- Tema
- Protezione civile
Autore
In occasione della ricorrenza del 30° anniversario della Grande Alluvione del novembre 1994 la Regione Piemonte ha organizzato “La forza di ricostruire”, evento che è si svolto ad Alba per ricordare cosa avvenne in quei giorni, fare il punto sul contrasto al dissesto idrogeologico e coinvolgere la cittadinanza sui temi della prevenzione.
Il ringraziamento ai protagonisti
Nel pomeriggio il Teatro Sociale ha ospitato “Il Piemonte ringrazia i protagonisti della ricostruzione", cerimonia durante la quale sono state ricordate le vittime e sono stati ringraziati i sindaci, gli amministratori locali e i tanti volontari che si adoperarono in prima linea per portare aiuto, salvare tante vite e che lavorarono nei mesi successivi per consentire ai territori colpiti di risollevarsi.
A consegnare a queste persone una targa di ringraziamento sono stati il presidente della Regione Alberto Cirio, il Capo Dipartimento della Protezione civile Fabio Ciciliano e l’assessore regionale alla Protezione civile Marco Gabusi.
Il presidente Cirio ha affermato che l’iniziativa è stata organizzata per ringraziare tutti gli amministratori locali di quel tempo: “In Piemonte abbiamo una Protezione civile di alto livello qualitativo. Oggi vogliamo ricordare chi è stato protagonista di quei tragici momenti di 30 anni fa. Io avevo 22 anni quando ci fu l’alluvione e andai anche io, munito di pala, a spalare il fango alla Ferrero. Insieme a me c’erano gli operai della Ferrero che andarono a ripulire la fabbrica dal fango ancor prima di occuparsi delle loro case. Nel maggio 1995 sono diventato vicesindaco di Alba e così ho seguito gli anni della ricostruzione. La Protezione civile piemontese è costituita da persone che studiano e si preparano. Rimasi molto colpito quando, in Turchia, in una città terremotata di 200 mila abitanti come Antiochia, c’erano soltanto due ospedali da campo: uno degli Stati Uniti d’America e l’altro del Piemonte”. Il presidente ha aggiunto che “quando il Governo ha bisogno, chiama e il Piemonte risponde,‘perché la nostra Regione è sempre a disposizione dei sindaci per tutelare il territorio e soccorrere chi ha bisogno”.
“Trent’anni dall’alluvione - ha proseguito Cirio - vuole dire prima di tutto ricordare che cosa è accaduto, mai dimenticare. La storia è maestra di vita, anche nelle sventure. Quello che è accaduto nel 1994 non può e non deve più accadere, per questa è necessaria tanta prevenzione, ma anche mettere insieme una macchina di Protezione civile che protegga le persone. Ecco ciò di cui il Piemonte è stato protagonista in questi trent’anni. Il teatro è pieno di volontari che hanno passato e passano giorni interi a rendersi sempre più professionali per aiutare il prossimo in caso di calamità naturale. Questo fa sì che la Protezione civile del Piemonte sia una tra le migliori d’Italia, una tra le migliori d’Europa, sempre presente negli scenari più difficili a livello internazionale, e sempre soprattutto disponibile con altruismo, con generosità ma anche con professionalità nell’aiutare le persone in difficoltà”.
“Sono trascorsi 30 anni - ha detto l’assessore Gabusi - da un evento che ha segnato profondamente il nostro territorio e le nostre comunità, durante i quali abbiamo acquisito conoscenze fondamentali e messo in campo opere strategiche per la difesa del suolo. Abbiamo sviluppato e rafforzato sistemi di allertamento che ci permettono di essere oggi più sicuri e preparati. Ma ciò che rende unica la nostra regione è il valore umano della nostra Protezione civile: uomini e donne che, con dedizione e coraggio, garantiscono un impegno costante e instancabile. Grazie a loro lavoro possiamo affrontare il futuro con maggiore serenità e consapevolezza”.
