Giornata nazionale Fiocchetto Lilla: attiva la rete per i disturbi di nutrizione e alimentazione

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Sanità
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In occasione della Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, l’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi ricorda che “nel giro di pochi anni, complice anche la pandemia, si è registrato un aumento dei nuovi casi di Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA) pari al 30-40%, che ha rapidamente portato da 20.000 a 28.000 il numero delle persone affette da disturbi alimentari in Piemonte” e aggiunge che “poco meno di un anno e mezzo fa abbiamo attivato una capillare e integrata rete regionale per la cura ambulatoriale, ospedaliera e riabilitativa”.

Sei i livelli di presa in carico e cura: centro esperto regionale, livello di base (medici di medicina generale e pediatri di libera scelta), livello ambulatoriale di primo livello, livello ambulatoriale complesso/semiresidenziale, livello ospedaliero (emergenza e posti letto dedicati di riabilitazione) e comunità terapeutica.

L’assessore anticipa inoltre la pubblicazione il 16 marzo sul Bollettino ufficiale e sul sito della Regione dell’avviso per la manifestazione di interesse ad attivare strutture residenziali dedicate al trattamento dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. La ricerca riguarda nello specifico una struttura residenziale sanitaria per adulti da 20 posti letto da destinare a pazienti in trattamento per anoressia nervosa e bulimia nervosa e due strutture per minori da 10 posti letto ciascuna, per le fasce di età 10-14 e 14-17 anni.

L’assessore alla Famiglia con delega ai bambini Chiara Caucino afferma che “i numeri indicano un trend preoccupante: al netto delle 200.000 persone che ne soffrono già, ogni anno sono diagnosticati in Piemonte 260 nuovi casi di anoressia e 450 di bulimia, dati nei quali non confluisce il cosiddetto sommerso. Sono convinta che il Piemonte, con le sue strutture e con i suoi professionisti di primissimo livello, possa diventare davvero un punto di riferimento, un modello per la cura dei disturbi alimentari. Così come sono convinta che una delle risposte al problema consista nel modificare, in alcuni casi, l’approccio da squisitamente sanitario a socio-sanitario: spesso tali disturbi coinvolgono tutta la famiglia della persona affetta e possono essere curati solo con un approccio che vada al di là della mera medicina che, intendiamoci, resta fondamentale, ma che abbracci anche il tema del sociale, facendo sentire la persona affetta da disturbi alimentari non solo curata ma anche presa in cura”.

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