Una Giunta sulla siccità con il ministro dell’Ambiente

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Ambiente e Territorio

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Giunta regionale sulla siccità, oggi al Grattacielo Piemonte, con il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica.

In sintesi, è stato fatto il punto sulla grave situazione che sta colpendo il Piemonte che, secondo le stime dei consorzi irrigui, ha già provocato danni per 60-80 milioni di euro. In particolare il Piemonte chiede al Governo un supporto per gli interventi di somma urgenza necessari a fronteggiare i prossimi mesi, come 10 milioni per intervenire sulla rete e il trasporto dell’acqua con le autobotti, come già avvenuto lo scorso anno. Le slides

È stato poi analizzato il Piano straordinario da quasi 500 milioni (di cui 300 coperti con il Pnrr) già avviato dalla Regione, a cui si aggiunge quello per 5 nuovi invasi del valore di un miliardo di euro.

Avanzate una serie di proposte per progetti innovativi di raccolta e gestione dell’acqua, oltre alla richiesta al Governo di un fondo di garanzia sulle coperture assicurative per gli agricoltori e l’aggiornamento dei criteri per derogare al deflusso minimo vitale dei fiumi e dei laghi.

Il presidente della Regione Piemonte ha sostenuto che la Regione lavora per migliorare la rete idrica in modo da non disperderla e raccoglierla. Nel 2021 è stato approvato un nuovo Piano di tutela delle acque che in questo momento è già operativo con un programma da 500 milioni per interventi di medio e lungo periodo, a cui si affianca la richiesta al Governo di risorse per fronteggiare l’emergenza, come già avvenuto l’anno scorso per i lavori sulla rete e le autobotti che portano l’acqua nei centri in difficoltà. Si uniscono soluzioni innovative per raccogliere l’acqua, come quella in atto sull’autostrada Torino-Milano. Insomma, azioni integrate per fronteggiare una siccità che sta purtroppo diventando un problema strutturale e non più straordinario.

Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha garantito che si farà carico di far presente al tavolo nazionale sul servizio idrico e l’irrigazione che il Piemonte si trova nella situazione più grave perché essendo il territorio dove finora ha piovuto di meno deve quindi ottenere un’attenzione particolare al momento della suddivisione delle risorse.

Ha poi evidenziato la necessità di una valutazione di modelli di commissariamento per le opere più urgenti e che i vari consorzi di irrigazione devono adottare una gestione delle acque più equilibrata in modo da non penalizzare nessun territorio. Importante anche intervenire sulla rete degli acquedotti, che riscontra una dispersione è del 40% e necessita di interventi di ammodernamento importanti e della razionalizzazione dei 2391 consorzi, spesso di piccole dimensioni, oggi esistenti a livelli nazionale. Adesso è il momento di rimboccarsi le maniche e programmare una serie di opere che negli anni sono state trascurate o non sono state realizzate. Inoltre, ha ricordato che il recente decreto sul Pnrr permette di effettuare nelle dighe lo svuotamento della melma posizionata sul fondo, garantendo così un maggiore accumulo di acqua. Sul fronte ambientale ha sostenuto che la sfida nazionale ed europea è legata al discorso della decarbonizzazione che il Paese deve compiere e che impegnerà per anni i governi a venire.

Gli interventi degli assessori

Il vicepresidente ha ringraziato il ministro per un incontro in cui, alla vigila della Giornata della Terra, si è ragionato anche di biodiversità e del valore dei parchi. L'acqua come la Terra sono beni comuni che non vanno sprecati e le politiche devono guardare al futuro delle nuove generazioni.

L’assessore all’Ambiente ha comunicato che è stato concordato con le Prefetture il testo di un’ordinanza tipo che i sindaci potranno assumere quando riterranno necessario il razionamento dell’acqua per usi non potabili, situazione che al momento potrebbe interessare 40 Comuni, soprattutto del Basso Novarese e del VCO. Per quanto riguarda il servizio idrico integrato, l’assessore ha ricordato che per fronteggiare l’emergenza idrica servono sia interventi di massima urgenza dettati dall’impellenza del momento, ma anche e soprattutto opere strutturate sul medio e lungo periodo per mettere in sicurezza e in efficienza un intero sistema. È da queste considerazioni che è stato predisposto dalla Regione Piemonte un piano da 500 milioni di euro per la riduzione delle perdite idriche e la maggior resilienza dei sistemi acquedottistici tramite interconnessioni, aumento della capacità dei sistemi di accumulo, diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Sarebbe anche necessario intervenire sulla riqualificazione di decine di canali, tra i quali il Cavour e il Regina Elena, in modo da recuperare e destinare all’uso irriguo il 20-25% dell’acqua che va oggi dispersa nel tragitto.

L’assessore all’Agricoltura ha sottolineato che la Regione ha finanziato con 2,4 milioni di euro la progettazione, da parte di enti locali e consorzi irrigui, di interventi infrastrutturali per essere pronti con opere immediatamente cantierabili in caso di necessità.

L’assessore alle Infrastrutture, Protezione civile, Opere pubbliche e Difesa del suolo ha affermato che la Regione Piemonte si è sempre distinta per la capacità di rispondere alle emergenze con tempestività e capacità di innovazione, ricordando i quasi 700 interventi nel 2022 del Coordinamento regionale dei  volontari di Protezione civile e Aib solo per il trasporto di acqua su autobotte nelle aree dell’Ato4 Cuneo e dell’Ato6 Alessandria. Ha anche evidenziato l’importanza di programmare, adeguando e progettando nell’ottica del cambiamento climatico infrastrutture adatte a raccogliere e immagazzinare acqua piovana per usi agricoli e industriali, come si sta realizzando sullo svincolo autostradale di Biandrate/Vicolungo lungo la A4 Torino-Milano, in grado di sopportare grandi flussi di acqua in brevi tempi.

