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Come riutilizzare i beni confiscati alla criminalità

I Comuni piemontesi assegnatari di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata hanno tempo fino al 30 ottobre per aderire al bando emanato dalla Regione Piemonte per favorirne il riutilizzo a scopi sociali.

Gli enti interessati (come risulta dalle tabelle pubblicate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Politiche di coesione, nel “Dossier regionale - I beni confiscati alla criminalità in Piemonte”, che ha elaborati dati Anbsc aggiornati al 29 febbraio 2016), sono 63, così suddivisi:
- 36 in provincia di Torino: il capoluogo (50 immobili), Leinì (16), Villareggia (16), San Giusto Canavese (12), Orbassano (9), Bardonecchia (6), Chivasso (5), Angrogna, Beinasco, Borgaro, Bruino, Cantalupa, Carmagnola, Caselle, Castiglione, Cesana, Coazze, Cuorgnè, Moncalieri, Montalenghe, Nichelino, Piossasco, Salassa, San Benigno Canavese, San Maurizio Canavese, San Sebastiano Po, Santena, Torrazza Piemonte, Val Della Torre, Venaria Reale, Villafranca, Villastellone, Volpiano e Volvera;
- 3 in provincia di Alessandria: Albera Ligure, Basaluzzo e Bosco Marengo;
- 4 in provincia di Asti: Dusino San Michele, Grazzano Badoglio, Moncalvo e Penango;
- 2 in provincia di Biella: Cerreto Castello e Valle San Nicolao;
- 6 in provincia di Cuneo: il capoluogo, Alba, Cervere, Revello, Savigliano e Sommariva del Bosco;
- 5 n provincia di Novara: il capoluogo, Ameno, Borgomanero, Dormelletto e Miasino;
- 3 nel Verbano-Cusio-Ossola: Verbania, Omegna e Baveno;
- 4 in provincia di Vercelli: il capoluogo, Cigliano, Crescentino e Gattinara.

Gli immobili confiscati sono in tutti 265 (50 solo a Torino), di cui 145 già destinati e 120 dati in gestione.

Gli obiettivi del bando sono diversi: superare le situazioni di emergenza abitativa che riguardano genitori separati, donne vittime di violenza e famiglie in stato di disagio; rafforzare le attività socio-assistenziali ed educative (sostegno della famiglia e dei minori, tutela di anziani e disabili, punti di accoglienza e informazione sul territorio, agricoltura sociale); favorire l’accoglienza dei rifugiati. “In questo modo - commenta il presidente della Regione, Sergio Chiamparino - si è voluto mettere in pratica una precisa volontà: destinare abitazioni acquistate con denaro derivante da attività criminose ad iniziative in grado soprattutto di aiutare concretamente le fasce più deboli della popolazione”.

Le risorse stanziate ammontano complessivamente a 200.000 euro, con una quota di cofinanziamento a carico del Comune del 50%. Non sono previsti limiti minimi, mentre il tetto massimo assegnabile è di 50.000 euro per ciascun intervento. Le domande saranno esaminate da un apposito comitato tecnico di valutazione.

L’assessore alle Politiche sociali, Augusto Ferrari, aggiunge che “riutilizzare beni confiscati alle mafie mettendoli a disposizione dell'intera comunità per finalità educative e sociali rappresenta la miglior risposta da parte della Regione Piemonte alla criminalità”, mentre l’assessora alle Pari opportunità ed Immigrazione, Monica Cerutti, evidenzia che “questo bando ha una valenza molto concreta nel destinare beni immobili confiscati per fini sociali, come le case rifugio per donne vittima di violenza o l’accoglienza di profughi. Ciò aumenta la sua portata simbolica, restituendo alla comunità beni sottratti alla malavita. Si tratta di un’azione assolutamente in linea con l’adesione della Regione ad Avviso Pubblico, la rete di enti locali e Regioni contro le mafie”.

Il bando rappresenta l’attuazione di una delibera approvata il 24 luglio scorso dalla Giunta regionale e dal Consiglio il giorno successivo per rifinanziare dopo molti anni la legge n.14/2007 “Interventi in favore della prevenzione della criminalità e istituzione della Giornata regionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie”.

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Author Gianni Gennaro Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.