Regione Piemonte - Piemonteinforma

Sulla Torino-Lione nessun ripensamento dalla Regione Piemonte

Nel giorno in cui il primo ministro Giuseppe Conte presenta il suo programma in Senato senza toccare il tema infrastrutture, la Regione Piemonte si prepara alla controffensiva nel caso in cui il nuovo Governo mettesse in dubbio il proseguimento della costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. Dopo una mattinata di dibattito in aula, il Consiglio regionale ha approvato il 5 giugno due atti di indirizzo che impegnano il presidente della Regione ad "attivarsi con urgenza al fine di garantire la realizzazione dell'opera".

La relazione dell'assessore ai Trasporti

L’attuale amministrazione della Regione Piemonte si opporrà nel modo più fermo se qualcuno avesse dei ripensamenti sulla Torino-Lione, sempre che sia possibile: l'assessore ai Trasporti è stato categorico nella comunicazione che ha aperto il dibattito effettuata il 5 giugno in Consiglio regionale: la Regione ritiene che la Torino-Lione rappresenta una grande opportunità di sviluppo, che consentirà di spostare su treno una parte significativa del traffico merci che oggi utilizza la gomma, con notevoli benefici in termini di impatto ambientale.

Ha aggiunto che fermare i cantieri sarebbe una follia, perché esporrebbe l'Italia alla restituzione dei costi già sostenuti, a potenziali contenziosi sui danni subiti, oltre al mancato introito dei fondi già stanziati dall'Europa. Inoltre, sarebbero a rischio centinaia di nuovi posti di lavoro per la costruzione dell'opera e per l'indotto. Senza contare che dal 1997 ad oggi la quota di traffico merci su tir che utilizza le autostrade tra Italia e Francia è passata dal 77% al 93%, con un forte impatto sull'ambiente lungo l'arco alpino. Nel solo gennaio 2018 attraverso il tunnel autostradale del Frejus sono passati 64.860 tir, quasi 2.100 al giorno. Il traffico per ferrovia continua invece a diminuire perché la linea attuale ha caratteristiche infrastrutturali tali da non consentire di reggere la concorrenza della strada e delle linee più moderne come quelle svizzere. È innegabile che la crisi economica abbia fatto diminuire per alcuni anni - tra il 2007 ed il 2014 - i volumi di traffico, ma questo è successo su tutti gli assi, non solo verso la Francia. Altrettanto è accaduto verso Svizzera ed Austria, ma nessuno si è mai permesso di chiedere di interrompere i lavori al Brennero o al Gottardo. Dal 2014 essi i volumi sono di nuovo in crescita (+6,6% in tre anni).

Riguardo alla tratta nazionale, l’assessore ha sostenuto che in prospettiva tra Avigliana e la galleria transfrontaliera si dovranno realizzare lavori di adeguamento della rete esistente, mentre tra Avigliana e Torino si dovranno collocare altri due binari in aggiunta a quelli attuali per non mettere in conflitto il traffico merci con il servizio metropolitano. La revisione del progetto voluta dal Governo precedente, che dimezza i costi degli interventi riutilizzando una parte rilevante della linea storica, rende ancora più sostenibile l’intera opera.

L’assessore ha poi ricordato che entro il 2019 è prevista l'assegnazione di appalti per 81 bandi di gara, di cui 43 in Italia, per un totale di 5,5 miliardi di euro, con il coinvolgimento di 8.000 lavoratori tra diretti e indotto. Il costo dell’opera finale, i cui lavori dovrebbero cominciare a inizio 2019, è di 8,6 miliardi, di cui il 40% a carico dell’Unione Europa, il 35% dell’Italia, il 25% della Francia, giustificata dal diverso carico dei costi delle rispettive tratte nazionali.

L'intervento del presidente della Regione

Nel dibattito seguito alle comunicazioni dell’assessore è intervenuto il presidente della Regione, parlando di discussione opportuna affinchè le forze del Piemonte che credono nella crescita ambientalmente sostenibile facciano sentire con forza la loro voce: la Torino-Lione non è contrapposta alle altre opere, anzi migliora i nodi ferroviari per tutti. Il presidente ha quindi aggiunto che fermare la Tav vuol dire privare il Piemonte e il Nord-Ovest per i prossimi 50 anni di un flusso merci che se non passa da qui si sposterà a nord delle Alpi.

Il presidente ha poi aggiunto che sulla Tav le forze del Piemonte che credono nella crescita e nello sviluppodevono far sentire la loro voce, perché è un momento cruciale nel quale chi vuole una crescita sostenibile deve agire. E' necessario innanzitutto chiarire una volta per tutte che sostenere che esiste una incompatibilità di fondo tra grandi e piccole opere è una sciocchezza. Se i fondi europei non vengono impiegati per costruire la Torino-Lione non possono essere dirottati sulle piccole opere ma tornano in Europa. Sostenere poi che per la Torino-Lione non c'è una domanda di trasporto sufficiente è un'altra sciocchezza: se Cavour nel 1860 si fosse basato su piccole previsioni a breve periodo al massimo avrebbe raddoppiato la mulattiera del Moncenisio. Invece fece costruire il traforo del Frejus, un'opera che provocò lo spostamento della domanda di trasporto. La Torino-Lione è destinata nei prossimi 50 anni a far spostare il trasporto di merci dalla gomma al ferro e a rivalutare il ruolo del Nord-Ovest d'Italia come grande piattaforma logistica in concorrenza con quelle del nord Europa quali Anversa e Amsterdam. Stupisce, ha detto ancora, che un Governo che dice di voler reintrodurre politiche keynesiane si schieri contro un'opera che ne è una tipica espressione.

Il presidente della Regione è tornato sull’argomento il 6 giugno durante l’inaugurazione del Salone dell’Auto di Torino. Al ministro dei Trasporti, che ha dichiarato che il suo obiettivo è analizzare costi e benefici di tutte le opere, che quelle che saranno necessarie e buone per i cittadini dovranno essere finite, soprattutto quelle già iniziate, mentre sulle altre si valuterà come procedere, il tutto conti alla mano, ha replicato che per la Torino-Lione sono già stati compiuti tutti gli atti necessari per fare partire i lavori.

 

Author Gianni Gennaro Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.