Alla luce delle notizie che periodicamente vengono divulgate a livello mediatico riguardanti la presenza di TFA nelle acque potabili, si forniscono le seguenti informazioni al fine di evitare ingiustificati allarmismi.
L'acido Trifluoroacetico (TFA) appartiene alla categoria dei PFAS, un gruppo di sostanze chimiche di origine antropica caratterizzate dalla resistenza a calore, acqua e oli. In particolare, il TFA è un PFAS a catena ultra corta con una struttura chimica che lo rende altamente stabile e mobile nell’ambiente.
La presenza di TFA deriva da varie fonti, tra cui processi industriali, la degradazione di PFAS a catena lunga e come sottoprodotto di refrigeranti e altri gas fluorurati. È anche un prodotto noto della degradazione di pesticidi contenenti PFAS. Le misure di controllo per ridurne la presenza nell'ambiente hanno riguardato e riguardano il divieto di utilizzo di alcuni gas refrigeranti e il progressivo divieto di impiego di alcuni pesticidi in agricoltura, ma il livello di contaminazione ambientale rimane elevato.
Si tratta pertanto di una sostanza ubiquitaria, presente anche a nell'aria e che quindi viene normalmente trovata anche nella pioggia. Nel corso degli anni le ricerca hanno consentito di rilevare il TFA in fonti d’acqua in tutto il mondo, inclusi gli Stati Uniti, dove si è osservato un aumento di sei volte delle concentrazioni di TFA in 23 anni. In tutta Europa, il TFA è stato rilevato nel 94% delle acque erogate dai rubinetti in concentrazioni che nel 79% dei campioni che superano i 500 ng/l il limite della Direttiva Europea per l’acqua potabile per il totale dei PFAS con valori sino a 17.000 ng/l.
I rischi per la salute associati al consumo di TFA sono ancora in fase di studio. I potenziali effetti negativi del TFA sono probabilmente sovrapponibili a quelli degli altri PFAS ma la possibile tossicità, tenuto conto che si tratta di una molecola ha un tempo molto breve di presenza nell'organismo, richiede per manifestarsi una esposizione a livelli molto elevati. Per questo le valutazioni da parte delle autorità sanitarie, a livello internazionale, sui rischi per la salute umana derivanti dall’esposizione ambientale al TFA indicano che i livelli attuali non rappresentano rischi significativi.
Per lo stesso motivo attualmente la Commissione Europea ha stabilito nelle proprie linee guida che i valori di TFA rilevati non rientrano tra quelli utilizzabili per determinare il valore limite previsto dalla normativa europea per i PFAS di 500 ng/l.
In linea con quanto avviene negli altri Paesi europei, anche in Italia a breve sarà introdotto un valore limite per la presenta di TFA nelle acque potabili che, nella bozza di modifica al DLGS 18 è previsto essere di 10.000 ng/l.
L'attenzione della Regione Piemonte sulla problematica PFAS nelle acque potabili è molto elevata e sono stati recentemente pubblicati i risultati degli specifici controlli effettuati da ASL e Gestori idro-potabili in collaborazione la Direzione Ambiente e con ARPA: l'acqua potabile in Piemonte è sicura.