Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) e sul Deposito Nazionale di rifiuti radioattivi

Rivolto a
Cittadini
Enti pubblici
Imprese e liberi professionisti
Terzo settore

Nessuno. I siti sono stati individuati in base all’applicazione dei criteri di esclusione previsti dalla Guida Tecnica n. 29 dell’ISPRA/ISIN.

L’intero processo di localizzazione, fino alla individuazione, la caratterizzazione tecnica di dettaglio e la conferma dell’idoneità del sito del Deposito Nazionale (qualifica del sito) è un processo di tipo progressivo e iterativo, articolato in più fasi di approfondimento crescente, codificate nella Guida Tecnica 29 dell’ISPRA e nella SSG-29 della IAEA. Nel corso di tali fasi, che interesseranno le aree idonee per le quali i territori in cui ricadono avranno manifestato interesse all’approfondimento delle indagini, dovranno essere svolti studi, analisi e indagini, volti a descrivere in dettaglio il sito per quanto attiene agli aspetti geologici, biologici e antropici e a valutare approfonditamente la sicurezza ai fini della protezione della popolazione e dell’ambiente. Il processo di caratterizzazione e modellazione di sito procederà in parallelo e in continua interazione con le attività di progettazione ingegneristica e le analisi di sicurezza topiche.

La caratterizzazione degli aspetti antropici di maggior dettaglio (es. la presenza di eventuali cascine/edifici sparsi presenti all’interno delle aree), delle zone di pregio agricolo e degli aspetti naturalistici, compresi quindi anche quelli relativi alla presenza di specie/habitat di Direttive e di interesse conservazionistico, verranno considerati con ampio dettaglio in fase di applicazione dei Criteri di Approfondimento, di cui alla Guida Tecnica n. 29 di ISPRA/ISIN e saranno oggetto di indagini e studi approfonditi che interesseranno le aree idonee, una volta definita la CNAI, per le quali i territori avranno manifestato interesse all’approfondimento delle indagini.

Le ulteriori indagini e studi, volti alla localizzazione del sito idoneo all’interno dell’area, saranno condotti in accordo con le modalità e le linee guida delineate in dettaglio nel capitolo 5 (§ 5.12 Ambito di Caratterizzazione – Aspetti antropici) del documento DNGS00200 - Progetto Preliminare DNPT: Criteri e contenuti per la definizione del programma delle indagini per la qualificazione del sito, consultabile su www.depositonazionale.it.

Si precisa che sin d’ora , nell’elaborazione dell’ordine di idoneità delle API, si è tenuto conto anche delle zone di pregio agricolo su scala nazionale e tale analisi è stata effettuata in base alla banca dati messa a disposizione della fondazione Qualivita.

In fase di esclusione sono stati utilizzati documenti di carattere omogeneo a livello nazionale. La cartografia a livello regionale/locale (ad esempio, con riferimento all’osservazione sull’area TO-7 la carta geologica della Prof.ssa FORNO) e altri documenti di analoga valenza saranno presi in considerazione nelle fasi di approfondimento, a scala di maggior dettaglio. Allo stato attuale sarebbe opportuno che i documenti, come ad esempio il documento della Prof.ssa Forno, pervenissero sotto forma di Proposta Tecnica specifica per l’area in oggetto nell’ambito della Consultazione Pubblica all’indirizzo consultazionepubblica@pec.depositonazionale.it oppure tramite applicativo web denominato “Portale Consultazione pubblica DNPT” accessibile dalla sezione “Consultazione Pubblica” del sito www.depositonazionale.it.

Dalle analisi effettuate non risulta che il Lago della Spina possa rappresentare un fattore di rischio idraulico per l’area TO-7. Eventuale ulteriore documentazione specifica di supporto per l’area in oggetto potrà essere inviata sotto forma di Proposta Tecnica specifica nell’ambito della Consultazione Pubblica all’indirizzo consultazionepubblica@pec.depositonazionale.it oppure tramite applicativo web denominato “Portale Consultazione pubblica DNPT” accessibile dalla sezione “Consultazione Pubblica” del sito www.depositonazionale.it.

Le verifiche sulla falda verranno comunque effettuate.

L’area TO-7 ricade nella Transition Zone (Area di Transizione) della Riserva “Collina Po” del Programma Man and the Biosphere (MaB) UNESCO(1) che individua quei territori che rappresentano un modello di convivenza armonica uomo-ambiente e che offrono, attraverso l’integrazione della biodiversità e della conservazione dei servizi ecosistemici nelle strategie economiche locali, soluzioni per le sfide future dell'umanità. Sulla base di quanto riportato nelle Linee guida Nazionali per le Riserve della Biosfera, nelle aree di transizione “sono incoraggiate e sviluppate le pratiche di utilizzazione sostenibile delle risorse; è la parte della riserva in cui sono permesse tutte le attività che consentano lo sviluppo economico e umano, socio-culturalmente ed ecologicamente sostenibile”.

