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Le linee guida per la fecondazione eterologa
La Conferenza delle Regioni ha approvato il 4 settembre all’unanimità le linee guida sulla fecondazione eterologa. Leggi il testo
Ora ogni Regione provvederà all’approvazione di una delibera che recepisca queste indicazioni: le donne riceventi non dovranno avere più di 50 anni, il figlio avrà lo stesso colore di pelle della coppia ricevente. Per ogni donatore, che dovrà avere tra i 20 e i 35 anni se donna e tra i 18 ed i 40 anni se uomo, viene stabilito un limite massimo di 10 nati e la coppia che ha già avuto un figlio da eterologa potrà chiedere di averne altri con lo stesso donatore.
I donatori non otterranno retribuzioni economiche, in quanto “la donazione di cellule riproduttive è atto volontario, altruista, gratuito”, ma non si escludono forme di incentivazione alla donazione, in analogia con quanto previsto per altre cellule, organi o tessuti, e potranno revocare in qualsiasi momento il consenso prestato per l’ulteriore impiego dei propri gameti. Le donatrici volontarie di ovociti saranno avvertite preventivamente dei rischi che la pratica comporta. La donazione sarà anonima (cioè non deve essere possibile per il donatore risalire alla coppia ricevente e viceversa), i dati clinici del donatore/donatrice potranno essere resi noti al personale sanitario solo in casi straordinari, dietro specifica richiesta e con procedure istituzionalizzate, per eventuali problemi medici della prole, ma in nessun caso alla coppia ricevente. L'accessibilità all'informazione sarà gestita informaticamente con il controllo di tracciabilità.
Per quanto riguarda i costi, la Conferenza delle Regioni sottolinea l’urgente necessità dell’inserimento nei livelli essenziali di assistenza delle tecniche di fecondazione omologa ed eterologa e ritiene necessaria che le strutture pubbliche e quelle accreditate siano pronte ad effettuare queste metodiche attraverso una quantificazione economica omogenea. Una puntuale analisi dei costi sarà effettuata in tempi ristretti da esperti della materia.
Decisamente soddisfatto Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte e della Conferenza delle Regioni: “Con le linee guida sull’eterologa le Regioni hanno mandato un segnale politico forte al Parlamento, a cui rivolgo un appello accorato perché legiferi. Abbiamo fatto ciò che in Italia non sempre avviene: abbiamo mantenuto gli impegni. Grazie anche alla sollecitazione della Toscana, quando il Governo ha deciso di non procedere con il decreto del ministro, abbiamo promesso che avremmo predisposto delle linee guida nel più breve tempo possibile. Più breve di così non si può”. Secondo Chiamparino, si tratta di “un’operazione che ha un forte valore politico, perché in questa materia ci sono sempre state difficoltà da parte della politica a legiferare. Con il ministro Lorenzin, incontrato in mattinata, c’è stata una piena intesa ma è necessaria una legge: non c'è alcun ostacolo a farla, nè di natura tecnica, nè etica, nè politica”.
L'argomento è stato trattato dall'assessore Saitta anche il 10 settembre in Consiglio regionale: “La Conferenza delle Regioni la settimana scorsa ha approvato un documento che contiene indirizzi operativi e indicazioni omogenee per tutte le Regioni italiane per impedire il federalismo a macchie di leopardo e rendere immediatamente esigibile un diritto costituzionalmente garantito su tutto il territorio nazionale. Intendo portare in tempi brevi all’esame della Giunta regionale la delibera che recepisce l’intesa delle Regioni italiane e insediare in Assessorato il comitato scientifico cui affidare il compito di fornire a tutti i centri di procreazione medicalmente assistita presenti sul territorio le indicazioni precise ed univoche cui dovranno attenersi obbligatoriamente. I centri regionali di procreazione medicalmente assistita pubblici e privati operanti in Piemonte conformi alla normativa regionale hanno l’obbligo di comunicare alla Regione l’intenzione di svolgere l’attività di procreazione assistita eterologa, autocertificando il rispetto di tutte le disposizioni impartite. Quelli oggi autorizzati in Piemonte sono il Sant’Anna e il Maria Vittoria di Torino, l’ospedale di Fossano e il centro Promea di Torino, accreditato fino al terzo livello. Verrà anche istituito il comitato scientifico, composto dai direttori sanitari e dai responsabili dei centri pubblici di procreazione medicalmente assista insieme a un biologo e un genetista, sotto il coordinamento del direttore generale dell’assessorato alla Sanità, Fulvio Moirano”.
ggennaro
04 settembre 2014