Nel Cura Italia misure non soddisfacenti per la realtà economica piemontese

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Gli assessore regionali alle Attività produttive, Andrea Tronzano, e al Commercio, Turismo e Cultura, Vittoria Poggio, hanno voluto evidenziare alcune mancanze del decreto Cura Italia, che non risulta completamente soddisfacente per la realtà economica piemontese.

Mancano contributi immediati

“L'elemento più critico - sostiene Tronzano - è l'assenza di contributi diretti, reali, immediati. I piccoli negozi, gli alberghi, le micro e piccole imprese hanno necessità senz'altro di cassa integrazione e garanzie, ma devono rimanere in piedi anche attraverso contributi a fondo perduto: solo così potremo farle ripartire. Nel testo non si parla dei liberi professionisti, e si agisce poco e in modo quasi offensivo sui lavoratori autonomi e sulle partite Iva e questo trovo che sia oggettivamente penalizzante: non sono lavoratori di serie B. Pertanto continua l'interlocuzione con l'Associazione bancaria italiana per capire che cosa sia più opportuno fare con il fondo di garanzia, viste le ingenti risorse inserite dal Governo; su questo tema un nodo critico presente nel decreto Cura Italia è rappresentato da una cifra troppo bassa di finanziamento massimo garantito dal fondo: 3.000 euro sono un importo irrisorio che deve essere portato almeno a 10/20.000. Lavoreremo quindi perchè il fondo sia inserito nella conversione dell’attuale decreto”.

Un altro tema secondo Tronzano non considerato è l'edilizia: “In Spagna, Francia, Belgio sono partiti con il riconoscimento della causa di forza maggiore considerando il Coronavirus una delle cause che permettono di fermare i cantieri senza che le imprese ne supportino i relativi costi. Il decreto del Governo invece non dice nulla su una cosa che sarebbe molto utile e che permetterebbe agli appaltatori di essere indennizzati per la maggior parte dei costi durante il periodo di sospensione".

Tra le iniziative che la Regione sta predisponendo per creare le condizioni affinché il territorio possa decollare velocemente quando l’emergenza avrà cessato i suoi effetti c’è anche la riprogrammazione dei fondi europei. “In particolare - anticipa l’assessore - due sono gli assi che più riteniamo incisivi: spesa sanitaria e sostegno alle imprese. Stiamo anche provando a ridisegnare il grande tema degli aiuti di Stato; abbiamo suggerito di sfruttare l'articolo 107 del Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea, che prevede una deroga per calamità e altri eventi eccezionali”.

Una quarantena per il commercio

L’assessore Vittoria Poggio chiede invece misure per la “quarantena del commercio” poiché il decreto  “ha dimenticato interi settori: penso a moda, gioielleria, fioristi, cartolibrerie, negozi di arredamento e tutto ciò che è incluso nella sospensione dell'attività ma escluso dalle misure di sostegno. Penso anche alle attività che possono stare aperte per rendere servizi di prima necessità, ma vedono drasticamente ridotti i loro fatturati e sono escluse da importanti misure. L’impatto sul turismo non ricade solo sulle attività turistico-ricettive, ma anche su distribuzione, commercio al dettaglio e mondo della cultura. Per i turisti internazionali lo shopping è la terza voce di spesa".

Poggio sostiene anche che “non si capisce perché il decreto preveda in alcuni casi la sospensione dei versamenti da autoliquidazione per il solo periodo 8-31 marzo, mentre per i settori riconosciuti come più colpiti il periodo è esteso al 30 aprile 2020. Anche i settori che ho citato dovrebbero essere inseriti fra i maggiormente colpiti: meritano attenzione, sono un traino del made in Italy”.

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