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Il Piano socio-sanitario 2007-2010 è realtà

Dopo un anno e mezzo il sì del Consiglio regionale

Mercedes Bresso

C’è voluto un cammino durato oltre un anno e mezzo, fatto di decine di consultazioni sull’intero territorio piemontese, di audizioni di ordini professionali, associazioni e sindacati, e più di cinquanta sedute di commissione. Poi il via libera del Consiglio regionale il 24 ottobre: il Piano socio-sanitario 2007-2010 è stato finalmente approvato.

La presidente della Regione, Mercedes Bresso, ha espresso tutta la sua soddisfazione per questo risultato fondamentale: “Dopo otto anni il Piemonte torna finalmente ad avere un documento di programmazione socio-sanitaria, un atto fortemente atteso da operatori, amministratori e cittadini. Dopo il triennio 1997-1999, infatti, le amministrazioni di centrodestra che ci hanno preceduto non sono state più in grado di produrne uno. Per un lunghissimo periodo di tempo, quindi, il Servizio sanitario regionale è rimasto privo di un indispensabile strumento di governo del sistema, con conseguente accumularsi di sprechi e inefficienze che hanno prodotto, tra l’altro, un debito di cui i piemontesi stanno ancora pagando il conto. Per questo, l’adozione del piano socio-sanitario era stata uno dei principali impegni assunti dalla coalizione in campagna elettorale, che siamo riusciti a mantenere grazie e soprattutto alla competenza, alla serietà e alla passione con cui Mario Valpreda - al quale vanno il nostro pensiero e i nostri più sentiti ringraziamenti - ha condotto prima la fase di redazione del documento e successivamente quella del confronto con tutti i soggetti interessati”.

Frutto del lavoro di diversi gruppi di esperti riuniti presso gli assessorati alla Tutela della salute e Sanità, al Welfare, alla Ricerca e Innovazione, oltre che del contributo fornito nel corso delle consultazioni da enti locali, rappresentanti dei lavoratori e associazioni, il nuovo piano socio-sanitario vede nella centralità del diritto alla salute di tutti i cittadini il suo aspetto più caratterizzante e innovativo. Salute intesa come un bene prezioso dei singoli e un interesse per l’intera collettività, che una pubblica amministrazione ha il compito di difendere non solo garantendo un affidabile e sicuro sistema di cura, ma anche e soprattutto aumentando le opportunità per le persone di mantenersi sane. Un obiettivo per conseguire il quale è indispensabile intervenire su quei determinanti della salute (reddito, istruzione, ambiente, alimentazione, trasporti), che, è stato calcolato, incidono per quasi l’80% sul benessere psico-fisico degli individui.

Fondamentale, quindi, il ruolo che nel documento viene assegnato alla prevenzione, articolata su due livelli. Da un lato la prevenzione primaria, con il perfezionamento di una rete efficace e incisiva di controllo in campi come la sicurezza sui luoghi di lavoro, la sicurezza alimentare, gli screening e la lotta alle malattie infettive; dall’altro, le politiche per la salute: nei distretti del Piemonte saranno definiti, con il forte coinvolgimento degli amministratori locali, i Peps (Profili e piani di salute), strumenti per programmare azioni di tutela e promozione della salute.

Eleonora Artesio“Un grande risultato il piano e l’opera svolta fino a pochi mesi fa da Mario Valpreda l’hanno già raggiunto - ha aggiunto l’assessore alla Tutela della salute e Sanità, Eleonora Artesio - ed è quello di aver iscritto il tema della salute nel dibattito pubblico. La scelta di responsabilizzare i diversi livelli istituzionali, e in particolare i sindaci, su questo fronte avrà infatti come conseguenza quella di spingere gli amministratori locali a tenere conto, nelle loro decisioni di politica ambientale,di viabilità, di urbanistica e di economia, dell’impatto che questi atti avranno sulla salute dei loro concittadini e ciò contribuirà concretamente al miglioramento delle condizioni generali di vita dei piemontesi”.

Un’altra delle priorità individuate dal piano è quella dello sviluppo dell’assistenza extra-ospedaliera e della medicina territoriale, per assicurare a tutti i cittadini una più continua, responsabile e completa presa in carico negli ambulatori, nelle strutture residenziali e a domicilio. “La centralità che nel documento viene assegnata al territorio - ha osservato Artesio - riflette un’idea di paziente come persona ‘intera’, di cui il servizio pubblico deve considerare non solo la patologia, ma tutto il sistema di relazioni in cui esso è inserito. Di qui l’impegno che ne deriva di costruire un impianto fondato, oltre che sull’integrazione tra sanità e assistenza, anche sulla continuità assistenziale tra medici di famiglia, specialistica ambulatoriale, attività ospedaliera e riabilitazione post-acuzie, con azioni che vanno dalla diffusione dei ‘gruppi di cure primarie’ e delle Case della salute al potenziamento dei servizi dedicati alle persone più fragili e in particolare agli anziani non autosufficienti”.

Per quanto riguarda la rete ospedaliera, il modello a cui punta il piano è quello di un ospedale che funzioni in modo armonizzato e sinergico con il territorio, in un logica di organizzazione a rete delle attività.

Nel documento, inoltre, si riconosce la necessità di avviare un processo di profondo rinnovamento strutturale e tecnologico dei presidi e si individuano, per ciascun territorio, gli interventi da attuare, con la previsione della realizzazione di nove nuovi ospedali: Città della salute e della scienza di Torino e di Novara, Maria Vittoria-Amedeo di Savoia, Venaria, Moncalieri, Canavese, Vercelli, Valle Belbo e Alessandria.

ma

25/10/2007