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Come si farà ricerca nel Parco della Salute di Torino

La partecipazione agli Stati generali della ricerca sanitaria, svoltosi il 28 aprile a Roma, ha consentito agli assessori alla Sanità e alle Attività produttive della Regione Piemonte di anticipare il progetto sulle attività di ricerca e sulle possibili collaborazioni industriali che potranno essere ospitate nel Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione di Torino, il cui studio di fattibilità ha appena ottenuto il via libera del ministero della Salute.

Quello messo a punto da Regione ed Università non sarà infatti solo un nuovo e moderno ospedale, ma una struttura nella cui realizzazione si intrecceranno le politiche sanitarie, per la ricerca scientifica e l’innovazione industriale: il Parco, con il coinvolgimento delle aziende ospedaliere universitarie di Torino e del San Luigi di Orbassano, ed in sinergia con la Città della Salute di Novara e l’Università del Piemonte orientale, doterà il Nord-Ovest di un polo di eccellenza in grado di competere e di collaborare alla pari con il futuro Technopole che sorgerà a Milano nell’area dell’Expo.

La Scuola di Medicina dell’Università di Torino ha proposto di sviluppare all’interno del Parco le attività di ricerca focalizzate su tre aree - ricerca e sperimentazione clinica di farmaci e di tecnologie biomediche, ricerca di base e traslazionale, ricerca nell’ambito delle tecnologie biomediche - con il coinvolgimento di almeno mille tra docenti, ricercatori e personale tecnico-amministrativo. La ricerca clinica e soprattutto la sperimentazione di farmaci e tecnologie biomediche avverrebbe direttamente all’interno dell’ospedale del Parco, e per la sperimentazione clinica sarà necessaria la disponibilità di centri di ricerca adeguati alle norme internazionali. Si dovrebbero poi aggiungere spazi di assistenza clinica implicitamente legati ad attività complementari di ricerca nei settori della biochimica clinica, della anatomia patologica, della microbiologia e virologia, della radiologia/medicina nucleare e radioterapia. Le attività di ricerca di base, pura e traslazionale troverebbero invece spazio nel Centro di Biotecnologie molecolari e Scienze per la salute (da tempo operante quale struttura di eccellenza, che ricava quasi il 50% del proprio budget da collaborazioni con l’industria) per attività di ricerca di alto livello scientifico internazionale. Centro da poco qualificatosi come hub per l’Imaging Medico (connesso all’European Molecular Biology Laboratory di Heidelberg) nella Large Scale Facility pan-europea per l’Imaging (Euro-BioImaging). In queste sedi di ricerca, pressoché contigue, si prevede di sviluppare i temi di ricerca raggruppabili in quattro principali piattaforme: oncologia, neuroscienze, biotecnologie, cardiovascolare e endocrino-metabolico. Il primo modulo che si intende sviluppare è quello sull’oncologia toracica e sull’onco-ematologia, che rappresenterà un modello da replicare in una seconda area che sarà la clinica cardiovascolare e endocrino-metabolica. Lo sviluppo, il consolidamento e i risultati del primo modello serviranno da riferimento per ulteriori iniziative. Su tutte e tre le aree di sviluppo è attualmente in corso uno specifico approfondimento per giungere ad un progetto organico e dettagliato delle priorità di ricerca e delle possibili collaborazioni industriali.

In uno scenario simile i due assessori regionali hanno ricordato che anche i fondi strutturali europei possono costituire una leva utile per l’attrazione di significativi investimenti in ricerca e sviluppo da parte di grandi gruppi internazionali, citando gli interventi per l’industrializzazione dei risultati della ricerca, per i Poli di innovazione (tra cui soprattutto Biopmed gestito dal Bioindustry Park di Torino, per l’innovazione sostenibile dei processi delle pmi, per le imprese start-up e spin-off della ricerca, sviluppate in collaborazione con gli incubatori universitari, senza trascurare le iniziative di policy tese a favorire il raccordo delle attività di ricerca industriale piemontese con quelle di imprese di altri territori europei.

Intervenendo poi durante la tavola rotonda sulla ricerca finalizzata finanziata dal ministero della Salute tramite appositi bandi, l’assessore alla Sanità ha ricordato come ad ogni bando il Piemonte già oggi presenta di norma più di cento progetti e risulta vincitore con un numero variabile tra gli otto e i dodici, la metà dei quali presentati da giovani ricercatori. Ad esempio, nell’ultimo bando di ricerca del 2013 otto progetti presentati da ricercatori piemontesi, di cui tre giovani, sono risultati vincitori ottenendo un finanziamento totale di più di due milioni di euro.

Author Gianni Gennaro Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.