Il futuro del sistema sanitario piemontese

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Sanità

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I conti da tenere sotto controllo, le liste d’attesa da accorciare, gli ospedali da terminare sono i temi affrontati dal presidente della Regione, Alberto Cirio, e dall’assessore alla Sanità, Luigi Icardi, negli interventi effettuati durante il convegno “Il futuro del sistema sanitario piemontese”, svoltosi l’8 luglio a Torino.

“Il risanamento dei conti è avvenuto, ora bisogna mantenere nel tempo gli attuali livelli - ha dichiarato Cirio - La Corte dei Conti ha ricordato che gli sforzi fatti sono buoni ma bisogna conservarli per il futuro".

“Dobbiamo risolvere i problemi più gravi, quelli che la gente sente di più, a cominciare dalle liste d'attesa - ha proseguito il presidente - Le persone non possono aspettare sei mesi per un intervento alla cataratta o una visita alla prostata. Questa situazione si risolve soltanto con nuovi medici. La Regione sta ha aumentato del 50% rispetto al passato le borse di studio pagate direttamente per avere nuovi medici specializzati in futuro. e soprattutto ha introdotto un requisito: se i piemontesi ti pagano la specializzazione, tu medico specializzato ti impegni a rimanere per 5 anni in Piemonte”.

Riguardo alle nuove strutture, Cirio ha sostenuto che “il Parco della Salute di Torino va realizzato, ma in tempi certi e dopo una serie di verifiche, che stiamo effettuando per quanto concerne le bonifiche propedeutiche. Dopo i casi di Nizza Monferrato e Verduno, e dello stesso nostro grattacielo, non possiamo permetterci di partire con un'opera che poi non viene terminata in tempi certi. e le opere si realizzano in tempi certi solo se prima dei lavori abbiamo fatto tutte le verifiche".

Infine, la reimpostazione del rapporto con le strutture private. Cirio si è detto convinto che “un’analisi onesta della situazione imponga a chiunque di vedere nella reimpostazione del rapporto fra pubblico e privato la soluzione dei problemi e l'impostazione della sanità del futuro, perché non ci sono altre vie. nei prossimi tre anni vivremo uno stato di emergenza legato alla carenza di medici specializzati che dovremo affrontare insieme al privato piemontese. noi siamo certi che il controllo della sanità debba sempre rimanere saldo nelle mani del pubblico, ma non abbiamo alcun tipo di pregiudizio sul fatto che si possa ridefinire il rapporto che la Regione ha con il privato".

L’assessore Icardi ha dal canto suo sostenuto che “la sanità si governa guidandola con due mani, una che guarda alle risorse e una ai problemi sanitari. Devono essere coordinate e girare nello stesso verso. Chiederemo una diversa ripartizione del fondo sanitario nazionale, che tenga maggiormente conto della quota di anzianità del Piemonte”. Ha quindi precisato che “abbiamo consapevolezza che dal 2020 non avremo più a disposizione alcun tesoretto e quindi è fondamentale che tutti i direttori generali facciano uno sforzo per migliorare i conti e per non ricadere nei vincoli del piano del rientro che per 7 anni ha penalizzato il Piemonte” e che “nei confronti della sanità privata nessuna preclusione ideologica ed ampia disponibilità a collaborare, mantenendo la governance pubblica”. A questo proposito “il nostro modello è il Veneto, dove la sanità funziona bene ed il privato ha una quota complessiva del 7%, mentre in Piemonte la quota di sanità privata ospedaliera per le acuzie è intorno al 3,5%”.

 

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