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Agricoltura: meno aziende ma pił grandi, aumentano i giovani

I primi dati del sesto censimento generale dicono che ha retto alle difficili condizioni economiche

I primi dati del sesto censimento generale dell’agricoltura piemontese dicono che il settore, pur attraversando periodi di rallentamento, ha retto alle difficili condizioni economiche degli ultimi anni anche grazie ad una impostazione di base sana e duratura contraddistinta dalla riduzione del numero delle imprese e dal loro ampliamento, e che l’ottimismo permane per il futuro. La sfida da vincere per le istituzioni sarà una politica comunitaria in linea con le esigenze delle imprese.

Il censimento è stato condotto con quasi 100.000 interviste effettuate tra il 24 ottobre 2010 e il 15 febbraio 2011. Pur trattandosi di dati provvisori (per le cifre definitive sarà necessario attendere fino ad aprile 2012), i dati interessanti che vengono evidenziati dalle rilevazioni sono diversi. Innanzitutto, i numeri: dalle 107 mila imprese agricole rilevate nel 2000 si è giunti alle circa 67.000 odierne (-37%). Prima in graduatoria per numero di aziende la provincia di Cuneo con 24.823 (nel 2000 erano 35.955), seguono Torino con 14.197 aziende (erano 22.311), l’Alessandrino con 10.638 aziende (erano 20.476, l’Astigiano con 8.753 (erano 17.941), Vercelli con 2.649 realtà (erano 3.143), Novara con 2.632 (erano 3.434), Biella con 1.895 (2.227 nel 2000) e Verbania con 1.343 aziende (1.482 nel 2000).

Tale decremento sostanziale in termini di realtà aziendali è stato accompagnato però da un soddisfacente livello di mantenimento della superficie agricola utilizzata, diminuita di soli due punti percentuali, tra i migliori valori registrati in questa direzione in tutto il centro-nord. Se 11 anni fa la media corrispondeva a 10 ettari per ogni realtà agricola, oggi il dato è salito a 15,8 ettari. Le motivazioni vanno ricercate nel calo della superficie di proprietà (-14%, dal 62% al 48%) e nella crescita delle terre in affitto (+11%, dal 35 al 46%). La superficie agricola utilizzata insiste quasi per la metà della sua estensione totale su terreni di pianura (48%) e buoni risultati si registrano anche per le aree collinari (28%), mentre si conferma il fenomeno dell’abbandono delle terre montane, dove si arresta al 23%. Per quanto concerne il tipo di coltivazione, il censimento rileva al primo posto i cereali con 403.610 ettari impegnati (nel 2000 406.337 ha), in seguito le aree occupate a foraggere avvicendate (90.699 ettari rispetto ai 76.785 del 2000). Tra le coltivazioni che ricoprono maggior rilievo i terreni coltivati a vite (46.539 ha, nel 2000 52.905 ha) e le colture fruttifere con 43.656 ha (42.134 ha nel 2000).

Pur non dimenticando le criticità del settore, il censimento evidenzia segnali confortanti per quanto concerne la zootecnia, che dimostra di aver risposto positivamente alle difficoltà degli ultimi anni: in Piemonte sono attivi in totale circa 20.000 allevamenti, corrispondenti a 1,040 milioni di Unità di Bestiame Adulto (UBA). La cifra esprime non solo una tenuta del settore, ma addirittura un lieve aumento, dato che nel 2000 le UBA erano 1,028 milioni. A primeggiare è nuovamente la provincia di Cuneo con 7.129 allevamenti (contro i 9.733 del 2000), seguita da Torino con 5.816 (7.832), Asti e Alessandria con 1.372 (nel 2000 rispettivamente 2.339 e 2.216) e Biella con 918 (914 nel 2000); chiudono infine Novara (878 contro i 983 del 2000), Verbania (778 contro gli 859 del 2000) ed infine i 620 allevamenti di Vercelli (651 nel 2000). La maggioranza delle UBA sono rappresentate da bovini (55%), poi troviamo i suini con il 29% e gli avicoli con il 13%; il restante 3% è rappresentato da allevamenti minori.

Infine, i dati sulla manodopera rilevano un calo del 30% rispetto al 2000 delle persone occupate in azienda anche solo a tempo parziale (da 202.000 soggetti a 142.000); segno meno anche davanti alle giornate di lavoro standard, diminuite del 23%, e all’occupazione femminile (dal 37 al 34%). Importante, però, il limitato ma significativo segno positivo davanti alla voce “giovani in agricoltura”: se i soggetti con oltre 64 anni sono diminuiti dal 37% al 31%, sono aumentati i conduttori sotto i 40 anni (dal 12% al 13%) e la fascia compresa tra i 40 e i 54 anni dal 27% al 32%. Costante infine il blocco di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni: 24% del totale. Aumentano inoltre i titoli di studio dei titolari delle aziende agricole: diploma triennale per il 29,3% dei soggetti (+11,6% rispetto il 2000) e laurea per il 4,4% del totale (+2,1%).

L’analisi di questi risultati porta l’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto, a sostenere che “l’aumento delle imprese con titolari giovani, seppur lieve, è sicuramente positivo ed evidenzia la vivacità di un sistema che rimane all’avanguardia, produce qualità, ma sente il peso di fattori esterni quali l’eccesso di burocrazia e la mancanza di volontà da parte dell’Unione Europea di tutelare meglio i prodotti di eccellenza dalla concorrenza sleale. La grande sfida per le istituzioni di ogni livello sarà dare vita a una Pac post 2013 in linea con le esigenze delle imprese agricole, e il Piemonte sta cercando di fare la sua parte”.

redazione

13 settembre 2011