Inoltre, le aree protette legalmente istituite non sono ricadenti al suo interno e le aree di transizione non presentano alcun vincolo (urbanistico, giuridico, relativo alle pratiche agricole e/o venatorie), come evidenziato nella nota 0047364/PNM del 21/10/2013 dell’allora Direttore Generale del MATTM, Dott. Renato Grimaldi.

L’appartenenza ad una Transition Zone non preclude, quindi, a priori la localizzazione del Deposito Nazionale ma richiede la puntuale verifica dei requisiti di eco-sostenibilità che potrà essere condotta dagli Enti preposti nell’eventuale successiva fase di localizzazione.

Per quanto riguarda la presenza di SIC e ZPS si rinvia alla FAQ n. 2

I temi sono trattati nei documenti DNGE00054 “Deposito Nazionale e Parco Tecnologico-Benefici diretti al territorio”, DNGE00053 “Deposito Nazionale e Parco Tecnologico-Benefici occupazionali”, DNPT00089 "Parco Tecnologico-Indicazioni di massima delle strutture e dei potenziali benefici al Territorio".

Le indagini tecniche per la qualificazione del sito si realizzeranno in una fase successiva. Al riguardo si rinvia al documento DNGS00200 "Criteri e contenuti per la definizione del programma delle indagini tecniche per la qualificazione del sito".

Nel CSA (Complesso Alta Attività) verranno temporaneamente stoccati i rifiuti a media alta attività che andranno a deposito geologico (ipotesi geologico europeo).

Al momento non viene apposto alcun vincolo.

Nel corso dell’elaborazione della CNAPI si è tenuto conto delle “aree di ricarica degli acquiferi profondi” così come definite nel Piano di Tutela delle Acque (PTA) della Regione Piemonte del 2007 e nella sua revisione del 2018 (in attesa di approvazione da parte del Consiglio Regionale – proposta di approvazione di cui alla D.G.R. n. 64-8118 del 14 dicembre 2018). In particolare, sono stati presi in considerazione i criteri che hanno condotto alla loro definizione e individuazione cartografica, facendo riferimento ai documenti tecnici e alla bibliografia scientifica a supporto del PTA (2007 e 2018).

La presenza delle “aree di ricarica degli acquiferi profondi” è stata valutata, correlandola ad altri parametri quali-quantitativi relativi alla risorsa idrica sotterranea, nella applicazione del criterio di esclusione CE14. Si veda a tal proposito il capitolo 14 “CE14 – esclusione delle aree caratterizzate dalla presenza nota di importanti risorse del sottosuolo” del documento DNGS00102 consultabile su www.depositonazionale.it.

Come già sopra evidenziato, l’intero processo di localizzazione, fino alla individuazione, la caratterizzazione tecnica di dettaglio e la conferma dell’idoneità del sito del Deposito Nazionale (qualifica del sito) è un processo di tipo progressivo e iterativo, articolato in più fasi di approfondimento crescente, codificate nella Guida Tecnica 29 dell’ISPRA e nella SSG-29 della IAEA. Nel corso di tali fasi, che interesseranno le aree idonee per le quali i territori in cui ricadono avranno manifestato interesse all’approfondimento delle indagini, dovranno essere svolti studi, analisi e indagini, volti a descrivere in dettaglio il sito per quanto attiene agli aspetti geologici, biologici e antropici e a valutare approfonditamente la sicurezza ai fini della protezione della popolazione e dell’ambiente. Il processo di caratterizzazione e modellazione di sito procederà in parallelo e in continua interazione con le attività di progettazione ingegneristica e le analisi di sicurezza.

Per quanto concerne gli aspetti relativi alla caratterizzazione idrogeologica (anche quelli relativi alla presenza e alle caratteristiche delle superfici di ricarica degli acquiferi profondi), questi saranno oggetto di indagini e studi approfonditi in accordo con le modalità e le linee guida delineate in dettaglio nel capitolo 5 (§ 5.3 Ambito di Caratterizzazione – Idrogeologia) del documento DNGS00200 - Progetto Preliminare DNPT: Criteri e contenuti per la definizione del programma delle indagini per la qualificazione del sito consultabile su www.depositonazionale.it.

Allo stato attuale è ipotizzato un piano di conferimento per tutta la durata dell’esercizio del Deposito che vedrà il trasporto dei rifiuti pregressi svilupparsi in 12-15 anni.

Valutazioni specifiche sono previste in fase di progettazione definitiva, ovvero una volta individuato il sito di deposito e, comunque, nell’ambito dello Studio di Impatto Ambientale.

Per quanto attiene ai siti Sogin si conferma che la gestione e il mantenimento in sicurezza dei siti viene effettuato con i più elevati standard per garantire la sicurezza dei lavoratori, dell’ambiente e della popolazione compresa la tutela da eventi straordinari/terroristici grazie anche al supporto delle forze dell’ordine.

Si conferma che i centri abitati di Casanova, Vallongo, Favari e Tunetti sono stati presi in considerazione ed esclusi in applicazione del CE12 della GT 29 dell’ISPRA, come descritto nel capitolo 12 “CE12 - esclusione delle aree che non siano ad adeguata distanza dai centri abitati” del documento DNGS00102 (Basi teoriche e modalità di applicazione dei criteri per la realizzazione della CNAPI) consultabile su www.depositonazionale.it.

