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Alto apprendistato in Piemonte

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I risultati della sperimentazione piemontese nell’alto apprendistato sono stati illustrati dalla Regione e messi a confronto con quelli di dodici Stati membri dell’Unione Europea (Cipro, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Lettonia, Olanda, Polonia, Svezia e Inghilterra) nel corso di un seminario che si è concluso il 31 ottobrepresso il Circolo dei Lettori di Torino.

L’incontro ha sollevato diversi aspetti dell’efficacia dell’alto apprendistato, che consente ai giovani tra i 18 e 29 anni l’acquisizione di diplomi, lauree o titoli di alta formazione. I dati piemontesi confermano un significativo interesse verso questa tipologia contrattuale: la sperimentazione ha coinvolto circa 230 apprendisti assunti in 100 imprese ed ha portato alla realizzazione di 16 master universitari di primo e secondo livello e un corso di laurea specialistica. Vi hanno aderito principalmente aziende di grandi dimensioni (il 71% ha più di 50 dipendenti, il 42% più di 250), appartenenti per metà al settore dei servizi alle imprese, un terzo a quello metalmeccanico e il resto ai servizi alle persone. Si prevede che in questo percorso, possano essere coinvolti ogni anno circa 1.000 giovani apprendisti.

Lo scambio di informazioni ha portato all’elaborazione di linee d’azione comuni in tre settori: occupazione, integrazione e promozione sociale; istruzione, formazione e mobilità; riconciliazione della vita lavorativa e vita familiare.

“La Regione-   ha sottolineato l’assessore all’Istruzione e Formazione professionale, Gianna Pentenero -   ha scommesso in questa filiera formativa e ritiene strategico ragionare su di un suo sviluppo internazionale della sperimentazione. L’alta formazione in apprendistato rappresenta un modello sostenibile, efficiente ed efficace, una tipologia contrattuale in grado di creare una nuova  opportunità per il completamento degli studi, in particolare per quei giovani che li hanno interrotti precocemente per entrare nel mondo del lavoro. Nella sua veste a regime deve consentire, mediante l’innalzamento dei livelli di scolarità, un maggiore  contrasto agli elevati tassi regionali di insuccesso e dispersione nella scuola secondaria e nell’università,  affinché gli obiettivi fissati dalla strategia europea di Lisbona possano essere più facilmente perseguiti”.

sdp

Torino, 31/10/2008