Contenuto principale

archivio scenari

Statuto speciale al Piemonte

La proposta della presidente Bresso

Mercedes Bresso

La decisione del Consiglio dei ministri di dare via libera al disegno di legge per il passaggio di Noasca dal Piemonte alla Valle d'Aosta (Regione a Statuto speciale), in seguito al referendum svolto nelle scorse settimane nel paese del Gran Paradiso, ha portato la presidente Mercedes Bresso ad una drastica presa di posizione: "La trasmissione al Parlamento del provvedimento è un atto dovuto, ma sarà fondamentale conoscere la relazione con cui il Governo la accompagnerà. Se qualcuno riterrà che sussistono motivi di 'specialità' per alcuni comuni montani, che così potranno usufruire dei vantaggi del regime di Regione a Statuto Speciale, allora l'intero Piemonte deve avere lo Statuto speciale. Se per Noasca esistono motivi di 'specialità', a maggior ragione esistono per il Piemonte per una semplice proprietà transitiva: dal punto di vista storico Torino è stata per più di 500 anni la capitale di uno Stato di cui Noasca faceva parte e che comprendeva anche la Valle d'Aosta e la Sardegna , entrambe a Statuto speciale. Quindi ragioni di specialità ce ne sono. Non solo, il Piemonte ha anche ampiamente dimostrato, allora come oggi, capacità di autogoverno".
Se non arriveranno chiari segnali di contrarietà all'accoglimento della richiesta di cambio di Regione, e se l'applicazione del federalismo fiscale non darà le prime risposte alle richieste delle Regioni a statuto ordinario, il primo passo della presidente Bresso sarà la richiesta al Consiglio regionale di approvare questa richiesta al Governo. "Ne ho già parlato informalmente con la maggioranza, che mi è parsa favorevole, ma è una decisione che deve essere maturata e assunta anche col contributo dell'opposizione".
La presidente allarga l'analisi a tutta l'Italia settentrionale: "Il nostro problema è quello che hanno tutte le Regioni a Statuto ordinario del Nord, dove vi sono Regioni economicamente privilegiate a fianco di altre che di risorse ne hanno molte meno. Ed io dico basta, è ora che il Governo e il Parlamento dicano qualcosa: secondo loro é normale questa disparità?"
La fuga dei Comuni, che in Veneto conta già oltre dieci richieste, potrebbe non fermarsi a Noasca, 200 abitanti alle pendici del Parco del Gran Paradiso. Carema, poco distante, ha fatto un analogo referendum dove i sì alla secessione hanno vinto. Il Piemonte aveva inviato al Consiglio dei ministri un parere negativo al passaggio alla Valle d'Aosta. Secondo Bresso, "la Valle d'Aosta fu creata in un momento particolare. Di lingua e di cultura froncofone, fu italianizzata a forza dal fascismo e alla fine della guerra c'era un movimento indipendentista. Era la ribellione alle pressioni indebite esercitate dall'Italia fascista, così come avvenne per l'Alto Adige. Ma non penso che questa specialità possa essere estesa in modo casuale". E fa rilevare che Noasca, Carema e altri Comuni delle vallate confinanti dove si sono già raccolte le firme per analoghi referendum (Ribordone, Valprato, Ronco), non sono francofoni: "Il Piemonte non li ha trascurati, ma sono attratti dai vantaggi economici e fiscali della Valle d'Aosta".

gg
es

Torino, 10/04/2007