Per quanto riguarda i criteri di approfondimento CA6/10/11/13 (le condizioni meteo climatiche della zona, la presenza di SIC e ZPS , la presenza di rinvenimenti di epoca medievale, di una necropoli romana, dell’ Abazia di Casanova) si rinvia alla FAQ n. 2

Si premette che nella CNAPI non sono rappresentati i dati che provengono da informazioni raccolte localmente e non da database pubblici e sono stati utilizzati a complemento dei dati ufficiali.

L’effettiva puntuale soggiacenza della falda nonché la circolazione idrica sotterranea delle aree verranno compiutamente definite nelle eventuali successive fasi del processo di localizzazione, sulla base di sistematiche osservazioni pluristagionali dei livelli di falda e delle portate dei corsi d’acqua.

L’intero processo di localizzazione, fino alla individuazione, la caratterizzazione tecnica di dettaglio e la conferma dell’idoneità del sito del Deposito Nazionale (qualifica del sito) è un processo di tipo progressivo e iterativo, articolato in più fasi di approfondimento crescente, codificate nella Guida Tecnica 29 dell’ISPRA e nella SSG-29 della IAEA. Nel corso di tali fasi, che interesseranno le aree potenzialmente idonee per le quali i territori in cui ricadono avranno manifestato interesse all’approfondimento delle indagini, dovranno essere svolti studi, analisi e indagini, volti a descrivere in dettaglio il sito per quanto attiene agli aspetti geologici, biologici e antropici e a valutare approfonditamente la sicurezza ai fini della protezione della popolazione e dell’ambiente. Il processo di caratterizzazione e modellazione di sito procederà in parallelo e in continua interazione con le attività di progettazione ingegneristica e le analisi di sicurezza. Per quanto concerne gli aspetti relativi alla caratterizzazione idrogeologica, questi saranno oggetto di indagini e studi approfonditi in accordo con le modalità e le linee guida delineate in dettaglio nel capitolo 5 (§ 5.3 Ambito di Caratterizzazione – Idrogeologia) del documento DNGS00200 - Progetto Preliminare DNPT: Criteri e contenuti per la definizione del programma delle indagini per la qualificazione del sito consultabile su www.depositonazionale.it.

La flessibilità del progetto preliminare ha consentito di identificare possibili articolazioni delle soluzioni progettuali che non interferiscono con gli edifici esistenti.

Si rinvia all’”Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi”, pubblicato sul sito dell’ISIN (http://www.isinucleare.it/it/pubblicazioni/inventari)

La Direzione Ambiente, Energia e Territorio ha avviato un’attività di istruttoria tecnica della documentazione pubblicata dalla Sogin, con i funzionari regionali competenti per materia e l’Arpa Piemonte, al fine di predisporre un documento che illustri unitariamente eventuali osservazioni e proposte tecniche della Regione, da sottoporre alla Sogin, quale contributo alla successiva elaborazione della CNAI (Carta nazionale delle aree idonee), come previsto dal d.lgs 31/2010.

Nell’ambito dell’istruttoria tecnica condotta dai funzionari regionali, che vede in campo tutte le competenze tecniche e professionali della Regione, oltre agli aspetti più propriamente tecnici (es. aspetti geologici, sismici, idrogeologici) verranno esaminate anche le tematiche inerenti le produzioni agricole di particolare qualità e tipicità, la tutela del paesaggio, nonché gli aspetti antropici e il tema della presenza di habitat e di specie vegetali e animali e/o specie di interesse conservazionistico.

Si rinvia a quanto illustrato dalla Livanova e dall’Arpa nel corso della riunione del Tavolo della Trasparenza del 20 settembre 2020, nonché alle relazioni pubblicate dall’Arpa sul sito istituzionale

Si rinvia a quanto illustrato dalla Livanova e dall’Arpa nel corso della riunione del Tavolo della Trasparenza del 20 settembre 2020, nonché alle relazioni pubblicate dall’Arpa sul sito istituzionale

Come riportato nel documento DNGS00102, nel corso della redazione della CNAPI, le aree non escluse risultanti dai primi livelli di applicazione dei criteri sono state sottoposte all’ente preposto (ENAC) che ha svolto un’analisi delle possibili criticità (si veda anche rapporto ENAC DNGS00303 disponibile sul sito www.depositonazionale.it). Per quanto riguarda l’area TO-7, avendo ritenuto congrua una distanza di esclusione di 15 km dagli aeroporti “code 4” come Torino Caselle, ENAC non ha rilevato criticità per l’area TO-7, che è ubicata ad oltre 30 km dall’aeroporto.

In linea con la SSG29, ulteriori approfondimenti dovranno essere svolti nelle successive fasi della localizzazione (site characterization and site confirmation) nell’ambito delle quali verrà individuato, all’interno delle aree che avranno manifestato l’interesse ad ospitarlo, il sito dove realizzare il deposito.