In un video intervento, il ministro della Protezione civile Nello Musumeci ha dichiarato “quanto organizzato dalla Regione Piemonte è importante e significativo perché si renda omaggio non solo alle vittime, ma anche perché venga dato merito a coloro che si adoperarono in uno straordinario slancio di solidarietà per alleviare ferite, dolore e sofferenze di quelle drammatiche giornate. L’alluvione del Piemonte insegna come si deve operare in condizioni di emergenza, quanto sia importante il coordinamento di ogni soggetto coinvolto ma anche l’importanza della prevenzione. Allora si guardava principalmente alla gestione dell’emergenza mentre oggi, dopo tanti anni abbiamo il dovere di interrogarci su cosa non funzionò. Il Governo ritiene che la prevenzione sia la priorità della Protezione civile, e bisogna lavorare affinché i cittadini abbiano la consapevolezza di vivere in un territorio fragile, che abbiamo il dovere di attrezzare il territorio per renderlo meno esposto e meno vulnerabile all’inclemenza del tempo”.
Videomessaggio anche del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin: “Occorre attuare tutte le azioni necessarie per mettere in sicurezza i luoghi più fragili, ma anche rendere non vulnerabili i territori considerati sicuri. Per questo scopo, il Pnrr ha previsto lo stanziamento di 2,5 miliardi di euro, di cui 1,5 già assegnati, che si aggiungono ai quasi 2 miliardi di euro messi a disposizione dal ministero dell'Ambiente nel 2024, per Regioni e Comuni. Abbiamo chiesto che la Finanziaria 2025 stanzi ulteriori 2,5 miliardi di euro, il che significa un aumento del 35 per cento rispetto all'anno precedente. Dobbiamo reagire alla nuova realtà climatica, prendendo esempio dalla risposta energica e determinata che i cittadini diedero in occasione dell'alluvione del 1994”.
Nel suo intervento Ciciliano ha ricordato che “quando trent’anni fa il Piemonte fu colpito da quella tremenda alluvione, il Servizio nazionale di Protezione civile era stato istituito solo due anni prima, con la legge 225 del 1992. È su questo evento che il volontariato organizzato ha iniziato a formarsi e da quel momento ha accompagnato e sostenuto il Paese nel superamento di ogni calamità naturale. Da quell’evento ad oggi, abbiamo compiuto tutti insieme un cammino di crescita che ha portato il sistema italiano ad essere un modello in tutto il mondo e nelle tante emergenze che abbiamo dovuto affrontare abbiamo sempre potuto contare sull’eccellenza che ormai rappresenta la Protezione civile della Regione Piemonte”.
I riconoscimenti
La cerimonia ha previsto la consegna di una targa e di una medaglia di ringraziamento per gli amministratori che nel 1994 registrarono vittime sul proprio territorio, nonché per il sistema di coordinamento della Protezione civile piemontese. A consegnarli il presidente Cirio, il Capo Dipartimento Ciciliano e l’assessore Gabusi. L’elenco
Il convegno del mattino
In mattinata si è svolto nella Fondazione Ferrero il convegno “La Grande Alluvione e la sua eredità”, dove si è parlato del ruolo della Protezione civile, degli interventi tecnici che dopo l’alluvione hanno contribuito alla messa in sicurezza del territorio, delle prospettive future.
Aprendo i lavori l’assessore Gabusi ha sottolineato che “Oggi ricordiamo un evento che ha segnato profondamente il nostro territorio e le nostre comunità. Sono trascorsi 30 anni, durante i quali abbiamo acquisito conoscenze fondamentali e messo in campo opere strategiche per la difesa del suolo. Abbiamo sviluppato e rafforzato sistemi di allertamento che ci permettono di essere oggi più sicuri e preparati. Ma ciò che rende unico il a la nostra regione è il valore umano della nostra Protezione Civile: uomini e donne che, con dedizione e coraggio, garantiscono un impegno costante e instancabile. Grazie a loro lavoro possiamo affrontare il futuro con maggiore serenità e consapevolezza.”
