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“In Piemonte la macchina è pronta, ma abbiamo bisogno del carburante per andare avanti”; è l’espressione usata dall’assessora regionale al Lavoro, Gianna Pentenero, per definire a quale punto sono le procedure per l'avvio del Reddito di cittadinanza voluto dal Governo.
"Si comincia con la parte economico-assistenziale - precisa - ma la parte delle politiche attive ha bisogno degli strumenti per poter camminare e poter essere davvero qualcosa che affronta le tematiche lavorative delle persone. Altrimenti parliamo di fuffa".
Pentenero ritiene che "uscire da una dinamica assistenziale ed entrare in una lavorativa è un processo per il quale noi siamo pronti se partono le misure che ci permettono di potenziare i Centri per l'impiego. La risposta non possono essere i 6.000 navigator. Solo determinando una modalità chiara con la quale andiamo a occuparci delle persone possiamo immaginare di dare delle risposte serie o corriamo il rischio che la seconda parte del Reddito di cittadinanza non sia propulsiva di un cambiamento. Diventa così indispensabile che Governo e Regioni definiscano un’intesa su questi aspetti”.
La puntualizzazione di Chiamparino
Il presidente Sergio Chiamparino ha sostenuto dal canto suo che “dal punto di vista del funzionamento noi non facciamo assolutamente nessun ostruzionismo. Al contrario, vogliamo accelerare la collaborazione con l'Agenzia nazionale per il lavoro perché dai primi incontri che ci sono stati mi sembra che ci sia qualche farraginosità e qualche difficoltà di lavoro comune che non vorrei creasse poi dei ritardi nel funzionamento del meccanismo, e che qualcuno pensasse che questi ritardi possano essere scaricati sulla Regione. In ogni caso noi siamo pronti a collaborare pancia a terra".
Mediazione con le Regioni
Il 6 marzo Pentenero si è dichiarata “contenta che, rispondendo a un’interrogazione alla Camera, il ministro Di Maio indichi come prioritario trovare una mediazione con le Regioni sui cosiddetti navigator. Di certo non si può accusare le Regioni di immobilismo: in Piemonte abbiamo stabilizzato i lavoratori precari dei Centri per l’impiego e siamo pronti a collaborare nel modo più proficuo con il Governo per evitare che il reddito di cittadinanza resti una misura puramente assistenziale. Quello che, insieme alle altre Regioni, da mesi stiamo chiedendo è che si rafforzino i servizi per l’impiego con assunzioni stabili, non con 6.000 precari privi di formazione adeguata e conoscenza del territorio. Ribadiamo l’urgenza, nel rispetto della Costituzione, di un accordo con il Governo sulle risorse umane e materiali necessarie a potenziare i Centri per l’impiego. Senza segnali concreti in questa direzione, come ho già avuto modo di sottolineare, il provvedimento rischia di limitarsi all’erogazione di un sussidio economico”.