Tutte le osservazioni e le proposte ricevute sono state analizzate e valutate da Sogin ai fini del loro possibile recepimento in questa fase della localizzazione del DN. Sulla base di tali valutazioni, e della verifica di eventuali interferenze con le aree derivanti dagli aggiornamenti dei database di rifermento utilizzati per la redazione della CNAPI, è stata redatta una proposta di CNAI consegnata 15 marzo scorso al MiTE. Al momento, come previsto dal comma 6 dell’art. 27 del D.lgs. 31/2010, è in corso la verifica di ISIN volta ad esprimere il suo parere tecnico al MiTE.

Tutte le osservazioni e le proposte ricevute sono state analizzate e valutate da Sogin ai fini del loro possibile recepimento in questa fase della localizzazione del DN. Sulla base di tali valutazioni, e della verifica di eventuali interferenze con le aree derivanti dagli aggiornamenti dei database di rifermento utilizzati per la redazione della CNAPI, è stata redatta una proposta di CNAI consegnata 15 marzo scorso al MiTE. Al momento, come previsto dal comma 6 dell’art. 27 del D.lgs. 31/2010, è in corso la verifica di ISIN volta ad esprimere il suo parere tecnico al MiTE.

Tutte le osservazioni e le proposte ricevute sono state analizzate e valutate da Sogin ai fini del loro possibile recepimento in questa fase della localizzazione del DN. Sulla base di tali valutazioni, e della verifica di eventuali interferenze con le aree derivanti dagli aggiornamenti dei database di rifermento utilizzati per la redazione della CNAPI, è stata redatta una proposta di CNAI consegnata 15 marzo scorso al MiTE. Al momento, come previsto dal comma 6 dell’art. 27 del D.lgs. 31/2010, è in corso la verifica di ISIN volta ad esprimere il suo parere tecnico al MiTE.

Le proposte arrivate nel corso della Consultazione Pubblica sono state in parte recepite nel nuovo Ordine inviato al MiTE insieme alla proposta di CNAI

L’art. 27 del D.lgs. 31/2010 individua due fasi per l’invio delle osservazioni, ovvero una prima fase di 180 giorni che è stata successiva alla pubblicazione della CNAPI e una fase di 30 giorni successiva al Seminario Nazionale, momento di confronto previsto dalla norma tra Sogin e i portatori di interesse.

La proposta di carta nazionale delle aree potenzialmente idonee è stata predisposta da Sogin applicando i criteri di esclusione e, in alcuni casi ove possibile, di approfondimento della GT 29 all’intero territorio nazionale. La base dati utilizzata per la redazione della carta e i successivi aggiornamenti proposti da Sogin, nelle more dell’emissione del nulla osta alla pubblicazione, ha compreso un insieme di dati immediatamente disponibili ed utilizzabili, raccolti in modo sistematico per il territorio nazionale, nonché una serie di indagini preliminari. Le indagini tecniche di dettaglio avverranno solo a seguito della pubblicazione della CNAI sulle aree per le quali i territori avranno inviato le manifestazioni di interesse e/o avviato le trattative bilaterali di cui al comma 7 art. 27 del D.lgs 31/2010.

Tutte le osservazioni e le proposte ricevute sono state analizzate e valutate da Sogin ai fini del loro possibile recepimento in questa fase della localizzazione del DN. Sulla base di tali valutazioni, e della verifica di eventuali interferenze con le aree derivanti dagli aggiornamenti dei database di rifermento utilizzati per la redazione della CNAPI, è stata redatta una proposta di CNAI consegnata 15 marzo scorso al MiTE. Al momento, come previsto dal comma 6 dell’art. 27 del D.lgs. 31/2010, è in corso la verifica di ISIN volta ad esprimere il suo parere tecnico al MiTE.

Tutte le osservazioni e le proposte ricevute sono state analizzate e valutate da Sogin ai fini del loro possibile recepimento in questa fase della localizzazione del DN. Sulla base di tali valutazioni, e della verifica di eventuali interferenze con le aree derivanti dagli aggiornamenti dei database di rifermento utilizzati per la redazione della CNAPI, è stata redatta una proposta di CNAI consegnata 15 marzo scorso al MiTE. Al momento, come previsto dal comma 6 dell’art. 27 del D.lgs. 31/2010, è in corso la verifica di ISIN volta ad esprimere il suo parere tecnico al MiTE.

In merito alle considerazioni sul come dare attuazione alle disposizioni previste dalla Mozione unitaria 1/00414, si possono sintetizzare le seguenti considerazioni.

