I benefici del ddl “Allontanamento zero”

Tema
Politiche sociali
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La partecipazione al convegno “Bambini in affido. Dalla controversia ad una soluzione possibile”, organizzato dal Comitato dei cittadini per i diritti umani e dall’associazione onlus Terra di Libertà per il 18 febbraio a Torino, ha consentito all’assessore regionale alle Politiche sociali di fornire alcune precisazioni sul disegno di legge cosiddetto “Allontanamento zero”.

Innanzitutto, ha evidenziato che l’esigenza di intervenire sul sistema degli allontanamenti nasce dalla riflessione sui dati, ufficiali e non interpretabili, presentati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, secondo i quali la media nazionale degli allontanamenti di minori dalle famiglie di origine è del 2,7 per mille mentre quella del Piemonte è del 3,9. Ciò dimostra come sia necessario adottare una legge regionale che tenda ad azzerare l’allontanamento, che non significa escluderlo, ma valutarlo come ultima possibilità per non nuocere alla salute e alla vita stessa del minore, adottandolo solo in casi estremi, come quelli legati alla violenza e agli abusi conclamati.

L’assessore si è poi soffermata sulla necessità di lavorare in particolare sul nucleo familiare di origine, per evitare traumi inutili e dannosi, ed ha sottolineato che le risorse stanziate dalla precedente Giunta non permettono, ad oggi, di incrementare i fondi da destinare al sistema infanzia: spostare le disponibilità a bilancio significa quindi concentrare le priorità di intervento sulle famiglie, favorendo nei minori il diritto naturale a vivere con i propri familiari, presupposto che lo Stato stesso dovrebbe garantire.

E’ sulla base di queste considerazioni che si ritiene che sul 60 per cento degli allontanamenti si possa intervenire con Programmi educativi familiari (Pef), realizzati proprio con l’ausilio dei servizi sociali, che hanno l’obiettivo di valutare il disagio familiare e lavorare sul nucleo, laddove sia ancora possibile. Spostando il 40 per cento delle risorse sulle famiglie si permetterebbe, così, di intervenire su un sistema che ha, evidentemente, delle falle. Si parla di 55,9 milioni di euro che vengono spesi annualmente per la cura di un minore fuori dalla famiglia d’origine. Per l’assessore si tratta di cambiare una cultura radicata da anni che non permette ancora al Piemonte di avere una legislazione in supporto alle famiglie di origine, rispettando il cosiddetto “diritto naturale” dei minori di poter vivere nel nucleo originario.

Nel corso del convegno l’assessore ha infine evidenziato come il trauma dell’allontanamento del minore possa essere compreso appieno solo dalla madre naturale, per il legame profondo e viscerale che si crea tra di essi, e ha ribadito il proprio rammarico verso il prevalere di strumentalizzazioni politiche su temi verso i quali dovrebbe invece vincere il confronto costruttivo.

Confronto con enti locali e servizi socio-sanitari

Sul disegno di legge “Allontanamento zero” sarà attivato a marzo presso l’assessorato regionale alle Politiche della famiglia un tavolo di confronto con Comuni, Province, Città metropolitana, enti gestori dei servizi sociali e sanitari, dipartimenti materno-infantili delle Asl, servizi di psicologia e neuropsichiatria infantile, dipartimenti di salute mentale e delle dipendenze, autorità giudiziaria minorile.

L’assessore ha formalizzato la propria disponibilità durante la seduta del Consiglio delle autonomie locali del 19 febbraio, accogliendo le richieste di confronto con tutti i soggetti istituzionali interessati, con l’obiettivo di migliorare il ddl alla luce delle criticità esposte.

 

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