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Riaperto il museo di Cesare Lombroso

Una delle sale del museo LombrosoL’aveva fondato lui stesso, nel 1898, con il nome di “Museo di psichiatria e criminologia", per documentare con prove tangibili le sue teorie sull’aspetto fisico dei criminali. E, dopo anni di restauri e di accesso riservato al personale universitario, il Museo di antropologia criminale dedicato a Cesare Lombroso è riaperto al pubblico.

In esposizione 400 teschi - fra cui anche quello del brigante Giuseppe Villella, che servì allo studioso per elaborare la teoria della “fossetta occipitale mediana”, anomalia della struttura cranica che per Lombroso era alla base del comportamento deviante - reperti anatomici, disegni, fotografie, corpi di reato, produzioni artigianali di detenuti del secolo scorso, la forca di Torino, in funzione sino all’ultima impiccagione nel 1865; i paramenti di Cervo Bianco, celebre impostore che incantò l’Europa raccontando di essere un gran capo indiano.

Il nuovo allestimento può essere visitato fisicamente nella sede di via Pietro Giuria 15, dal lunedì al sabato con orario 10-18, o virtualmente su www.museounito.it/lombroso. In questo modo Università e Città di Torino e Regione Piemonte hanno aggiunto un terzo tassello al polo museale del Palazzo degli istituti anatomici, composto anche dal Museo di Anatomia umana Luigi Rolando e dal Museo della Frutta Francesco Garnier Valletti (che dal 2007 hanno riscontrato oltre 55.000 visitatori).

La riapertura nel centenario della morte di Lombroso vuole rafforzare la conoscenza del Positivismo, che precedette e accompagnò il processo di unificazione nazionale e di costruzione del nuovo Stato italiano, grazie al quale Torino, dopo essere stata la capitale del Risorgimento, si trasformò in un centro scientifico di livello europeo. Lombroso fu il più noto degli scienziati italiani di quegli anni: conosciuto in tutto il mondo grazie alla traduzione dei suoi libri più celebri, fu al centro di un dibattito internazionale per la proposta di una radicale riforma del sistema penale e degli apparati di polizia, che esercitò un’influenza non trascurabile anche fuori d’Italia.

26 novembre 2009