Nello specifico:

  • “ottenere un maggiore coinvolgimento di territori e comunità anche allargando la platea a soggetti che possono partecipare”. Su questo aspetto si conferma che Sogin ha dato la possibilità di partecipare a chiunque ne abbia fatto richiesta anche se non strettamente indicato nell’art 27 comma 3, al fine di garantire la massima partecipazione possibile;
  • “prevedere, per il progetto di deposito garanzie aggiuntive”. Su questo aspetto si conferma che Sogin ha definito, nello sviluppo del progetto di DNPT, le maggiori garanzie possibili in termini di sicurezza per l’ambiente, i lavoratori e la popolazione, nel rispetto dei migliori standard europei di per se molto stringenti;
  • “approfondire il tema delle aree insulari”. Questo aspetto è stato valutato sia in fase di CNAPI che in fase di elaborazione della proposta di CNAI. Si conferma che la presenza di aree all’interno delle isole comporta una valutazione in termini di Ordine di Idoneità per le aree ma di per sé la mera insularità non è un requisito che compromette l’idoneità delle aree in relazione ai criteri della GT 29;
  • “Valutare l’esclusione dei territori patrimonio dell’umanità Unesco”. Questo aspetto è stato più volte ripreso anche durante i lavori del seminario formando oggetto di osservazioni specifiche. Si conferma che già tutti i territori patrimonio dell’Unesco sono stati esclusi dalla CNAPI nell’ambito dell’applicazione del criterio CA11 della GT29. Peraltro, è quanto evidenziato anche nei documenti a corredo della CNAPI pubblicati il 5 gennaio 2021;
  • “avviare contestualmente all’iter per il deposito, i processi per lo smantellamento dei depositi provvisori”. Alla realizzazione del deposito nazionale conseguirà lo svuotamento dei depositi provvisori. Giova evidenziare che il processo di demolizione dei depositi provvisori sarà avviato e portato a termine solo dopo il loro svuotamento. Ciò presuppone che l’entrata in esercizio del DNPT non può andare in parallelo alla demolizione dei depositi provvisori, ma determinerà un tipico processo in serie;
  • “prevedere indennizzi congrui per i proprietari dei terreni interessati”. Questo aspetto sarà definito dettagliatamente quando sarà individuato il sito idoneo.

Rispetto ad altri punti individuati nella mozione parlamentare, si rappresenta inoltre che Sogin ha garantito cosi come rappresentato nella mozione la completa accessibilità dei documenti prodotti (comprese le osservazioni presentate) attraverso portale WEB appositamente dedicato.

Quanto all’aspetto legato al punto 17) della mozione, ovvero “a verificare con Sogin s.p.a. se siano state presi in considerazione nell’elaborazione della CNAPI le aree militari dismesse o in fase di dismissione, o aree destinate a siti produttivi dismessi o in corso di dismissione e, in caso contrario, a richiedere a Sogin s.p.a., senza interrompere o minimamente rallentare l’iter avviato, di effettuare tale verifica, al fine di integrare nella carta eventuali ulteriori siti potenzialmente idonei;”, si segnala che trattasi di ambito che sarà oggetto di ulteriori approfondimenti istruttori.

Il fattore trasporti è un elemento preso in considerazione già nella prima formulazione dell’Ordine di Idoneità. Nel corso della Consultazione Pubblica sono pervenute ulteriori proposte che sono state in parte recepite nel nuovo Ordine inviato al MiTE insieme alla proposta di CNAI.

Con riferimento ai punti 7 e 21 delle “raccomandazioni, suggerimenti, condizioni ed osservazioni” elencate all’art. 1 del DM del Ministero dell’Ambiente n. 340 del 12 dicembre 2018 si evidenzia che le tematiche ivi contenute sono state oggetto di approfondimento nell’ambito della redazione della “Dichiarazione di Sintesi”, parte integrante della documentazione afferente alla procedura di VAS espletata. Inoltre, in occasione dell’aggiornamento del PN dovrà essere valutata la necessità di procedere eventualmente anche con la rivalutazione di tali aspetti. Le condizioni previste dal CE15 sono state tenute in debito conto già durante la redazione della CNAPI, tanto che le aree RIR e quelle direttamente interessate da possibili effetti di inondazione determinati dalla presenza di dighe e sbarramenti idraulici artificiali, sono state escluse proprio in virtù dell’applicazione di detto criterio.

L’analisi di rischio a breve, medio e lungo termine che verrà svolta non appena i dati sito-specifici necessari saranno disponibili, comprenderà la simulazione sia degli scenari qui richiamati, sia di tutti quelli previsti dalla normativa, linee guida ecc. nazionali ed internazionali.

In relazione a quanto richiamato nell’osservazione circa le caratteristiche costruttive della barriera di fondo previste nell’All. 1 del D.lgs. 121/2020 per le discariche controllate per rifiuti pericolosi, fermo restando che il DN non rientra nel campo di applicazione del Decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 ss.mm.ii., si ricorda che la logica costruttiva del Deposito Nazionale è basata su un sistema multi-barriera: manufatto, modulo, cella e copertura superficiale, ben più ridondante delle due barriere (barriera di fondo/fronti e copertura superficiale) previste per le discariche controllate di rifiuti pericolosi. Ciò premesso si ribadisce anche in questa sede che le caratteristiche geologiche ed idrogeologiche di un’area, in particolare se caratterizzata dalla presenza di una zona insatura, concorrono certamente alla protezione del suolo, del sottosuolo e delle acque sotterranee, nonché alla formazione della barriera di base.

