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Medio Oriente terra amica

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Mille giovani da Israele, dalla Palestina, dall'Italia e dall'Africa si sono incontrati in questi giorni nell'Arsenale della Pace di Torino per raccontare i loro sogni, le loro attese, per dare voce e idee alla pace, per tentare di fare del Medio Oriente, fino ad ora terra di conflitti, un "Medio Oriente Terra Amica".
L'iniziativa, davvero straordinaria, è stata possibile grazie all'impegno del Sermig di Ernesto Olivero e alla collaborazione istituzionale della Regione Piemonte.
I giovani si sono ritrovati per condividere insieme gesti, riflessioni, momenti di convivialità, di conoscenza e di serena vicinanza. Accolti dal clima di amicizia dell'Arsenale - che da anni accoglie esperienze di ragazzi di tutto il mondo, molti dei quali sono "giovani della pace" impegnati in progetti di solidarietà - hanno sperimentato che si può costruire la pace partendo da piccoli gesti di solidarietà fatti insieme: hanno lavorato a preparare gli aiuti che partono da questa casa per situazioni di emergenza e di sostegno a progetti di sviluppo. Proprio nel lavoro gomito a gomito, nello "sporcarsi le mani" insieme, che è lo stile dell'Arsenale, è nata una comprensione e una amicizia che supera le barriere di cultura, di religione, di relazione tra gli Stati. Le giornate sono state scandite dalla condivisione del silenzio, del lavoro per la solidarietà, della riflessione sui temi della pace, della mondialità, dello sviluppo, della musica, del canto. Momento culmine dell'incontro la veglia di Capodanno, durante la quale i giovani hanno condiviso la loro esperienza, i loro sogni, con i numerosi partecipanti e hanno aperto l'anno nuovo con la marcia della pace per le strade della città.
Durante la conferenza stampa conclusiva un ragazzo di Betlemme, Jack, ha detto: "All'inizio non capivo il senso della proposta che ci avete fatto, mi chiedevo perché invece di parlare di pace seduti intorno a un tavolo stavamo insieme a cantare, costruire un mosaico, preparare pacchi di alimenti da spedire... Poi ho capito: grazie a queste attività fatte insieme, non siamo più dei partecipanti a un qualche convegno sulla pace provenienti da Paesi diversi, ma siamo persone, siano amici che cercano di costruire la pace insieme". Gli ha fatto eco Merav di Bat Yam: "Qui in Italia è facile per le persone di diverse nazioni o religioni incontrarsi. Invece, nel nostro Paese se voglio incontrare gli arabi devo oltrepassare un muro e pagare dei soldi. Mi piacerebbe avere la possibilità di vivere senza muri e poter continuare le relazioni che abbiamo intessuto qui". "L'anno prossimo - ha concluso Ernesto Olivero - continueremo la positiva esperienza di questo incontro estendendo l'invito anche a giovani di altri Paesi mediorientali, soprattutto a quelli più segnati dai conflitti. La nostra speranza e che i giovani del Medio Oriente, dell'Europa e del mondo possano contribuire alla costruzione della pace dando vita ai loro sogni e ai loro desideri. Sappiamo che i giovani di tutto il mondo vogliono la pace".

02/01/2007