Sono seguite le relazioni di Secondo Barbero, direttore di Arpa Piemonte, Tommaso Simonelli dell’Autorità di Bacino del Po e di numerosi tecnici della Regione. In particolare Vincenzo Coccolo, direttore della Protezione civile regionale nel 1994, ha ricordato che “l’alluvione venne prevista con un ampio anticipo, di 72 ore dalla nostra struttura. Non servì purtroppo a nulla: era l'epoca dei fax e coincise con un fine settimana. Gli uffici pubblici erano chiusi e i fax vennero letti tardi, il lunedì mattina. Quella tragedia fu una lezione per tutti: venne riconosciuto il ruolo del servizio meteoidrografico nelle procedure di allertamento e fu introdotto un percorso virtuoso per un nuovo approccio nella comprensione dei fenomeni, anche sociologico. Sino ad allora, infatti, l'approccio della Pubblica amministrazione era rivolto principalmente al ripristino dei danni con interventi strutturali ad evento avvenuto, con scarso interesse dell'opinione pubblica, che viveva tali eventi come fatti ineludibili. Dopo il 1994 cominciò a formarsi una coscienza collettiva di protezione civile da parte della popolazione e dei mezzi di comunicazione”.
Il ricordo in tutto il Piemonte
Sono stati numerosi i momenti di ricordo e commemorazione organizzati da Comuni e associazioni per ricordare le vittime e le distruzioni provocate dalla Grande Alluvione.
Ad Alessandria domenica 3 novembre alle ore 11.15 nella parrocchia di San Michele Santa Messa di suffragio dei morti e alle ore 13 pranzo nella sala polifunzionale a cui sono stati invitati tutti coloro che spalarono fango dalle case; martedì 5 novembre alle ore 21 nella chiesa del Carmine concerto a lume di candela «Notte di memoria, note di presenza»; mercoledì 6 novembre alle ore 10,30 Santa Messa in Cattedrale e deposizione di corone al monumento alle vittime nel parco Carrà agli Orti e alla lapide nella chiesa di San Michele, alle ore 14 convegno “L’alluvione del 6 novembre 1994: i tecnici nell'emergenza ….30 anni dopo” e un Consiglio comunale aperto.
A Canelli sabato 9 novembre alle ore 11 la mostra “La luce oltre il fango”, alle ore 17 Santa Messa nella chiesa di San Tommaso, alle ore 18 cerimonia in memoria dei defunti canellesi, alle ore 20.45 nel Teatro Balbo concerto delle Voci del Bondone e della Corale ANA Vallebelbo.
La Provincia di Cuneo ha promosso alcune iniziative per rievocare quei giorni e, soprattutto, fare il punto su quanto finora è stato realizzato e quanto si può ancora fare per prevenire tali calamità:
- lunedì 4 novembre alle ore 18 a Cuneo, nel Centro incontri della Provincia, presentazione della riedizione del libro “Eroi nel fango”, scritto dalla giornalista Paola Scola con sottotitolo “1994-2024: trent’anni dopo la grande alluvione”;
- domenica 10 novembre a Ceva ultima tappa dello spettacolo teatrale per i ragazzi delle scuole “Fiumi di Acqua e di Fango: la grande alluvione del 1994 in Piemonte”, di e con Sara Dho.
A Mondovì il Comune ha dedicato al trentennale l’annuale esercitazione di Protezione civile.
Ad Alba: il 5 novembre commemorazione delle 9 vittime albesi, con un corteo dal Municipio verso il ponte Tanaro per il lancio di una corona nel fiume; il 6 novembre un’esercitazione di evacuazione delle scuole; il 9 novembre in Municipio incontro con i volontari di allora e di oggi impegnati nelle squadre d’emergenza, alle 18 la S. Messa officiata dal Vescovo; l’11 novembre convegno dell’Ordine degli Ingegneri “Lezione sul Tanaro”.
