Missione in Albania per cercare soluzioni alla carenza di infermieri

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Sanità
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Arrivare alla stipula di un protocollo d’intesa tra Università per la formazione e l’integrazione sanitaria e professionale e l’avvio di collaborazioni tra Ordini professionali è il risultato a cui si punta dopo il viaggio di tre giorni di una delegazione piemontese in Albania per cercare soluzioni alla carenza di infermieri negli ospedali.

Alla missione, svolta in accordo con il Ministero della Sanità e il sostegno dell'Ambasciata italiana a Tirana, hanno partecipato Federico Riboldi, assessore regionale alla Sanità, Ivan Bufalo, presidente dell’Ordine degli Infermieri di Torino e del Coordinamento regionale delle Professioni infermieristiche del Piemonte, Luca Ragazzoni, delegato all’internazionalizzazione dell’Università del Piemonte orientale, Valerio Dimonte, presidente del corso di laurea in Infermieristica dell’Università di Torino.

L’obiettivo, da raggiungere già nell’immediato futuro, è la creazione di percorsi formativi accademici che consentano agli infermieri albanesi, formati in loco, di operare nel sistema sanitario piemontese, la cui rete ospedaliera sarà messa a disposizione per i tirocini e le stesse attività formative.

"È stato un viaggio molto positivo - ha commentato Riboldi - soprattutto perché si sono gettate le basi per una fattiva collaborazione tra le Università piemontesi e albanesi, oltre a un interessante dialogo tra ordini professionali. Come Regione daremo il nostro massimo supporto, convinti che questo possa essere un importante, ma non esaustivo, tassello nell’impegno a 360 gradi che abbiamo messo in campo per ovviare alla carenza di operatori sanitari".

“In Piemonte c'è una carenza di 6.000 infermieri e secondo le previsioni ci saranno circa 1.000 pensionamenti l’anno solo nella sanità pubblica. Per questo motivo - ricorda l'assessore - stiamo lavorando senza sosta per trovare soluzioni nel breve periodo come l’istituzione di borse di studio per rendere più appetibile la professione infermieristica e attrarre competenze da Paesi 

italofoni o affini. In Albania, per esempio, sono presenti 13 Facoltà che laureano circa 2.000 infermieri l'anno: con un percorso di parificazione dei percorsi formativi con quelli italiani, selezioni che verifichino le loro competenze e la conoscenza della lingua italiana, si potranno predisporre dei percorsi di inserimento all'interno della sanità piemontese”.

L’assessore vuole anche sottolineare che “stiamo lavorando non per togliere lavoro ai giovani o agli infermieri italiani, ma per dare risposte urgenti e concrete ai cittadini e ai pazienti piemontesi e al contempo sostenere l’azione dell’infermiere attualmente presenti nella sanità pubblica, assicurando i giusti numeri in ogni reparto e quindi un lavoro più appagante e meno duro. Accanto a misure strutturali e durature nel tempo, come welfare, migliorie contrattuali e investimenti ancora più importanti in formazione e innovazione, è doveroso fare delle scelte nel breve periodo per garantire l’assistenza e la cura ai cittadini piemontesi, nonché maggiore certezza degli orari e più sostegno lavorativo agli infermieri che già operano nella nostra sanità. Io non sono mai stato con le mani in mano ad attendere che qualcuno prendesse delle decisioni: se c’è un problema io cerco di risolverlo il prima possibile, prendendolo di petto. Quindi nell’immediato stiamo studiando azioni a 360 gradi che comprendono anche incentivi economici per gli infermieri italiani, come l’attivazione di borse di studio".

La delegazione ha incontrato i vertici di 12 Università pubbliche e private, tra cui la Barleti, la Statale e la Cattolica di Tirana, la Luigj Gurakuqi di Scutari, le Statali di Durazzo, Elbasan, Valona e Argirocastro. "L’interesse per il sistema sanitario italiano e piemontese - rileva Riboldi - ci ha permesso di spiegare nel dettaglio le opportunità che potrebbero aprirsi agli oltre 2.000 infermieri che si laureano ogni anno negli atenei albanesi, come uno sbocco lavorativo nelle nostre aziende sanitarie. Gli incontri sono stati molto positivi e contiamo, una volta tornati in Italia, di avviare un percorso amministrativo per concretizzare i primi accordi".

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