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Documentazione:

Investire sugli immigrati

Lo scenario delineato dal Rapporto 2006 in Piemonte

Lavoratori

Il sistema piemontese deve ancora investire molte energie per valorizzare appieno le competenze e le potenzialità delle lavoratrici e dei lavoratori immigrati, che sono in continua crescita, cogliendo i cambiamenti in atto nella società. Questo lo scenario che viene delineato dal Rapporto 2006 sull'immigrazione in Piemonte.
Promossa dalla Regione tramite il competente Osservatorio e realizzata da Ires Piemonte, la ricerca - presentata il 4 aprile alla presenza dell'assessore al Welfare e Lavoro, Teresa Angela Migliasso - rappresenta un utile strumento per i decisori politici e per gli altri soggetti che operano nel settore, in quanto il fenomeno dell'immigrazione è analizzato attraverso alcuni temi importanti come scuola, lavoro, casa e salute.
"Negli ultimi anni - sintetizza Migliasso - si è passati da un'immigrazione di singoli individui a un'immigrazione stabile di famiglie. Le politiche pubbliche devono quindi cogliere questi cambiamenti affrontando la tematica dell'immigrazione attraverso un'integrazione delle diverse politiche: sociali, della formazione e del lavoro, dell'istruzione, della cultura, della sanità, della casa, e della cooperazione internazionale. La Regione, in questa legislatura, si è proposta di sviluppare una politica organica mediante un nuovo Piano integrato per il triennio 2007-2009 e di rivedere la normativa regionale in materia del 1989 al fine di trovare risposte adeguate alle diverse problematiche. La Giunta ha inoltre nominato la Consulta per i problemi dei lavoratori extracomunitari, che si è insediata a gennaio".
Il Rapporto evidenzia che attualmente il Piemonte conta una quantità di residenti stranieri che si prevedeva tale solo dopo il 2012. Le pur numerose nascite di figli di stranieri non bastano a compensare la diminuzione della natalità tra gli italiani e si può ipotizzare che una sia pur modesta crescita economica creerà un ulteriore fabbisogno di lavoratori nonostante il già consistente apporto degli immigrati. Ma le previsioni di assunzioni e gli effettivi avviamenti al lavoro riguardano soprattutto figure poco qualificate, con una forte segmentazione di genere del mercato: i maschi sono molto più presenti nelle aree del lavoro generico, della vendita e dell'imprenditoria, mentre le femmine hanno difficoltà a inserirsi nelle professioni tecniche e ad alta specializzazione, ma anche nelle posizioni impiegatizie, sia pure non particolarmente qualificate.
Nel campo dell'istruzione non c'è una differenza sostanziale di rendimento tra italiani e stranieri riconducibile a una qualche differenza culturale. Per quanto concerne l'abitazione resta difficile trovare case a prezzi ragionevoli per italiani e stranieri, ma i disagi sono più acuti e specifici per questi ultimi, anche per l'accesso all'edilizia pubblica, e sono in atto processi di diffusione della popolazione immigrata verso quartieri periferici e della cintura torinese, con prezzi più abbordabili. La probabilità complessiva di ricovero si presenta quasi uguale a quella degli italiani.

lp

Torino, 04/03/2007