Il piano industriale di Confindustria Piemonte

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Automotive, agrifood, aerospaziale e tessile sono i settori chiave sul quale si basa il piano industriale di Confindustria Piemonte che il presidente dell’associazione Marco Gay ha illustrato alla Regione Piemonte nel corso di un incontro al quale erano presenti il presidente Alberto Cirio, il vicepresidente Fabio Carosso e gli assessori Andrea Tronzano, Elena Chiorino, Maurizio Marrone e Marco Protopapa.

L’obiettivo del documento è tornare a crescere del 3% l’anno, aumentando il Pil piemontese di 42 miliardi di euro utilizzando come leva strategica i fondi europei 2021-2027 e il piano Next Generation EU, che potrebbero portare in Piemonte fino a 16 miliardi.

“E’ un lavoro concreto e prezioso, che raccogliamo felici che sia il primo passo di un importante momento di concertazione e dialogo che faremo con tutto il territorio per definire insieme le priorità che guideranno le politiche economiche nei prossimi 10 anni”, ha commentato Cirio.

“Abbiamo dato seguito al percorso di confronto iniziato a settembre, presentando un piano industriale che mette il treno Piemonte sui binari giusti - ha aggiunto Marco Gay - Serve una visione europea, questa è la direzione che vogliamo. Il ritardo accumulato pesa sulla nostra capacità di competere, di crescere ed essere attrattivi. Nei prossimi anni si può recuperare, partendo dagli investimenti e dalla capacità di sviluppare un partenariato pubblico-privato, che deve essere in grado far crescere l’industria piemontese e attrarre investimenti da fuori, portando le aziende a insediarsi qui, grazie alla grande capacità del territorio di esprimere innovazione”.

Cosa dice il piano

La pandemia ha ridotto di ulteriori 11 miliardi il Pil regionale, su cui già gravava un differenziale di 31 miliardi rispetto alle regioni europee comparabili. Un divario pro capite di 7.136 euro, che nell’ultimo decennio è stato determinato da 3,9 miliardi annui di minori investimenti pubblici legati all’economia. Un deragliamento vero e proprio, che però non si è accompagnato a un calo degli investimenti in edilizia, macchinari e impianti, che sono nella media europea. Ancora migliore la propensione delle imprese all’investimento manifatturiero, che è stato pari al 6,6% del Pil, un valore tra i più alti in Europa, e che colloca il Piemonte al primo posto in Italia.

Per tornare a crescere al 3%, e colmare il gap con il resto d’Europa, il piano individua quattro settori verticali: automotive, che occupa 60 mila persone e fattura 20 miliardi escludendo le case costruttrici, e che deve puntare sulla mobilità sostenibile; agrifood, dove operano 100 mila persone, che deve legarsi anche al turismo e al Bio; aerospaziale, che impiega 14.800 persone e fattura 4 miliardi e deve incalzare il progresso tecnologico con nuovi materiali e robotica; tessile, con ampi margini di espansione nel bio tessile e smart-textile.

A questi si aggiungono due ambiti orizzontali di applicazione tecnologica: le tecnologie 4.0 per sviluppare un’industria sempre più sostenibile, e l’intelligenza artificiale, un mercato che cresce del 30% l’anno. Tra le nuove opportunità il piano individua la bioedilizia, dove il Piemonte ha possibilità di creare una nuova filiera.

Gli strumenti operativi per realizzare queste indicazioni sono una progettazione integrata delle partecipazioni pubblico-private all’interno di una revisione della missione di Finpiemonte. Suggerito un maggiore ricorso all’appalto pre-commerciale, il partenariato per l’innovazione e l’appalto di soluzioni innovative. Nel comparto delle infrastrutture il piano ne censisce un gruppo di subito cantierabili per un valore di 7,43 miliardi, infine sul fronte della formazione si auspica una riduzione della dispersione scolastica, e un’implementazione della formazione tecnica superiore. Tutte direttrici che si intrecciano con le richieste fatte dalla Regione al Governo per i fondi Next Generation Eu: circa 8 miliardi per la rivoluzione verde e la transizione economica, 1,7 miliardi per la salute, 1,34 miliardi per istruzione, formazione, ricerca e cultura, 1,22 miliardi per le infrastrutture per la mobilità, 736 milioni per la digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, 24 milioni per l’equità sociale e territoriale.

 

 

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