La tappa di Cuneo

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Fondi e progetti europei

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La “Provincia Granda” è stata la protagonista della tappa dell’11 marzo di “Piemonte Cuore d’Europa”, svoltasi nella sede della Camera di Commercio di Cuneo.

Si tratta del roadshow che la Regione ha voluto organizzare per condividere con i rappresentanti del mondo economico, sociale e degli enti locali di tutte le province i documenti di lavoro che delineano le priorità su cui concentrare le risorse in arrivo nei prossimi anni dall’Europa: dai fondi del Recovery Plan, su cui il Piemonte ha presentato un piano del valore di 13 miliardi di euro, alla prossima programmazione dei fondi europei 2021-2027, che avrà un valore di quasi 4 miliardi di euro (circa un miliardo in più rispetto al passato).

“È stata una giornata di lavoro molto importante, ricca di suggerimenti significativi”, ha commentato il presidente Alberto Cirio, che ha anche voluto sottolineare “il tipico pragmatismo della Granda che non chiede sussidi, ma ha la volontà di ripartire subito e produrre lavoro e occupazione. Purtroppo questa volontà si scontra con i problemi di una provincia dimenticata per anni per quanto riguarda le infrastrutture stradali, avviate e mai ultimate, e la Asti-Cuneo è l’esempio più eclatante. Mi aspetto che il nuovo Governo renda al più presto operativo il commissario individuato per il Tenda e che superi la situazione di stallo creatasi per la variante di Demonte”.

Potremo però ripartire davvero - ha fatto presente Cirio - quando saremo tutti vaccinati. La pandemia non ci deve fermare nel programmare la ripartenza del Piemonte e dell’Italia. Ma nulla ha senso se non ci vacciniamo, perché vincerà la sfida del futuro chi vaccinerà prima i propri cittadini. Il Piemonte è virtuoso, ai vertici nel rapporto residenti/vaccinati, ma lo fa in base alle dosi che ha. Insomma, andiamo veloci in un’Italia che però va lenta”.

Riprendendo il discorso dei fondi europei, il presidente ha precisato che “nella Granda potremo finire opere incompiute e iniziarne di nuove con regole snelle e veloci”, ha invitato a “cogliere l’opportunità di pianificare ciò che davvero serve, al di là dei colori politici, ma ascoltando tutti perché è da qui che si riparte” ed ha ricordato che “in Italia la Granda è una delle province che versa di più allo Stato e riceve di meno”.

Infine, ha evidenziato come sia un momento storico per il Piemonte, perché si stanno definendo le linee di indirizzo per lo sviluppo dei prossimi 10 anni: “Abbiamo a disposizione cifre che non vedremo mai più e che ci permetteranno di favorire lo sviluppo del sistema produttivo e infrastrutturale. Ma saremo competitivi solo se sapremo individuare e condividere progetti con immediate ricadute sul territorio, oltre ad investire sull’istruzione e sulla formazione professionale. Sono certo che se porteremo al presidente Draghi un documento del Piemonte, e non solo della Regione, daremo alla nostra voce più forza. Importante sarà anche poter applicare il cosiddetto ‘Modello Genova’ per le opere pubbliche, perché senza abbassare di un centimetro l’attenzione verso la legalità abbiamo bisogno di regole veloci e facili da applicare”.

Ad affiancare c’erano il vicepresidente della Regione Fabio Carosso, gli assessori Luigi Genesio Icardi e Andrea Tronzano. Tra gli intervenuti il prefetto Fabrizia Triolo, il presidente della Provincia e sindaco di Cuneo Federico Borgna, il presidente della Camera di Commercio Mauro Gola, il presidente della Fondazione CRC Giandomenico Genta, numerosi sindaci e rappresentanti delle varie categorie economiche e del sindacato.

Gli interventi hanno posto l’accento su argomenti come il divario di cui Cuneo ancora soffre sul piano delle infrastrutture, che penalizza l’insediamento di nuove imprese. Si è anche parlato di ampliare la rete dei centri di formazione e ricerca, di incrementare l’accompagnamento nella creazione di imprese, della necessità di formazione in settori come la meccatronica, di un turismo che deve prestare sempre più attenzione ai comparti dell’enogastronomia e dell’outdoor, dell’aumento dei distretti del commercio, della meccanizzazione dell’agricoltura, della necessità di fornire più servizi a chi resta ad abitare nelle zone marginali.

 

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