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Per il Piemonte parte la fase 2 del processo di autonomia differenziata, che vede la Regione contrattare con il Governo le materie e le relative risorse.
La richiesta del trasferimento di oltre 100 funzioni attualmente in capo allo Stato secondo le 23 competenze previste dagli articoli 116 e 117 della Costituzione, è stata ripresa dal presidente della Regione nel corso di un incontro con il ministro degli Affari regionali avuto insieme al presidente della Commissione Autonomia del Consiglio regionale.
Si riavvia così il percorso iniziato prima della pandemia con la negoziazione con il Governo sul dossier trasmesso a Roma a fine 2019. Il prossimo passo sarà l’approvazione della Legge cornice nazionale, che il ministro intende portare all’approvazione del Consiglio dei ministri già entro l’estate e nella quale verranno incardinate le richieste di autonomia delle singole Regioni.
Il cambio del Governo e soprattutto l’emergenza sanitaria hanno infatti frenato a livello nazionale un iter che adesso però riparte e vede il Piemonte in prima linea su questo tema insieme a Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Inizia quindi il dialogo diretto fra le strutture della Regione e quelle dei vari Ministeri per definire nel dettaglio la suddivisone delle competenze e anche i risparmi di risorse che si possono ottenere. L’orientamento del Governo è di riconoscere interamente alle Regioni le risorse spese attualmente sulle funzioni che passerebbero alla gestione regionale. Significa, ad esempio, che se lo Stato spende 100 e la Regione 80 per gestire la stessa materia, il risparmio generato resterà nelle disponibilità del territorio e potrà essere reinvestito per migliorare il servizio o abbassarne i costi per la collettività.
Non appena il Parlamento avrà approvato la Legge cornice, il Piemonte potrà concretizzare la sua proposta, già formulata in competenze e funzioni con la delibera approvata nel dicembre 2019 dal Consiglio regionale, che, ampliando la richiesta presentata dalla precedente amministrazione, chiedeva maggiore autonomia differenziata su governo del territorio, beni paesaggistici e culturali, Protezione civile, infrastrutture, tutela e sicurezza del lavoro, istruzione tecnica e professionale, istruzione e formazione professionale, istruzione universitaria, politiche sanitarie, coordinamento della finanza pubblica e governance istituzionale, ambiente, fondi sanitari integrativi, rapporti internazionali e con l’Unione Europea.
Avere più autonomia, ricordano il presidente della Regione e quello della Commissione, consentirà di snellire la burocrazia, avere più risorse, ma soprattutto gestirle meglio perché più vicini al territorio e alle esigenze reali e concrete dei cittadini che lo vivono ogni giorno. Alcuni esempi: l’offerta formativa e scolastica potrà calibrare programmi personalizzati sulle competenze richieste dalle realtà imprenditoriali locali, in modo da facilitare al termine degli studi la possibilità di trovare un lavoro sul proprio territorio; una gestione diretta di beni culturali di proprietà statale, su una realtà ad esempio come il Castello di Racconigi, significherebbe maggiore autonomia per valorizzarla nel circuito delle eccellenze storiche, architettoniche e turistiche regionali; si potranno eliminare i pareri preventivi per le autorizzazioni paesaggistiche per i Comuni già allineati al Piano paesaggistico regionale.
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