Regione Piemonte - Piemonteinforma

Per l’accoglienza imitare il modello della Bassa Valle di Susa

Monica Cerutti, assessora all'Immigrazione della Regione Piemonte, interviene nel dibattito relativo all’allarme lanciato da alcuni sindaci in merito alla gestione dell’accoglienza: “Dobbiamo incentivare un modello che preveda l’inclusione di piccoli nuclei di migranti sui territori comunali seguendo la logica della proporzionalità al numero degli abitanti. I migranti presenti in Piemonte, secondo i dati del Ministero aggiornati al 15 luglio, sono 10.171, di cui 9.209 in strutture temporanee e 962 in percorsi Sprar. Lo sbilanciamento è assolutamente evidente”.

“Sul nostro territorio - ricorda Cerutti - vivono 4.500.000 piemontesi e i migranti sono poco più di 10.000. Il fenomeno è governabile con la disponibilità e la collaborazione di tutti. Presto saranno attivati altri 300 posti del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, che sommati ai 962 già attivi copriranno circa il 10% della popolazione migrante. Il modello al quale auspichiamo è quello del protocollo d’intesa tra Prefettura di Torino e 20 Comuni della Bassa Valle di Susa per governare razionalmente il fenomeno dell’accoglienza”.

Questo documento prevede che i Comuni si impegnino ad accogliere migranti secondo una ripartizione specifica che va da un minimo di due ad un massimo di 12 posti in base al numero di abitanti e di reperire unità abitative sul proprio territorio comunale; la Prefettura di Torino si impegna a escludere i Comuni firmatari da bandi prefettizi per l'assegnazione del servizio di accoglienza e assistenza dei richiedenti protezione internazionale. Per facilitare la buona riuscita del progetto è stato anche istituito un tavolo di coordinamento per la micro-accoglienza in valle di Susa.

“Un modello - rileva l’assessora - che potrebbe essere replicato su tutto il Piemonte. L'accoglienza diffusa in piccoli nuclei permette una migliore qualità dell'inclusione e anche l'inserimento lavorativo dei migranti che, per sgomberare il campo da inesattezze, è previsto dall'articolo 22 del decreto legislativo 142 del 18 agosto 2015, che riconosce ai richiedenti protezione internazionale la possibilità di svolgere attività lavorativa, trascorsi sessanta giorni dalla presentazione della domanda, se il procedimento di esame della domanda non è concluso ed il ritardo non può essere attribuito al richiedente. Inoltre, i richiedenti possono frequentare corsi di formazione professionale, eventualmente previsti dal programma dell'ente locale dedicato all'accoglienza. Gli strumenti per accogliere bene e senza creare tensioni nella popolazione ci sono, basterebbe utilizzarli”.

Author Gianni Gennaro Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.