Sempre in merito a questo argomento appare opportuno premettere come la tematica tecnica attenzionata sia stata oggetto di trattazione generale (non riferita a specifiche aree) durante i lavori del Seminario Nazionale – sessione Piemonte, una procedura consultiva avente come obiettivo principale quello di coinvolgere nel processo partecipativo il maggior numero possibile dei portatori di interesse, a prescindere dalla loro conoscenza o formazione tecnico-scientifica. In tale contesto il Seminario Nazionale ha adottato uno stile comunicativo immediato e ampiamente divulgativo al grande pubblico, che fosse, al contempo, in linea con i principi scientifici sulla base dei quali è stato impostato tutto il lavoro fin qui svolto.

Pertanto, il termine “barriera” utilizzato durante l’intervista condotta nel corso del seminario, in analogia con le barriere ingegneristiche previste dal progetto ed in sintonia con le premesse della Guida Tecnica n. 291, aveva lo scopo di spiegare il razionale del criterio CE 10 della stessa Guida per cui la probabilità di accadimento della diffusione di radionuclidi nella biosfera, eventualmente veicolati dalle acque sotterranee, risulta inversamente proporzionale allo spessore della zona insatura.

La zona insatura è stata pertanto assimilata ad una “barriera” atta a ostacolare e/o ritardare la diffusione di inquinanti verso le acque sotterranee. Tale concetto peraltro deve ritenersi ampiamente acclarato da decenni nella letteratura scientifica nazionale ed internazionale per la valutazione della vulnerabilità degli acquiferi per la quale il parametro della “soggiacenza”, ossia la profondità della superficie piezometrica misurata rispetto al piano campagna. Di qui l’importanza dello spessore della zona insatura quale parametro che influenza notevolmente la vulnerabilità degli acquiferi: maggiore è tale valore, minore è la vulnerabilità (ANPA, 2001 - “Linee–guida per la redazione e l’uso delle carte della vulnerabilità degli acquiferi all’inquinamento”)

Per completezza di informazione appare opportuno chiarire che l’efficacia di tale “barriera” nell’ostacolare/rallentare il trasporto dei radionuclidi verso la falda dovrà essere quantificata solo all’esito di approfondite indagini che verranno effettuate in sito, come citato nell’ultima parte dell’intervista. È altresì importante ribadire anche in questa sede che la sicurezza del Deposito Nazionale riguardo eventuali fenomeni di migrazione di radionuclidi nel sottosuolo non sarà affidata soltanto alla semplice presenza di una generica zona insatura. Le prescritte analisi di sicurezza infatti, consentiranno di definire in dettaglio il ruolo svolto dalla zona insatura presente nel futuro sito, ciò in ragione dello spessore, della tessitura, della composizione chimico-mineralogica, della permeabilità della zona insatura nonché delle variazioni stagionali e di lungo periodo del livello di falda. In definitiva, la presenza della zona insatura, può costituire un ostacolo al movimento di inquinanti verso la falda, che altrimenti in sua assenza sarebbero quasi istantaneamente presenti nella falda affiorante. Il criterio CE10 prescrive di escludere le aree con la prossimità dell’acqua nel sottosuolo (i.e. livelli piezometrici affioranti) e di conseguenza di preferire (non escludere) le aree dove il livello piezometrico è più profondo, dove cioè è presente un certo spessore di zona insatura.

Ai sensi del D.lgs. 152/2006, la procedura VIA si attiva soltanto su progetti definitivi di opere e verrà pertanto attivata in futuro per il progetto definitivo del Deposito Nazionale una volta localizzato. Nella fase di redazione della CNAPI non era possibile attivare tale procedura in assenza di un progetto definitivo.

La procedura di localizzazione delle Aree Potenzialmente Idonee è chiaramente illustrata nella documentazione pubblicata e deriva da progressive esclusioni del territorio in applicazione dei criteri della GT29 ISPRA. La vicinanza ai siti dove sono attualmente stoccati i rifiuti non è stata utilizzata come criterio per individuare le API ma soltanto come uno dei parametri per la proposta di Ordine di idoneità.

Uno degli obiettivi generali della politica nazionale contenuti nel Programma Nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi prevede di “immagazzinare, a titolo provvisorio di lunga durata, nello stesso Deposito Nazionale i rifiuti radioattivi ad alta attività e il combustibile esaurito, provenienti dalla pregressa gestione di impianti nucleari, quando derivano da attività civili. Per lo smaltimento di questi ultimi, la soluzione che, attualmente a livello internazionale, raccoglie il maggior consenso degli specialisti è quella dello smaltimento in formazioni geologiche. Nel caso italiano, considerato che la quantità di rifiuti radioattivi ad alta attività (incluso il combustibile esaurito) da smaltire è modesta, la soluzione della realizzazione di un deposito geologico nel territorio nazionale è apparsa sovradimensionata, oltre che economicamente non percorribile. Pertanto, durante il periodo transitorio di permanenza dei rifiuti radioattivi ad alta attività nel Deposito nazionale, sarà individuata la più idonea soluzione di smaltimento degli stessi in un deposito geologico, tenendo conto anche delle opportunità offerte nel quadro dei possibili accordi internazionali che potranno concretizzarsi nel corso del suddetto periodo”.

