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Negli uffici giudiziari tornano i lavoratori ultra 50enni in mobilitą

Contribuiranno al miglioramento dell'attivitą operativa delle sedi

I lavoratori ultracinquantenni attualmente in mobilità a causa della crisi economica e prossimi alla pensione potranno continuare ad essere utilizzati negli uffici giudiziari del Piemonte a supporto del recupero di efficienza delle attività operative.

L’accordo che rinnova l’iniziativa è stato firmato il 20 maggio dal presidente della Regione, dal presidente della Corte d’Appello di Torino, Mario Barbuto, dal procuratore generale presso la Corte d’Appello di Torino, Marcello Maddalena, dalla segretaria generale del Tar del Piemonte, Maria Margherita Matta, dall’avvocato distrettuale dello Stato, Guido Carotenuto, dal dirigente del Centro per la giustizia minorile del Piemonte, Antonio Pappalardo, e dai rappresentanti delle segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil Grazia Rogolino, Giovanna Ventura e Maria Teresa Cianciotta.

Sarà l’Agenzia Piemonte Lavoro, in collaborazione con i Centri per l’Impiego delle Province, ad individuare i lavoratori, che dovranno risultare in possesso di competenze professionali, morali e di condotta irreprensibile. La collocazione avrà una durata di sei mesi, prorogabile una sola volta per lo stesso periodo, e sarà retribuita con 500 euro mensili cumulabili con l’indennità di mobilità percepita. I loro compiti saranno la collaborazione nel servizio all’utenza, il reperimento e la classificazione di atti, il supporto all’attività dei sistemi e dei servizi informatici.

Il presidente della Regione ha dichiarato che si rinnova così un’esperienza molto positiva che la Regione attua già da diverso tempo. Qualcuno potrebbe pensare che le persone che non hanno una specializzazione presso gli uffici giudiziari se provengono dalla mobilità possano essere inutili. Invece si è riscontrato che la loro attività risponde ai criteri massimi di efficienza, in quanto questi lavoratori si inseriscono con professionalità e con impegno negli ingranaggi degli uffici pubblici e si rendono utili all’amministrazione giudiziaria. Inoltre, è un modo per contrastare la non occupazione e per dare un futuro una speranza a chi si trova in una situazione di difficoltà, viene emarginato dai meccanismi del mercato del lavoro ed ha ancora molto da dare perché vanta un’esperienza che non deve andare perduta.

Ha poi rimarcato come l’accordo sia uno degli esempi di come si possa utilizzare l’ingegno, ma anche una forma di sinergia, tra tutte le istituzioni per migliorare dal punto di vista organizzativo la macchina della giustizia piemontese. I numeri già dicono che è la più efficiente e va nella direzione dell’interesse dei cittadini ma anche nella direzione di sviluppo di sistema. Se le cause civili i decreti i processi amministrativi sono più veloci, gli imprenditori sanno di poter trovare una certezza di diritto assolutamente accettabile.

“Offrire questa possibilità a persone che spesso si trovano in una condizione psicologica veramente drammatica, perché si ritrovano nel pieno della loro attività al di fuori da un mondo del lavoro che predilige i giovani, rappresenta per noi un arricchimento e per loro una rinascita - ha sostenuto il presidente Barbuto - Rinunciare ad esse sarebbe davvero una sciocchezza, perché hanno dimostrato, laddove sono state impiegate, capacità anche al di sopra di quelle dei nostri dipendenti. Il grande vantaggio è la distribuzione su tutto il territorio anche a livello di sedi staccate. Ce ne sono 100 che hanno bisogno di personale e questo aiuto è molto importante in quanto, essendo i concorsi bloccati da 10-15 anni, abbiamo difficoltà a gestire la macchina”.

Il procuratore Maddalena ha dal canto suo sottolineato che “quando sono andate via, le persone sono state contente dell’esperienza lavorativa, che per loro è stata gratificante. Il nostro ufficio ha una situazione di crisi dal punto di vista degli amministrativi, e la Regione ha dimostrato grande sensibilità nel considerare tutti i nostri problemi”.

20 maggio 2011