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50 anni fa l'alluvione nel Biellese: commemorazione con il presidente della Repubblica

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 10 novembre è stato a Valle Mosso per partecipare alla cerimonia commemorativa in ricordo del 50° anniversario dell’alluvione che colpì il Biellese orientale il 2 novembre 1968.

Ad accoglierlo presso località Campore, dove appena arrivato ha deposto una corona in ricordo delle 58 vittime, il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino e le autorità locali. Poi il trasferimento nella tensostruttura allestita in paese, dove erano presenti anche il capo del Dipartimento nazionale della Protezione civile, Angelo Borrelli, e l’assessore regionale alla Protezione civile, Alberto Valmaggia.

L’iniziativa è stata organizzata dall’Unione montana dei Comuni del Biellese orientale, che ha messo a punto un programma di attività partite il 19 ottobre e che termineranno il 16 dicembre e che comprende esercitazioni di Protezione civile, dibattiti, proiezioni sull’evento del ‘68, incontri tra gli studenti e i cosiddetti “angeli del fango” di allora, convegni, spettacoli, mostre fotografiche.

Nel suo intervento, Chiamparino ha dichiarato che “il ricordo di quella alluvione è particolarmente toccante e significativo soprattutto in questi giorni in cui il nostro Paese è scosso da eventi che, pur con diversa modalità e natura, hanno portato effetti ugualmente tragici e catastrofici. Rinnovo la nostra solidarietà e la nostra vicinanza a tutte le popolazioni colpite, vicinanza che si è già mostrata con la presenza di settori della Protezione civile piemontese impegnati in alcune delle aree più critiche. A loro rinnovo il nostro grazie per l'impegno costante, insieme ai volontari dell'AIB, per la tutela del nostro territorio".

"Il cambiamento climatico, che è all'origine di questi fenomeni della natura sempre più violenti e frequenti, si contrasta con azioni complesse, che devono puntare a rimuoverne le cause - ha proseguito - Per questo è certamente importante e necessario, anche se non sufficiente, accrescere e utilizzare al meglio le risorse per la salvaguardia e il mantenimento del territorio. E la Regione Piemonte è impegnata da tempo, anche con lo stanziamento di svariate decine di milioni di euro, per migliorare le azioni in questo campo. E’ inoltre sbagliato contrapporre le piccole opere di manutenzione del territorio alle grandi opere per lo sviluppo, perché tutte servono, a condizione che tutte tengano conto della necessità di ridurre l'impatto ambientale delle attività umane e di migliorare le caratteristiche climatiche e ambientali del territorio in cui viviamo".

Il presidente della Repubblica ha quindi dichiarato che “limitarsi a evocare la straordinarietà di fenomeni che si ripetono con preoccupante frequenza per giustificare noncuranza verso progetti di più lungo periodo è un incauto esercizio da sprovveduti. Non debbono essere le risorse a essere lesinate: vi sia rimodulazione di priorità di spesa. La tutela ambientale e idrogeologica è amica delle persone, ne salvaguarda la vita e difende così il futuro delle nostre comunità. Ma il recupero di fondi non può ricadere sulle spalle delle popolazioni interessate. La Repubblica ha il dovere di soccorrere le vittime delle catastrofi e di adoperarsi concretamente, terminata l'emergenza, per consentire nuove prospettive di vita a questi nostri concittadini. In queste circostanze la comunità nazionale sa raccogliersi e rispondere in maniera adeguata. Così qui seppero fare, nell'emergenza e nella ricostruzione, gli operai e gli imprenditori, gli amministratori dei Comuni e i volontari che replicarono l'eccezionale mobilitazione dell'alluvione di Firenze. Una vera e propria partecipazione popolare che manifesta l'essenza democratica della nostra Repubblica. Nel Biellese fare sopravvivere una identità, una cultura, anche una cultura industriale non è stato facile. Migliaia e migliaia di posti di lavoro erano azzerati, macchinari e opifici distrutti. È stata necessaria una vigorosa forza di volontà per riprendere e il cammino e difendere la specificità di intere vallate, ove sono nati i più importanti marchi dell'industria laniera italiana".

Presente alla commemorazione anche l'assessore regionale alla Protezion civile, Alberto Valmaggia, che a margine della cerimonia ha sottolineato come "ricordi come questi ci debbano spingere sempre più a investire sulla tutela del territorio e sulla Protezione civile".

Terminata la cerimonia, Mattarella ha visitato gli allestimenti sul territorio e assistito alle attività in corso: l’Unione montana ha infatti pianificato nella zona un’esercitazione sul rischio idrogeologico, al fine di testare la capacità operativa del sistema di Protezione civile; in un’area al confine tra Mosso e Veglio si è tenuta un’esercitazione del gruppo speleo-alpino-fluviale del Comando dei vigili del fuoco di Biella, che ha effettuato una verifica visiva e con droni sul viadotto della Pistolesa (152 m); i volontari di Protezione civile e Antincendi boschivi hanno svolto un intervento di manutenzione della vegetazione in alveo sul rio Poala, supportati dal Soccorso alpino per gli aspetti di sicurezza.

Mattarella
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Cosa accadde 50 anni fa

Era il 2 novembre del 1968 quando colate di acqua, fango e detriti sommersero il Biellese, distruggendo case, strade, ponti, 130 aziende tessili, il vanto e il motore economico della provincia. I Comuni di Valle Mosso, Veglio, Strona e Mosso Santa Maria furono il cuore di quel disastro causato da piogge torrenziali e dal cedimento delle dighe che le stesse frane avevano creato a monte e che il nubifragio aveva riempito, ma tanti altri Comuni riportarono ferite gravissime.
La devastazione fu enorme: 58 vittime, molte sorprese nel sonno, oltre 100 feriti, intere famiglie distrutte, 34.000 abitanti coinvolti, danni immensi nelle aziende spazzate da acqua, fango e pietre, 13.000 posti di lavoro persi nelle industrie tessili, nelle aziende artigiane, nelle attività commerciali, 30 miliardi di lire di danni, cifra enorme per l’epoca.
Il Biellese orientale rimase isolato, i primi cingolati riuscirono a raggiungere Valle Mosso solo cinque giorni dopo. E il Piemonte contò altre 14 vittime, tra il Verbano, il Vercellese e il resto del Biellese.

Author Gianni Gennaro Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.