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Quando la cultura è una (quasi) impresa

In libreria si può trovare dal 15 dicembre “La (quasi) Impresa. Manuale d’uso per operatori culturali”, un vademecum che descrive le trasformazioni in atto nel settore, accanto a spunti e riflessioni utili per coloro che desiderano o hanno già scelto di fare della cultura il proprio lavoro. La pubblicazione è edita dal Gruppo 24 Ore e curata da Hangar Re-inventare il futuro, programma di attività dedicato allo sviluppo del comparto culturale, creato nel 2014 in Piemonte e diventato una case history a livello nazionale.

A metà tra profit e non profit sta nascendo, infatti, un nuovo traino per l’economia e ad innovare sono soprattutto i giovani e le donne. Alla condizione, però di liberarsi dalle catene di sussidiarietà e assistenzialismo e acquisire spirito e approccio imprenditoriale. Con oltre 1,5 milioni di occupati e un giro d’affari di quasi 90 miliardi di euro (che diventano 250 grazie a un forte effetto moltiplicatore), la cultura sta vivendo un importante processo di evoluzione, a partire proprio dai suoi nuclei originali e fondanti: i beni culturali e le performing arts.

"La crisi economica sta facendo emergere la cultura come un importante grande tessuto connettivo che unisce e dà identità alle comunità - ha sostenuto Antonella Parigi, ideatrice di Hangar e assessora alla Cultura e al Turismo della Regione Piemonte, nel presentare il manuale presso Il Polo del 900 di Torino - Ci sono luoghi, soprattutto nelle province, in cui negozi, macellai e panettieri chiudono, ma dove reggono le biblioteche e le piccole associazioni, e altri in cui la cultura ha saputo essere un forte motore di sviluppo, coinvolgendo anche ambiti diversi, dal turismo all'artigianato. È il segno della potenzialità enorme di un settore che adesso deve trasformarsi. Significa evolversi da soggetto sussidiario a vera e propria impresa culturale, competitiva sul mercato e in grado di reggersi sulle proprie gambe".

Da una parte, infatti, esistono le grandi “industrie” creative e culturali, di cui fanno parte architettura, comunicazione e design, accanto a cinema, radio, tv, musica, stampa, editoria e videogiochi. Rappresentano la parte profit e anche quella più imprenditoriale. Dall’altra si colloca la “quasi impresa” : un vasto panorama di realtà, essenzialmente pubbliche e non profit, principalmente legate alla gestione e fruizione del patrimonio storico-artistico e alla
produzione di performing arts, spettacoli dal vivo e arti visive. Ed è questa, secondo il manuale, la parte economicamente più debole del sistema.

Author Donatella Actis Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.