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I 150 anni del Canale Cavour: la politica pensi al futuro e non ai sondaggi

"C'è stata un'epoca, e forse torniamo ad averne bisogno oggi, in cui la politica non pensava solo ai sondaggi del giorno dopo, ma ai decenni e forse ai secoli che sarebbero venuti. Ricordare i 150 anni del Canale Cavour è dunque per tutti noi insegnamento e uno stimolo ad andare in questa direzione. Un'esigenza particolarmente sentita in Piemonte, dove abbiamo due grandi opere di carattere strategico, quali la Tav e il Terzo Valico, che possono consentire di fare del Piemonte orientale, assieme alla Lombardia e alla Liguria, una piattaforma logistica capace di competere con i grandi snodi del Nord Europa. Io credo che questo sia l'unico modo in cui la politica e l'amministrazione possano lavorare insieme per dare un contributo utile al futuro della nostra comunità”: sono alcuni dei passi del discorso che il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, ha pronunciato durante la celebrazioni per i 150 anni del Canale Cavour, svoltasi il 24 settembre a Vercelli alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

“Il canale Cavour - ha proseguito Chiamparino - è la più grande opera di ingegneria idraulica mai compiuta in Italia, un'opera davanti alla quale ancora oggi non possiamo che meravigliarci. La rapidità e la perfezione costruttiva ottenuta grazie al solo impiego di mattoni e pietre stride con quanto siamo abituati a vedere in un'epoca di altissima evoluzione tecnologica. Nessun computer, nessun braccio meccanico, nessun robot ha posato queste pietre e questi mattoni: eppure fu portata a termine in soli tre anni, e permise di dare un impulso straordinario all'ancora arretrata agricoltura piemontese e all'industria che stava allora nascendo in questi territori. Immediatamente mi viene alla mente un'altra grande opera della medesima epoca, il traforo del Frejus, tunnel che quando fu inaugurato, nel 1871, era il più lungo del mondo e che aprì concretamente l'Italia all'Europa, diventando un simbolo positivo del mito nascente del progresso e della modernità. Immagino che molti, prima di me o dopo di me, siano stati o siano in grado di spiegare l'importanza che ha avuto per l'economia italiana il tunnel del Frejus o per l'agricoltura piemontese il Canale Cavour in questi 150 anni di vita e forse per altrettanti a venire".

Il presidente Mattarella, che era accompagnato dal ministro per l'Agricoltura, Maurizio Martina, ha dichiarato che “il Canale Cavour è stato un potente motore di modernizzazione fondiaria, economica e sociale, di applicazione tecnica. Realizzato in tempi record, ha costituito un esempio significativo di trasformazione del paesaggio agricolo, dando vita a un sistema irriguo virtuoso che collega tra loro le acque del Vercellese, del Novarese e del Paese, per un totale di quasi 360.000 ettari trasformati. La storia di questa infrastruttura - ha poi osservato - è strettamente intrecciata ai nomi di protagonisti della storia italiana, non ultimo Quintino Sella, firmatario nel 1862, da ministro delle Finanze del Regno, della convenzione con la compagnia concessionaria dei lavori e della gestione. Cavour seppe promuovere una spontanea cooperazione tra le forze private in possesso dei terreni e di risorse idriche, portandole alla più significativa esperienza su scala europea tra agricoltori, mobilitando, al contempo, risorse private - principalmente capitali francesi e inglesi - per una iniziativa di interesse pubblico".

Il Capo dello Stato ha poi colto l'occasione per sostenere che "una gestione equilibrata degli ecosistemi, senza fughe in avanti verso sfruttamenti intensivi e crescenti, né verso utilizzi esclusivi in tempi di scarsità idrica, destinata a riflettersi anche sulla produzione e costo degli alimenti. È questa la visione che deve guidarci nel nostro operare. L'uomo deve saper dimostrare di essere parte dell'armonia dell'universo e non strumento distruttivo. In Italia l'agricoltura irrigua genera da sola il 50% della produzione e il 60% del valore totale dei prodotti agricoli, utilizzando il 21% della superficie agraria; ma il futuro si presenta difficile per quanto riguarda la disponibilità e il consumo di acqua. Mettersi al riparo dalla crisi non potrà passare attraverso l'affannosa acquisizione delle ultime risorse rimaste quanto, piuttosto, dovrà muoversi verso l'oculato investimento in forme di agricoltura sostenibile”.

Il Canale Cavour trae origine dal Po a Chivasso e termina scaricandosi nel Ticino a Galliate. Una infrastruttura senza pari, a livello europeo, che ancora oggi testimonia la lungimiranza di Camillo Cavour, che diede impulso alla sua realizzazione, e al genio di Francesco Rossi, l'agrimensore vercellese che per primo lo ideò, e dell'ingegnere Carlo Noè, che lo progettò. La sua realizzazione avvenne tra il 1863 e il 1866, dopo la proclamazione del Regno d'Italia e quando Cavour era già morto, su impulso dei ministri Quintino Sella e Gioacchino Pepoli, e costò all'incirca 45 milioni di lire di allora. I suoi 85 chilometri di vie d'acqua, con 101 ponti, 210 sifoni e 62 ponti-canale, ne fanno il terzo canale italiano per lunghezza che, ancora oggi, porta un contributo irriguo su quasi 200.000 ettari coltivati, concorrendo alla produzione di circa 1.300.000 tonnellate di risone. I vantaggi per la risicoltura e per l’agricoltura, che passò ben presto dai metodi estensivi a quelli intensivi, furono immediati per la popolazione locale, reduce dagli stenti e dalle devastazioni della prima e della seconda Guerra d’indipendenza, tanto che si gettarono le basi per la formazione del “triangolo d’oro” del riso. Ma, come evidenzia l'assessore regionale all'Agricoltura, Giorgio Ferrero, “il Canale Cavour, che a tanti anni di distanza mantiene la sua profonda modernità, è anche sicurezza idrogeologica, paesaggio fruibile turisticamente, ambiente ed energia rinnovabile”, con oltre 80 centrali idroelettriche in esercizio e molte altre in fase di costruzione.

Author Gianni Gennaro Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.