importante che gli operatori sanitari, in particolare i Medici di Medicina Generale, dedichino attenzione al consumo di alcol dei propri assistiti, in modo da consentire l'identificazione precoce dei soggetti a rischio e il counselling.
Secondo i dati Passi solo una minoranza dei medici e degli altri operatori sanitari si informa riguardo al consumo di alcol dei propri assistiti; inoltre, solo poche persone con consumi a maggior rischio riferiscono di aver ricevuto dal proprio medico il consiglio di moderare il consumo. Questa è quindi un’area d’intervento in cui sono possibili grandi miglioramenti.
Per quanto riguarda gli interventi finalizzati a ridurre i danni causati dall’alcol, è stata dimostrata l’efficacia di politiche e normative che intervengono sulle caratteristiche della commercializzazione dell’alcol, in particolare il prezzo, la reperibilità e l’accessibilità del prodotto.
Quindi, è fondamentale intervenire sul contesto per rendere più facili le scelte salutari: far diventare l’alcol meno facilmente reperibile ed eliminare la pubblicità di bevande alcoliche, rappresentano interventi appropriati per la riduzione degli effetti nocivi dall’alcol.
Inoltre, le campagne d’informazione e i programmi di educazione alla salute giocano un ruolo chiave nella sensibilizzazione sull’argomento, favorendo l’accettazione di politiche e misure rivolte alla riduzione del consumo.