Le informazioni dettagliate sull’avanzamento delle attività di decommissioning al 31/12/2021 sono pubblicate sul sito internet Sogin, in ottemperanza alla Delibera dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente del 3 agosto 2021, n.348/2021/R/EEL, Allegato A, Articolo 15 e raggiungibili al seguente link: https://sogin.it/it/grupposogin/governanceetrasparenza/monitoraggio-attivita.html.

Impianto Eurex di Saluggia

Depositi temporanei attualmente presenti

  1. Edificio 2300, capacità di stoccaggio pari a 1000 mc.
  2. Deposito D-2, capacità di stoccaggio 2000 mc.

In progetto (autorizzate istanze di realizzazione o già in corso di realizzazione)

  1. Rifacimento Edificio 2300, capacità di stoccaggio 1000 mc
  2. Deposito D-3, capacità di stoccaggio 500 mc (descritta solamente nell’Istanza di Disattivazione)
  3. Facility Multifunzione, capacità di stoccaggio 2000 mc

 

Impianto FN di Bosco Marengo (situazione al 31.12.2021)

  1. N. 1 deposito temporaneo denominato locale B106 che contiene 1279 fusti overpack da 380 litri per complessivi 487 mc di rifiuti radioattivi. I fusti sono condizionati ed idonei al trasferimento al futuro deposito nazionale.

 

Centrale E. Fermi di Trino

Volumi depositi come da piani operativi/RPP trasmessi ad ISIN considerando il mantenimento delle attuali volumetrie pre-adeguamento:

  1. D2 circa 6620 mc;
  2. D1 circa 6500 mc;
  3. Test Tank (buffer provvisorio) circa 870 mc

Le informazioni dettagliate sull’avanzamento delle attività di decommissioning al 31/12/2021 sono pubblicate sul sito internet Sogin, in ottemperanza alla Delibera dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente del 3 agosto 2021, n.348/2021/R/EEL, Allegato A, Articolo 15 e raggiungibili al seguente link: https://sogin.it/it/grupposogin/governanceetrasparenza/monitoraggio-attivita.html.

Impianto Eurex di Saluggia

Rifiuti radioattivi (Inventario aggiornato al 31/12/2021)

Volume rifiuti a deposito suddivisi per categorie di radioattività:

TOTALE 2888 mc suddivisi come segue:

  • 1626 mc attività molto bassa;
  • 475 mc attività bassa;
  • 788 mc media attività.

Attività complessiva dei rifiuti nei depositi: 2,01E+15. I rifiuti radioattivi custoditi sono così suddivisi:

  • 0,0007% di attività molto bassa;
  • 0,1312% attività bassa;
  • 99,86% media attività.

(da Istanza di Disattivazione SL G 00002 rev.01) In base alle informazioni attualmente disponibili ed alle ipotesi effettuate, escludendo i volumi derivanti dal decommissioning della WMF e dei depositi di sito, la miglior stima al 31/12/2020 del volume finale totale lordo dei rifiuti (volume occupato dai contenitori dei rifiuti condizionati), sia pregressi che da decommissioning, è pari a circa 8.000 mc. Nella tabella seguente è riportata la ripartizione attesa dei contenitori finali e relativo volume totale dei rifiuti fra pregressi e da decommissioning, suddivisi per classificazione ai sensi del D.M. del 7 agosto 2015.

 

 

Volume finale rifiuti (mc)

Rifiuti

Molto

bassa

Attività

Bassa

Attività

Media

Attività

Totale

Pregressi

11%

7%

13%

31%

Decommissionig

45%

19%

5%

69%

TOTALE

56%

26%

18%

100%

 

Impianto FN di Bosco Marengo (situazione al 31.12.2021)

Volume rifiuti a deposito suddivisi per categorie di radioattività:

TOTALE 568 mc suddivisi come segue:

  • 214 mc attività molto bassa;
  • 353 mc attività bassa;
  • 1 mc media attività.

L’attività complessiva risulta pari a 3,49E+10 Bq. I rifiuti radioattivi custoditi sono così suddivisi:

  • 37,6% di attività molto bassa;
  • 62,2% attività bassa;
  • 0,2% media attività.

Sono terminate le attività di smantellamento della fase I del Piano globale di disattivazione del Sito (smantellamento dell’impianto nucleare e degli impianti ausiliari) e la capacità complessiva di stoccaggio del deposito B106 risulta adeguata per il limitato quantitativo di rifiuti previsti nelle successive fasi di disattivazione (di attività bassa (LLW) e molto bassa (VLLW) derivanti da rilascio edifici, bonifiche e controlli ambientali).

 

Centrale E.Fermi di Trino

Volume rifiuti a deposito suddivisi per categorie di radioattività:

TOTALE 1514,5 mc suddivisi come segue:

  • 1154,1, mc attività molto bassa;
  • 316,0 mc attività bassa;
  • 44,4 mc media attività.

