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Chiamparino: Un referendum sulla Torino-Lione

Il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, sostiene che “se malauguratamente il Governo dovesse davvero decidere di bloccare la Torino-Lione, un’opera come che si sta già realizzando nella parte internazionale, è evidente che bisognerà trovare uno strumento - e il referendum consultivo potrebbe essere quello adatto - per far sentire l’opinione di tutti i cittadini e far capire che il Tav non interessa solo il mondo dell’economia, ma la nostra comunità nella sua interezza. Anche se mi auguro che non sia presa una decisione così folle come quella di bloccare una ferrovia che è strategica sotto tutti i punti di vista.  A chi ha espresso tante perplessità sul referendum, chiedo quale altra idea ha per conoscere il pensiero dei cittadini. So bene che ci vuole una legge regionale, ma se il Consiglio vuole si può approvare la legge in autunno e andare a referendum all'inizio del 2019".

Ritiene anche che “se si dovesse mai davvero fermate la Torino-Lione, anche le altre grandi opere, a cominciare dal Terzo Valico, sarebbero da rivedere, perchè verrebbe meno la forza della piattaforma logistica del Nord-Ovest. Dire no al tunnel di base equivale a costruire un muro fra Italia e Francia, chiudendo sostanzialmente la via alpina che da oltre 2.000 anni è un naturale passaggio per persone e merci”.
Chiamparino prosegue annunciando che “convocherà entro il mese di settembre un incontro di tutte le rappresentanze economiche, sociali, istituzionali e politiche per far risuonare chiare e forti le voci della società piemontese a favore dell’opera. E’ indispensabile un moto d’orgoglio che impedisca che la nostra regione venga messa ai margini di tutte le relazioni economiche, nazionali e internazionali”.

Infine, Chiamparino vorrebbe che “nessuno dimenticasse che l’attuale linea, e soprattutto l’attuale tunnel sono pericolosi, ed entro un decennio potrebbero non essere più utilizzabili: prova inconfutabile sono le attuali misure di sicurezza atte a limitare il transito dei treni merci e passeggeri, perché in quel tunnel, nato nel 1865, non è possibile garantire gli standard di sicurezza che sono attualmente in vigore in tutti i trafori dell’arco alpino, i quali non a caso sono o in via di rifacimento come il Brennero o già rifatti come il San Gottardo”.

Author Gianni Gennaro Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.