La violenza sulle donne piaga sociale

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"Questo è un tema che va affrontato con tutta la sua gravità e non solo con una giornata e un fiocco. Non basta un messaggio una volta all'anno. Dobbiamo tutti acquisire maggiore consapevolezza di un problema reale che è tra di noi": lo ha dichiarato il presidente della Regione Alberto Cirio intervenendo alla seduta aperta del Consiglio regionale dedicata alla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne che ricorre il 25 novembre, svoltasi alla presenza di autorità locali, Questura, Prefettura, Garanti regionali dei detenuti e per l'Infanzia e l'adolescenza, sindacati e associazionismo.

"I dati registrano un aumento di denunce e questo è positivo. Ma leggere dati che le violenze sono per la maggior pare in ambito familiare è veramente qualcosa che ci deve fare riflettere - ha continuato Cirio - Questa non è solo violenza fisica. Oggi è bene interrogarci tutti, non dimenticando che accanto alle violenze fisiche ci sono quelle psicologiche che sono ancora peggiori, subdole che fanno sentire la vittima colpevole. Ringrazio Sergio Chiamparino per aver adottato un Piano triennale a supporto dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio, che ora sarà nostro impegno proseguire e rafforzare perché l’idea che qualcuno possa sentirsi superiore a qualcun altro e, sulla base di questo, esercitare violenza fisica e psicologica, è abominevole”.

A conclusione della seduta l'assessore alla Cultura, Turismo e Commercio Vittoria Poggio ha sostenuto che "la violenza contro le donne è una piaga sociale, un fenomeno allarmante aumentato durante la pandemia: nel 2021 c'è stato un femminicidio ogni quattro giorni. Il comune denominatore è il fallimento della nostra società, talvolta incapace di accettare la parità nel rapporto di coppia".

Le strutture sanitarie in prima linea per garantire soccorso e sostegno alle vittime»

L’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi ricorda che “le nostre strutture sanitarie, e mi riferisco in particolare al Pronto soccorso, sono in prima linea nella cura delle donne vittime di violenza. In questi anni è cresciuta la sensibilità e l'attenzione da parte degli operatori sanitari e le strutture ospedaliere hanno percorsi dedicati: il personale opera con grande professionalità, sensibilità e con un approccio multidisciplinare. A loro va il mio ringraziamento. Con tutte le aziende sanitarie del Piemonte lavoriamo ogni giorno, tutto l'anno, per garantire cure e sostegno: è il modo migliore per onorare questa ricorrenza”.

Lavorare sugli uomini, partendo dall’infanzia

L’assessore regionale alle Pari opportunità Chiara Caucino sostiene che “spesso si arriva troppo tardi: occorre certamente sostenere le vittime, sensibilizzarle all’immediata denuncia e a non tollerare alcun gesto aggressivo in ogni sua forma, ma soprattutto svolgere un’azione preventiva, con la collaborazione di tutti i soggetti coinvolti, dalle donne stesse, alle famiglie e alla scuola, per arrivare a una svolta culturale che ritengo fondamentale. Occorre uscire dagli schemi classici - che funzionano, sia chiaro, e servono a tutelare le vittime - ma prevenire, lavorando soprattutto sugli uomini, fin dai primi anni di vita, quando, ancora minorenni, imparano in famiglia e nella scuola cosa è giusto e cosa no. Certo, resta l’indicazione di segnalare immediatamente ogni forma di violenza alle autorità competenti e di non avere paure di denunciare i propri carnefici, ma se vogliamo arrivare a estirpare il fenomeno alla radice occorre lavorare sull’uomo: fin dall’infanzia, appunto, ma anche sul colpevole di violenze, rieducandolo ed estirpando quel retaggio culturale, presente purtroppo ancora in molti maschi, che la violenza sulla propria compagna sia qualcosa tutto sommato di tollerabile. Ovviamente non è così e, come Regione, stiamo lavorando per tutelare le vittime ed educare, come dimostrano anche i corsi di genitorialità che ho voluto istituire, dove si insegna ai genitori di inculcare fin da subito il rispetto di genere e il rifiuto di qualsiasi forma di violenza, che si fisica, verbale o psicologica”.

Centri antiviolenza e case rifugio

In Piemonte sono attivi 21 Centri antiviolenza, che hanno avuto in carico 3090 donne, e 13 Case rifugio con la capienza complessiva per 102 posti.

Gli ultimi dati aggiornati al 31 dicembre 2021 rilevano 10.283 contatti presso i Centri antiviolenza e 3.303 donne per le quali è stato avviato un percorso personalizzato di uscita dalla violenza, inteso come l’attuazione di un progetto specifico individualizzato e concordato.

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