L’assessore alla Semplificazione ha commentato che è tempo di riprendere a pianificare gli invasi sui territori montani, di cui il Piemonte ha urgenza e per realizzare i quali non è necessario dover immaginare opere enormi. La soluzione potrebbe essere ragionare con i sindaci delle varie vallate per farvi nascere piccoli e medi invasi condivisi e capillari.

Il contesto

Il 2022 è stato un anno critico dal punto di idrico. Due le cause: il caldo eccessivo e, per contro, la grave scarsità di pioggia. Il 2022 è stato infatti l’anno più caldo e più secco degli ultimi 65. Dieci mesi su dodici hanno registrato un’anomalia idrica negativa. È stato l’anno meno nevoso negli ultimi 25 e la poca neve caduta si è sciolta con un anticipo di 35-40 giorni rispetto al periodo normale. Anche il 2023 si sta configurando come un anno problematico. Nei primi tre mesi è caduto il 60 per cento in meno di pioggia rispetto alla media degli ultimi trent’anni. 

Il Piemonte è in questo momento la regione italiana con il maggior deficit di pioggia. Questo ha risultati evidenti sulla portata dei fiumi. A marzo si è registrato un deficit dell’85 per cento di acqua sul bacino del Sesia, del 73 su quello del Tanaro. Anche il Po è attestato su un deficit del 62 per cento. In montagna, a 2000 metri, si è già sciolta la neve di marzo, mentre in pianura i livelli della falda si sono abbassati arrivando ai minimi storici. La situazione della siccità è così marcata che, se anche da ora fino a fine anno si registrassero condizioni di pioggia e temperature normali, la condizione a lungo termine sarebbe ancora lievemente siccitosa. 

Interventi e piano d’azioni

Nel 2021 la Regione ha approvato il Piano di tutela delle acque che non veniva aggiornato dal 2007 ed è stata tra le prime in Italia a dotarsi di una legge che consente di gestire in maniera diretta le concessioni idroelettriche destinando così parte dei ricavi a progetti a supporto del territorio. 

Con risorse regionali sono in corso di realizzazione 56 progetti di riqualificazione dei bacini fluviali per un totale di 12 milioni di euro. È imminente la pubblicazione un nuovo bando da 3 milioni.

A maggio è previsto un bando da 22 milioni di fondi europei Fesr per promuovere l’adattamento ai cambiamenti climatici e prevenire le catastrofi naturali.

Sono previsti investimenti sulla rete per 238 milioni, di cui 145 finanziati con il Pnrr, come l’acquedotto della Valle Orco, l’invaso di Serra degli Ulivi a Pianfei e per i consorzi Bealearotto Mussi e della Valle Gesso.

Per il contrasto alle perdite idriche ci sono 193 milioni di cui 171 coperti dal Pnrr, per interventi sulla rete di Smat, Acqua Novara Vco, Amag, Cordar Biella, Co.Ge.Si, Acquedotto Valtiglione e Gestione Acqua. 

Nel 2022 il Governo con le ordinanze anti-siccità ha assegnato al Piemonte circa 7,6 milioni di euro per coprire i costi delle autobotti (oltre 700.000 euro) e degli interventi di somma urgenza (6,8 milioni). A febbraio la Regione ha quantificato la necessità di 10 milioni per il 2023. 

Per affrontare in maniera strutturale il cambiamento climatico e le conseguenze della siccità che sempre di più si profila come strutturale e non emergenziale, la Regione ha realizzato una mappatura capillare di tutti gli interventi di medio e lungo periodo che sarebbero necessari, complessivamente vale quasi 300 milioni. La Regione ha anche elaborato un piano per la realizzazione di nuovi invasi che vale 1 miliardo di euro. In particolare sono previsti interventi in Valle di Lanzo (420 milioni) o in Val di Viù sul torrente Stura (35 milioni) nel Torinese, Serra degli ulivi sul lago Pianfei (209 milioni) e l’invaso Reboissimo in Valle Maira (95 milioni) nel Cuneese, e quello artificiale sul torrente Sessera (282 milioni) nel Biellese.

Le proposte della Regione

Durante l’incontro la Regione ha avanzato una serie di richieste al ministro perché se ne faccia portavoce nei confronti del Governo: una linea di finanziamento per progetti innovativi di gestione virtuosa dell’acqua, come quello che la società concessionaria dell’autostrada Torino-Milano sta sperimentando all’altezza del casello di Biandrate/Vicolungo per la raccolta di acque piovane ai fini di un successivo riutilizzo multiplo e sostenibile; la ricarica controllata delle falde in periodi non irrigui o con il riutilizzo delle acque reflue depurate, che consentirebbe di accumulare grandi quantità di acqua da restituire all’ambiente in momenti di crisi idrica. 

L’intervento del Governo è richiesto anche per quanto riguarda le coperture assicurative. Nei mesi scorsi è emerso che alcune compagnie hanno smesso di assicurare attività agricole dai danni per la siccità. Accanto a misure di indennizzo diretto, chiede di valutare un intervento di garanzia a sostegno delle imprese e attività agricole che a causa della siccità subiscono la perdita o la riduzione del raccolto da affiancare al nuovo Fondo Mutualistico Nazionale Agri-CAT, che concorrerà solo in parte ad attenuare l’impatto dei danni alle produzioni causati dalla siccità.

Si sono poi affrontati i temi del deflusso minimo vitale, con un’ipotesi di revisione dei criteri di deroga in caso di particolare criticità, e della riattivazione delle infrastrutture al momento inutilizzate perché i consorzi che le avevano in gestione non sono più attivi.

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