Per contrastare il bullismo partire dalla prevenzione

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Il bullismo, fenomeno che danneggia non solo chi lo subisce ma anche chi lo compie e chi vi assiste e che per essere contrastato necessita che famiglie, scuole e istituzioni lavorino sulla prevenzione, è stato al centro del convegno “Bullismo e cyberbullismo: impatto su salute, socialità e legalità”, organizzato dal Consiglio regionale del Piemonte a Palazzo Lascaris.

Ad aprire i lavori, dopo il presidente dell'Assemblea legislativa Stefano Allasia, il presidente della Regione Alberto Cirio: “È importante insegnare ai nostri giovani non solo a proteggersi dai bulli, ma anche a non diventarlo. Il bullo è quello che ruba il parcheggio al portatore di handicap, è quello che prevarica: il nostro dovere è trasmettere ai nostri figli la consapevolezza di ciò che significa diventare

bulli, non solo esserne vittime. Per affrontare questi temi abbiamo stanziato 700.000 euro per progetti che sono già in parte operativi, e ne abbiamo stanziati altri 350.000 destinati alle scuole. Con gli psicologi abbiamo un protocollo comune post-Covid che dobbiamo applicare, ben consapevoli del fatto che i nostri ragazzi dopo la pandemia si sono ritrovati in una condizione di debolezza che oggi si riverbera in disturbi psicologici”.

L’assessore all’Istruzione Elena Chiorino ha messo l’accento su “un impatto sociale devastante, sia per chi subisce il bullismo, sia per chi vi assiste. Per trovare la capacità di reagire occorre un forte impegno di tutti noi e soprattutto del mondo della scuola. Come Regione stiamo cercando di intervenire con progetti nelle scuole, e non è semplice, perché in molti casi le vittime provano vergogna e imbarazzo e si isolano, senza far sapere agli adulti ciò che accade.

Il bullismo - ha rimarcato Chiorino - è un crimine odioso, anzi bisognerebbe parlare di reato: sappiamo che nei casi più gravi sfocia in vere e proprie tragedie. In certi casi si dovrebbe avere polso, e nel contempo lavorare con i professionisti in modo che indichino a noi esponenti della politica come agire nel modo migliore".

L’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi ha illustrato le numerose azioni previste dalla legge regionale n.2/2018 per contrastare il bullismo e il cyberbullismo, “i cui obiettivi sono tutelare e valorizzare la crescita educativa, psicologica e sociale dei minori, proteggendo i soggetti più fragili, prevenire il rischio nell'età dell'infanzia e dell'adolescenza, supportare i soggetti che, a vario titolo, ricoprono un ruolo educativo con i minori”. L’assessore ha inoltre evidenziato “l’importanza di attivare il Tavolo tecnico chiamato a collaborare con la Giunta per predisporre il Piano triennale degli interventi contro il bullismo, che dovrà essere approvato dall’Assemblea legislativa”.

Tra le iniziative messe in campo su impulso della Regione c’è il progetto Achille, il cui scopo è insegnare ai ragazzi a non cadere vittime del bullismo in rete.

A parlare di bullismo si sono poi succeduti esperti del mondo della sanità, dell'avvocatura, dell'Università e delle istituzioni.

Le ricerche

Gli ultimi dati dell’Ires segnalano che in Piemonte il deterioramento delle condizioni di benessere psicologico è particolarmente accentuato con indici che passano dal 68,5 nel 2019 al 66,8 nel2021,inferiori rispetto alla media del Nord ovest dell’Italia. Quasi 46.000 adolescenti sono morti a livello mondiale negli ultimi 2 anni,più di uno ogni 11 minuti. Su 80.000 giovani italiani ed europei,1 adolescente su 4 ha sintomi clinici di depressione e 1 su 5 ha sintomi di ansia persistenti.

Secondo un’indagine a risposta multipla, svolta in 48 istituti piemontesi (mille studenti, trecento docenti e cento esponenti del personale Ata), dal Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino, il 71% degli insegnanti segnala che i principali atti di bullismo percepiti  riguardano le caratteristiche personali; il 40% segnala atti di bullismo in base all’origine straniera e di bullismo basato sull’orientamento sessuale; il 24% bullismo di genere; il 19% bullismo predatorio (ad esempio furti ricorrenti ai danni di una stessa persona), il 16% bullismo verso persone con disabilità, il 2% bullismo su base religiosa. Alla base delle singole azioni ci sarebbero rabbia e forme di insicurezza dei ragazzi.

La seconda indagine dell’Università di Torino “Secondo il mio punto di vista“ evidenzia invece la percezione del bullismo dopo il lockdown dal punto di vista degli studenti vittime,gli  studenti testimoni e gli  insegnanti:  tutte e tre le categorie concordano sul fatto che i principali atti di bullismo si manifestino con prese in giro per il 24,3% studenti vittime,  31,1% studenti testimoni e  40,5% degli insegnanti; con minacce fisiche per 7,0%-15,4%  e 17,2% e aggressioni fisiche per il 6,2% 15,6% 23,0%. Durante il periodo di  lockdown si evidenzia un  rallentamento delle azioni di bullismo con una tendenza di crescita ala ripresa della scuola in presenza. 

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