Attività complessiva rifiuti nei depositi: 1,03x10^13 Bq. I rifiuti radioattivi custoditi sono così suddivisi:

  • 0,11 % di attività molto bassa;
  • 54,57% attività bassa;
  • 45,32 % media attività.

Stato radiologico installazioni centrale di Trino:

  • 3.47E+10 Bq (contaminazione)
  • 6,951E+14 Bq (attivazione)

 

Sito CCR di Ispra

non di pertinenza Sogin.

Relativamente al solo reattore Ispra-1 di cui decommissioning è in capo a Sogin, sono state presentate le Istanza di disattivazione Fase I e di VIA ma le attività non risultano ancora partite.

In base agli accordi in essere con ORANO, si stima che a seguito del riprocessamento di tutto il combustibile oggetto del contratto, incluso quello ancora da inviare, rientreranno in Italia 16,3 metri cubi di residui vetrificati ad alta attività (84 CSD-V) e 50,4 metri cubi di residui metallici compattati (260 CSD-C), al netto dei contenitori di trasporto e stoccaggio. Residui dal Regno Unito: a seguito dell’accordo tra Sogin e NDA del 17 luglio 2017 per la sostituzione dei residui prodotti dal riprocessamento del combustibile italiano nel Regno Unito (oggetto della Direttiva di indirizzo del Ministero dello Sviluppo Economico del 10 agosto 2009), rientreranno in Italia esclusivamente i residui vetrificati ad alta attività per un volume compreso tra 18,7 metri cubi (104 Vetri) e 20,2 metri cubi (112 vetri), al netto dei contenitori di trasporto e stoccaggio.

In base ai contratti in essere con i fornitori esteri la data per il rientro è il 31.12.2025 per ORANO (ex AREVA) e per NDA (ex BNFL).

Sono previsti numero 1 viaggio per l’alta attività (Regno Unito + Francia) + numero 3 viaggi per la media attività dalla Francia.

Il totale corrisposto da Sogin ad ORANO nell’ambito delle attività relative al contratto di riprocessamento è di circa 277 M€ mentre sono stati spesi per i contratti con NDA (prima BNFL) circa 386 M€.

Per quanto riguarda i costi da sostenere per le operazioni di ritrattamento, questi sono stati valutati in circa 38 M€. per il contratto con ORANO e in circa 112,3 M£ per i contratti con NDA.

Per quanto riguarda i costi di trasporto, il costo totale per il rientro dei residui dalla Francia è valutato in circa 88.6 M€, comprensivi dei costi di approvvigionamento dei cask per il trasporto e lo stoccaggio dei residui. L’importo per l’effettuazione dei soli trasporti dei residui in Italia è valutato in circa 12 M€. Il costo totale per il rientro dei residui dal Regno Unito è valutato in circa 26 M€, comprensivi dei costi di approvvigionamento dei cask per il trasporto e lo stoccaggio dei residui. L’importo per l’effettuazione dei soli trasporti dei residui in Italia è valutato in circa 8 M€. Per quanto attiene alle penali e altre somme da versare per il ritardo di rientro dei rifiuti, Sogin sta producendo ogni sforzo possibile e ha avviato delle analisi con ulteriori operatori esteri per contenere quanto più possibile tali costi. Si evidenzia altresì che la comunicazione delle penali provocherebbe una turbativa nella contrattazione con gli altri possibili operatori.

Per lo stoccaggio del combustibile presso il Deposito Avogadro, negli ultimi 20 anni sono stati spesi circa 48M€.

Le osservazioni del Comitato Torrente Orba, inviate il giorno 14 gennaio 2022 (prot. Sogin n. 2105), non includevano il MODULO PER LA PRESENTAZIONE DELL’OSSERVAZIONE O PROPOSTA TECNICA NELL’AMBITO DELLA CONSULTAZIONE PUBBLICA SUL DEPOSITO NAZIONALE E PARCO TECNOLOGICO e quindi l’invio non era conforme alla procedura della consultazione pubblica. Sottolineiamo che bisognava allegare anche copia del documento di riconoscimento in corso di validità e che il modulo andava necessariamente firmato al fine di ottenere la presa visione e l’autorizzazione per l’eventuale pubblicazione della osservazione/proposta tecnica) sul sito depositonazionale.it di Sogin S.p.A.. Si informava anche che “non saranno presi in considerazione, ai fini della consultazione pubblica, l’osservazione o la proposta tecnica trasmessa senza dati personali e relativa copia del documento di riconoscimento, ai sensi del comma 3, art. 27 del D.lgs. 31/2010 e ss.mm.ii.” Inoltre, il giorno 20 gennaio 2022 (ns prot.3190) è stata inoltrata una lettera al Comitato Torrente Orba con la richiesta di integrazioni alla quale non è seguita alcuna comunicazione. Si evidenzia comunque che gli argomenti delle osservazioni del Comitato Torrente Orba sono di fatto stati presi in considerazione in quanto analoghi a quelli presenti in altre osservazioni inviate da differenti stakeholders.