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- Diritti e politiche sociali
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La Regione Piemonte ha ottenuto dal Ministero dell’Interno 2,5 milioni di euro di finanziamenti europei e statali per la formazione-civico linguistica degli stranieri grazie al primo posto ottenuto dal progetto Petrarca6 nell’apposita graduatoria nazionale, ma rischia di non poterli utilizzare pienamente.
Come puntualizza Monica Cerutti, assessora regionale all’Immigrazione e ai Diritti, “se da una parte il Ministero dell’Interno ci premia, con il decreto Sicurezza ci sottrae i potenziali allievi. La norma infatti non permette ai richiedenti asilo di partecipare ai corsi per imparare l’italiano, visto che impedisce loro di avere la carta d’identità e di iscriversi all’anagrafe. E siccome il nostro progetto era stato studiato tenendo conto anche di questo bacino di utenti, adesso rischiamo il paradosso: di avere i soldi, ma di non avere studenti”.
Tra i criteri di valutazione dei progetti presentati dalle Regioni c’erano la qualità complessiva della proposta, la coerenza del budget di spesa e della tempistica, le esperienze maturate in passato e la capacità di attivare reti. E su queste basi il Piemonte si è classificato al primo posto.
Petrarca 6 si pone in continuità con le progettualità attivate negli anni passati, prevedendo anche specifiche azioni per l’orientamento e la conoscenza del territorio nel quale gli stranieri extracomunitari si vengono a trovare, dei servizi sanitari di cui possono usufruire, di quelli sociali. Oltre ai corsi di italiano, saranno forniti anche servizi per consentire la partecipazione alle attività didattiche al più alto numero di persone, come ad esempio il babysitting per andare incontro alle madri, la mediazione interculturale, il tutoraggio, l’accompagnamento personalizzato alle persone vulnerabili.
“Il progetto Petrarca ormai va avanti dal 2011 - ricorda Cerutti - E i risultati sono finora più che soddisfacenti: sono state coinvolte più di 10.000 persone e solo con quello precedente si sono realizzati 364 corsi coinvolgendo 3460 soggetti".
Diverse le nazionalità coinvolte; per la maggior parte hanno seguito i corsi i marocchini (25%), i cinesi (8%), i nigeriani (7%), i senegalesi (5%), gli albanesi (5%), gli indiani e gli egiziani(4%). Alta l’adesione delle donne, quasi sei su dieci (il 58% del totale).