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La diagnosi precoce dei tumori intervento strategico prioritario

Fondamentale anche la formazione degli operatori

“L’attuazione degli screening oncologici rimane uno degli interventi strategici prioritari. Fondamentali anche la formazione degli operatori, per garantire migliore qualità professionale, tecnica e organizzativa, l’integrazione dei percorsi diagnostico-terapeutici e la valutazione dell’impatto sul livello di salute specifico e complessivo della popolazione”: è uno dei passaggi dell’intervento dell’assessore regionale alla Sanità, Caterina Ferrero, durante il workshop “Risultati del programma regionale di screening mammografico”, svoltosi l'8 giugno a Torino.

Durante i lavori, organizzati dalla Regione e dal Centro di riferimento per l’Epidemiologia e la prevenzione oncologica, è stato annunciato che sono stati circa 300mila gli esami di screening oncologici rivolti alle donne effettuati in Piemonte nel 2009 e circa 600mila le piemontesi invitate a prendere parte a uno dei due programmi di “Prevenzione serena”, quello mammografico e quello della cervice uterina. I tumori individuati sono stati 1700, dei quali 800 al seno e 900 al collo dell’utero.

“Il problema della diagnosi e della cura dei tumori - ha aggiunto Ferrero - rimane uno dei nodi più impegnativi che il Servizio sanitario pubblico si trova a dover sciogliere. Se, dal punto di vista clinico, non mancano incertezze e criticità, in termini organizzativi e gestionali i problemi che ne derivano risultano altrettanto complessi”.

Il programma di screening per il tumore alla mammella è attivo a Torino dal 1992. Dal 1996, per volontà della Regione, sono stati avviati nove Dipartimenti interaziendali di screening che coprono l’intero territorio, provvedendo ad invitare ogni due anni tutte le donne nella fascia di età 50-69 anni. Nel 2009, 216.000 donne, su un totale di circa 290.000 della popolazione bersaglio annuale, sono state invitate ad eseguire una mammografia di screening (il 74%). L’adesione è stata del 60% (130mila donne). Recentemente, il piano di riorganizzazione dello screening dei tumori ha stabilito l’estensione di quello mammografico con frequenza annuale alle donne tra i 45 e i 49 anni che decidono di effettuarlo e, con cadenza biennale, alle donne tra i 70 e i 75 anni che desiderano proseguire il programma di prevenzione dopo i 69 anni.

Lo screening per il cancro al collo dell’utero è stato introdotto in Piemonte alla fine degli anni Novanta come una delle prime esperienze nazionali. Avviene ogni tre anni e si rivolge alle donne tra i 25 e i 64 anni con una lettera d’invito a sottoporsi ad un esame citologico cervicale (pap-test). La popolazione bersaglio è costituita da circa 1.200.000 mila donne: nel 2009 ne sono state invitate 383.000 e 172.000 hanno aderito (45%). Il programma ha dimostrato di fornire una protezione molto elevata. Il rischio di tumore invasivo del collo dell’utero è risultato ridotto dell’80% nelle aderenti all’invito rispetto alle non aderenti, benché una parte rilevante di queste ultime si sia sottoposta comunque volontariamente a pap-test.

08 giugno 2010