Il Piemonte in rosa per la prevenzione del tumore al seno

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Sanità
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Regione Piemonte e Andos, l’associazione nazionale delle donne operate al seno, lanciano la campagna 2024 “La Regione si colora di rosa'” per sensibilizzare sull'importanza della prevenzione del tumore al seno con una maggiore e più fiduciosa partecipazione agli screening mammografici per poter contenere e ridurre la comparsa della patologia in fase evolutiva.

L'iniziativa prevede l'addobbo dei luoghi pubblici aderenti con palloncini rosa sui quali è scritto “La prevenzione salva la vita”. In Piemonte sono 4.500 i nuovi casi all’anno e 1.100 le morti, ma dalla fine degli anni Novanta, ovvero da quando è stato è stato introdotto lo screening, le curve della mortalità mostrano un calo costante.

“Le istituzioni - ha detto il presidente Alberto Cirio nel corso della presentazione, alla quale sono intervenuti anche gli assessori Chiara Cauciino, Luigi Icardi e Andrea Tronzano - vogliono dire grazie all'Andos, che dimostra quanto il volontariato sia una ricchezza per il Piemonte. Quando si lotta contro i tumori non ci sono colori politici, ci schieriamo tutti insieme, in una Regione che nella lotta contro i tumori vanta una tradizione forte".

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"Abbiamo scelto i palloncini - ha spiegato Fulvia Pedani, presidente e fondatrice dell'Andos di Torino e coordinatrice dell'Andos nazionale - perché nel momento in cui l'iniziativa è partita nel 2022 c'erano problemi energetici e del post-Covid. Porteremo avanti insieme alle istituzioni il proposito di promuovere la prevenzione. Il Piemonte è tra le Regioni più virtuose sia perché lo ha aperto alle donne fra i 45 e i 75 anni, una delle estensioni più ampie in Italia, sia perché è molto attivo sul fronte dei richiami e delle biopsie. Inoltre viene letto da due medici separatamente e se non c'è concordanza nel referto viene fatto un approfondimento. E ogni medico adibito allo screening deve fare almeno 5.000 mammografie all'anno".

L’assessore Icardi ha voluto osservare che “noi oggi abbiamo raggiunto dei livelli di screening sicuramente superiori, e di molto, a quelli pre pandemia. Abbiamo investito anche nelle grandi apparecchiature, più moderne e in grado di diagnosticare lesioni molto molto piccole, per uno dei carcinomi che rappresenta il 30 percento delle sindromi tumorali. Una gravità enorme, e che spesso nelle famiglie è anche un campanello d’allarme e crea una destabilizzazione. In passato era una sentenza di morte, oggi non lo è più”.

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