A Piozzo lunedì 4 novembre alle ore 11 nel cortile della Biblioteca comunale ricordo di Felice Boffa in memoria del suo gesto eroico, e venerdì 8 novembre alle ore 20,30 nella sala della Biblioteca comunale proiezione di “Video Clip Lumiere”, mostra di documenti e fotografie, testimonianze e letture a cura dei Volontari per l’Arte con la collaborazione dell’Amministrazione comunale.
A Santena una serie di manifestazioni venerdì 8, sabato 9, sabato 16 e domenica 17 novembre.
A Torre Mondovì domenica 3 novembre alle ore 10 in piazza Mellino deposizione di una corona di alloro alla lapide e al monumento in memoria dei Caduti e Dispersi e Commemorazione dell’anniversario dell’evento alluvionale del novembre 1994
La Città metropolitana di Torino ha ospitato lunedì 4 novembre nell’auditorium della sede di corso Inghilterra 7 un convegno dove si è parlato di evoluzione delle attività di rilevamento e di gestione dei dati, della storia delle alluvioni del Tanaro a Ceva, dell’evoluzione della percezione del rischio idrogeologico dal 1994 ad oggi.
Per non dimenticare
L’alluvione del 1994 colpisce duramente il Piemonte, e in particolare le province di Alessandria, Asti, Cuneo, Torino e Vercelli.
La violenta ondata di maltempo causa l’esondazione di numerosi fiumi, provocando 69 vittime, più di 2.000 feriti e gravi danni a territori e infrastrutture.
La cronaca incomincia con le piogge di venerdì 4 novembre, prima avvisaglia di un maltempo che sembra aver piegato il Nord Italia trasformando la pianura padana in una incredibile palude e che continua sabato e domenica con rovesci torrenziali. L'analisi dei dati pluviometrici rilevati dalle stazioni automatiche della rete regionale, dalle mappe elaborate dal Meteosat e dal Radar meteorologico, indica una prima fase caratterizzata da forti precipitazioni nelle province meridionali del Piemonte, in particolare nell'Acquese (presso la stazione di Ponzone Bric Berton cadono circa 200 millimetri di pioggia in 24 ore).
Le precipitazioni si estendono poi ad Alessandrino, Astigiano, Cuneese e Vercellese. I bacini più colpiti sono quelli del Tanaro, della Bormida, del Belbo e del Po. Sabato si registrano tra 200 e 250 millimetri di pioggia nelle 24 ore. Nella terza fase le forti piogge colpiscono la fascia prealpina tra la Val Pellice e la Valsesia. Le precipitazioni si intensificano nella serata di sabato, per attenuarsi al mattino del 6. I fiumi straripano e l’acqua scende a valle distruggendo tutto quello che incontra nel suo percorso.
La cronaca della Grande Alluvione è sul n.8-1994 di Notizie della Regione Piemonte.
Alcune immagini della devastazione
Il contributo degli Alpini ai soccorsi
Tra i primi a soccorrere le popolazioni alluvionate ci furono gli Alpini della Taurinense, inviati immediatamente dal generale Luigi Manfredi, piemontese, allora comandante del IV Corpo d’Armata Alpino, il quale ordinò di accorrere anche alle brigate Tridentina e Cadore, di stanza in Veneto e Alto Adige.
Scesero in campo centinaia di alpini di leva con decine di camion, ruspe, torri di illuminazione campale, ponti metallici, radio e soprattutto pale. Contemporaneamente si mise in moto la Protezione civile dell’Associazione Nazionale Alpini, con nuclei di volontari provenienti dal Piemonte e altre regioni d’Italia.
Insieme ai militari lavorarono giorno e notte per liberare case, scuole, edifici pubblici e privati, ma anche per favorire la ripresa delle attività economiche, come ad Alba, dove più di 500 alpini in armi intervennero presso gli stabilimenti della Ferrero.