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Fusione nucleare: il Piemonte candida Casale come sede del DTT

La Regione Piemonte parteciperà, indicando Casale Monferrato, alla selezione di un sito dove insediare l’impianto DTT, relativo alla fusione nucleare.

Una deliberazione approvata il 23 gennaio autorizza la Giunta a presentare un dossier di candidatura all’avviso pubblico emanato da Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) e riservato alle Regioni e alle Province autonome.

L’assessora alle Attività produttive, Energia ed Innovazione, nel precisare che non si tratterebbe di un reattore ma di un acceleratore di particelle come altri in Italia, ha garantito che, qualora la scelta ricadesse sul Piemonte, saranno attivati tutti gli opportuni strumenti di monitoraggio e controllo ambientale.

La missione di DTT, acronimo che sta per Divertor Tokamak Test facility, e del centro di ricerca connesso sarà provare la fattibilità fisica e tecnologica delle soluzioni necessarie per colmare il divario oggi ancora esistente tra le attuali macchine sperimentali e l’impianto dimostrativo della fusione nucleare. La sua realizzazione comporta un investimento di circa 500 milioni di euro reperibili soprattutto da fondi europei, statali e regionali (il Piemonte interverrebbe con un massimo di 35 milioni) e richiederà almeno 270 addetti per la costruzione e 500 per la sperimentazione, ai quali si aggiungeranno rispettivamente 350 e 750 posti nell’indotto terziario. La costruzione richiederà 7 anni, mentre la gestione si protrarrà per almeno 25 anni e necessiterà di spese di approvvigionamento, materiali di consumo e manutenzioni per circa 15 milioni di euro l’anno, più l’indotto relativo alla presenza sul territorio dello staff tecnico-scientifico. Le ricadute in termini di reddito prodotto sul territorio di un simile progetto sono stimate in quattro volte l’investimento, quindi due miliardi di euro. Saranno coinvolte industrie che operano nel campo della superconduttività, della meccanica di precisione, dell’elettronica di potenza, delle tecnologie speciali per il vuoto e dei processi per la realizzazione di materiali e componenti.

Ed è proprio in considerazione del valore di questa infrastruttura tecnologica in termini di ricaduta economica ed occupazionale e di valorizzazione del sistema della ricerca e delle imprese innovative presenti sul territorio che il sistema confindustriale piemontese ha sollecitato l’interessamento della Regione verso tale investimento. Alla presentazione del progetto avvenuta presso l’Unione Industriale di Torino il 14 dicembre 2016 (durante la quale i principali potenziali portatori di interesse ne evidenziarono l’interesse strategico, la Regione si dichiarò disponibile a valutare la possibilità di ospitarlo e il Comune di Casale Monferrato manifestò il proprio interesse ad ospitare il sito in considerazione del suo valore strategico in termini di sviluppo di un’area che gestisce da decenni le conseguenze di una difficile storia industriale legata alla lavorazione dell’amianto e che possiede risorse e potenzialità, a cominciare dalla collocazione ottimale in una rete infrastrutturale di collegamento con i grandi centri e dalla disponibilità di aree rispondenti ai requisiti dell’investimento) ha fatto seguito la predisposizione del dossier di candidatura, al quale hanno partecipato Confindustria Piemonte, l’Unione Industriale, il Politecnico e l’Università di Torino, l’Università del Piemonte orientale, la Compagnia di San Paolo e il Comune di Casale Monferrato, che ha confermato la disponibilità di un’area di sua proprietà in possesso dei requisiti tecnici ed amministrativi richiesti.

Author Gianni Gennaro Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.