Torino, trapianto di fegato rivitalizzato attraverso perfusione normotermica

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L'ultima frontiera nei trapianti di fegato: l'intervento è stato eseguito presso l'ospedale Molinette di Torino

È stato trapiantato con successo un fegato rivitalizzato con una macchina di perfusione normotermica su un uomo di 66 anni, presso il Centro trapianti di fegato dell'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, diretto dal prof. Renato Romagnoli
 
La scoperta a novembre dell’anno scorso di un doppio tumore al fegato insorto su una cirrosi fino ad allora non diagnosticata: una sentenza pesante per un veterinario di Viterbo di 66 anni ancora in attività. Da lì l’inizio di una corsa contro il tempo per cercare una possibilità di cura nei maggiori centri di riferimento in Italia. E quindi l’approdo all’ospedale Molinette di Torino.
Prima di tutto le terapie per arginare o perlomeno far regredire almeno in parte la malattia tumorale, che fin dall’inizio si era dimostrata voluminosa e aggressiva. Quindi, a gennaio 2019, sono state eseguite due termoablazioni percutanee (“bruciature del fegato”), eseguite presso la Radiologia interventistica del prof. Paolo Fonio. Poi, a maggio, dopo aver riscontrato un'iniziale buona risposta alle terapie, l’ingresso in lista in attesa per un trapianto di fegato da fare il più rapidamente possibile, presso il Centro Trapianti diretto dal professor Renato Romagnoli.

Ed ecco pochi giorni fa la possibilità di un donatore di fegato compatibile deceduto, ma i cui organi potevano essere prelevati per trapianto, grazie al gesto di altruismo e generosità dei familiari. Purtroppo è stato subito evidente che il fegato del donatore presentava caratteristiche tali da farlo ritenere non ottimale seguendo le tecniche tradizionali di preservazione d’organo, la cosiddetta preservazione "a freddo"’ (cioè conservazione in ghiaccio dopo il prelievo).
 
Nuove tecnologie biomediche sono oggi disponibili nel campo dei trapianti di fegato, tra cui la possibilità di rivitalizzare il fegato prelevato e valutarne in sicurezza la funzionalità al di fuori del corpo del donatore, prima dell'impianto nel ricevente.
Per fare questo è stata utilizzata la nuovissima tecnica detta NMP (Normothermic Machine Perfusion), ovvero la perfusione "a caldo", alla temperatura di 37 gradi, del fegato donato. Con lo sforzo comune e il lavoro notturno di tutto un ospedale, ed in particolare dei centri di Coordinamento Regionale, della Banca del Sangue delle Molinette, del Laboratorio Analisi e del Coordinamento Infermieristico e di Sala Operatoria del Centro Trapianto Fegato, è stato eseguito con successo il trapianto epatico sul paziente.
 
Dopo il prelievo dal donatore, il fegato è stato trasportato nella sala operatoria del Centro Trapianti, dove è stato sottoposto alla procedura di NMP. Già dopo 2 ore di vita "artificiale" in macchina si è capito che la funzione dell’organo si stava riprendendo in modo ottimale, quasi insperato. Ciò ha consentito di procedere con l’anestesia del paziente e con l’intervento chirurgico di rimozione del fegato malato. Dopo 5 ore di perfusione, il fegato è stato quindi impiantato sul ricevente: la risposta  post-trapianto è stata da subito molto buona e a distanza di alcuni giorni, il paziente è in via di dimissione.
 
Oggi le tecniche di perfusione d'organo "ex vivo" stanno entrando nella pratica clinica, nelle loro varie forme di utilizzo coinvolgendo più di un terzo dei trapianti di fegato e permettendo di migliorane gli esiti precoci.
 
Questa nuova tecnica "a  caldo" permette di fare un passo oltre:
rigenerare e utilizzare in sicurezza organi che altrimenti sarebbero scartati per un rischio troppo elevato per il ricevente