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La Regione si schiera per Ahmadreza Djalali

Anche la Regione Piemonte si schiera a favore di Ahmadreza Djalali, medico iraniano di 45 anni rinchiuso dall'aprile scorso in una prigione di Teheran dove potrebbe essere giustiziato già tra quindici giorni perchè condannato a morte con l'accusa di spionaggio. Djalali ha lavorato per quattro anni a Novara, nell'Università del Piemonte orientale, come ricercatore capo al Crimedim, il Centro di ricerca in medicina di emergenza e delle catastrofi. Secondo quanto riferito dalla moglie, che ora vive in Svezia con i figli, dopo l'arresto in Iran, dove si recava periodicamente, sarebbe stato obbligato a firmare una confessione di colpevolezza.

Una vicenda che secondo il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, “lascia sbigottiti e attoniti. Da quel che la famiglia è riuscita a ricostruire, sappiamo che è detenuto ingiustamente dalle autorità iraniane con accuse vaghe e senza la possibilità di parlare con un avvocato. Una situazione inaccettabile, una totale negazione dei diritti civili per la quale chiediamo un immediato intervento del nostro Governo a tutela di un medico e ricercatore che stava lavorando su progetti di solidarietàì internazionale e soccorso nei Paesi più poveri". Per questo motivo, Chiamparino si unisce "agli appelli dei colleghi di Djalali, del rettore della Università del Piemonte orientale, Cesare Emanuel, e della comunità scientifica internazionale per chiedere alle autorità iraniane l'immediato rilascio del dottor Djalali".

Non possiamo rimanere insensibili di fronte alla vicenda del dottor Djalali, un professionista che per anni ha lavorato per la sanità piemontese, stimato e apprezzato da tutti i colleghi - sottolinea l’assessore alla Sanità, Antonio Saitta - Chiediamo quindi l’immediata revoca della sua condanna e la sua scarcerazione e sollecitiamo il Governo e l’Unione Europea a intervenire presso le autorità iraniane”.

Author Gianni Gennaro Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.